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In provincia nel 2022 sette morti sul lavoro. I dati e la preoccupazione della Cisl Romagna

Anche le malattie professionali rappresentano una fonte di allarme

Foto d'archivio

Domani, 8 ottobre, l’Italia commemorerà la 73esima Giornata nazionale per le vittime degli incidenti sul lavoro. Recentemente, l’Inail ha diffuso dati sconcertanti relativi agli infortuni accertati positivi in Emilia-Romagna. Nel corso del 2022, tutte e tre le province romagnole hanno registrato un incremento degli incidenti sul lavoro, sottolineando l’urgenza di un’analisi approfondita e di misure correttive mirate.

Nel 2022, l’Emilia-Romagna ha assistito a un aumento significativo degli infortuni sul lavoro, con un +6,14% che si traduce in 46.852 incidenti accertati rispetto ai 44.143 del 2021. La provincia di Ravenna ha registrato un preoccupante +8,41%, seguita da Rimini con un +7,93% e Forlì-Cesena con un aumento del +1,02%.

Tra le conseguenze più gravi di questa tendenza in crescita, spicca l’incremento del numero di vite spezzate a causa di incidenti sul lavoro. Nel 2022, nelle tre province romagnole sono stati registrati 16 decessi, un incremento di ben cinque rispetto all’anno precedente. Dettagliatamente, Ravenna ha segnalato 5 casiForlì-Cesena 7 e Rimini 4. “Questi dati allarmanti sottolineano la necessità di una revisione delle politiche di sicurezza sul lavoro in queste aree, nonché l’urgenza di interventi immediati e mirati per evitare ulteriori perdite umane”, scrivono dalla Cisl Romagna in un comunicato inviato ai media.

Anche le malattie professionali rappresentano una fonte di preoccupazione: nel 2022, a Rimini le malattie riconosciute hanno avuto un aumento del +4,40%, mentre nella provincia di Forlì-Cesena si è registrato un preoccupante +24,91%. Solo a Ravenna si è evidenziato un calo del -39,61%. Questi numeri richiamano con forza l’attenzione delle aziende, delle organizzazioni e delle autorità pubbliche sulla necessità di intensificare gli sforzi per proteggere i lavoratori.

Il 2023 registra sia livello regionale che provinciale un calo degli infortuni denunciati nei primi sette mesi dell’anno (in Emilia Romagna 11.241,  -8,19%) anche se tali numeri rimangono ancora elevati. Nelle tre provincie romagnole:  Ravenna presenta un leggero calo 3.949 (-8,44%) di denunce presentate, la provincia di Forlì-Cesena conta 4.014 (-5,37%), mentre Rimini è l’unica provincia a livello regionale ad aver registrato un aumento delle denunce presentate, pari a 2.937 (+6,18%).

Sono 40 le persone che quest’anno hanno perso la vita sul posto di lavoro nella regione Emilia-Romagna, di cui 11 in Romagna.

Questi dati relativi agli incidenti sul lavoro e alle malattie professionali sono un campanello d’allarme che richiede azioni immediate e coordinate per invertire questa tendenza e garantire la sicurezza dei lavoratori sul posto di lavoro – afferma il segretario generale Cisl Romagna, Francesco Marinelli. ”L’aumento significativo degli infortuni ne indica una carenza nelle politiche di sicurezza sul lavoro e una necessità di revisione e rafforzamento delle misure esistenti. I numeri di decessi correlati agli incidenti sul lavoro sono ancora sconcertanti, e mettono in luce una situazione che richiede una comprensione approfondita delle cause e l’implementazione di misure preventive mirate per ridurre al minimo il pericolo sul posto di lavoro”.

“Anche l’aumento delle malattie professionali, soprattutto nella provincia di Forlì-Cesena, è motivo di seria preoccupazione. Ciò indica la necessità di una maggiore attenzione alla sicurezza e alle condizioni lavorative in determinati settori o aziende”.

“Nonostante la flessione degli infortuni denunciati nei primi sette mesi del 2023 la situazione rimane molto critica ed è fondamentale non abbassare la guardia. È importante analizzare attentamente questa diminuzione e assicurarsi che sia il risultato di misure di prevenzione efficaci e non una semplice variazione stagionale o congiunturale”.

“È necessario investire di più nella formazione e nell’addestramento per prevenire incidenti mortali e infortuni nei luoghi di lavoro – chiosa il segretario –Siamo già molto in ritardo. È da un anno e mezzo che si discute del nuovo accordo Stato/Regioni in tema di formazione obbligatoria sulla sicurezza, pertanto auspichiamo che la discussione riprenda al più presto con l’obiettivo di poter ulteriormente modificare la bozza. A livello nazionale abbiamo già espresso un primo giudizio e una contrarietà alla diminuzione delle ore di formazione per i settori ad alto rischio, così come tra gli altri anche sull’insufficiente numero di ore previste per la formazione dei datori di lavoro che svolgono la funzione di Rspp o sull’utilizzo dell’e-learning all’interno dei corsi previsti”.

“In generale, se vogliamo diminuire il numero di incidenti sul lavoro, serve stretta collaborazione tra aziende, organizzazioni sindacali, autorità pubbliche e istituzioni preposte alla sicurezza sul lavoro – conclude Marinelli -. È essenziale promuovere una cultura della sicurezza che coinvolga tutti i livelli della società già a partire dai percorsi scolastici, affinché ogni lavoratore possa svolgere le proprie mansioni in un ambiente sicuro e protetto. Solo attraverso un impegno congiunto sarà possibile invertire questa tendenza e garantire un futuro più sicuro per i lavoratori”.

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