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Terra Santa: monsignor Pizzaballa, “dal 20 maggio una parrocchia personale e un Vicariato per i migranti e i rifugiati in Israele”
“Una parrocchia personale per tutti i migranti e i rifugiati in Israele” e un “Vicariato episcopale per i migranti e i rifugiati guidato da un vicario episcopale”: sono queste le due decisioni prese dall’amministratore apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme, monsignor Pierbattista Pizzaballa, e comunicate a tutti i parroci latini in Israele con una lettera datata 23 marzo, resa nota nella serata di ieri. Obiettivo dei due nuovi organismi è “garantire un servizio pastorale completo ai tanti che sono lontani dalle nostre chiese, ma che – nonostante le difficili circostanze sociali nelle quali vivono – vogliono comunque avere un accompagnamento ecclesiale”. Il Patriarcato latino di Gerusalemme vuole in tal modo rispondere ai bisogni della comunità ecclesiale in Israele che “da diversi anni si è arricchita di decine di migliaia di stranieri che stabilmente vivono nel nostro territorio e affollano le nostre chiese. Filippini, indiani, srilankesi e molti altri sono ormai diventati parte integrante della nostra comunità. Accanto a loro sono arrivati negli ultimi anni anche rifugiati, provenienti dal Sud-Sudan e dall’Eritrea”.
La parrocchia e il Vicariato “per i migranti e i rifugiati” segnano così un passo avanti nel servizio pastorale di queste persone, dapprima curato da sacerdoti, “in gran parte religiosi, che spontaneamente si mettevano a servizio delle necessità pastorali”, e successivamente organizzato con l’erezione di cappellanie ufficiali e di un coordinamento del servizio pastorale per i migranti. Quest’ultimo aveva tra i suoi compiti anche “il servizio alle persone che non frequentano i tradizionali luoghi di culto. Se è vero infatti che molti giungono alle nostre chiese per pregare, molti di più rimangono lontani dalle chiese e da qualsiasi servizio religioso, spesso alla mercé di criminalità locale e di altre situazioni di rischio oltre che di sette evangeliche”. “Va detto – scrive monsignor Pizzaballa – che dal punto di vista legale e canonico, oltre che sociale, la maggior parte di queste persone vive in situazioni limite, spesso irregolari. Essi inoltre svolgono il loro lavoro in contesti sociali lontani dalla sede delle parrocchie territoriali, con esigenze assai diverse. Si è reso necessario, perciò, individuare forme di aiuto e di sostegno a queste persone, adatte alla loro situazione particolare”. Da qui la decisione di creare i due nuovi organismi pastorali. “La parrocchia personale curerà sotto tutti gli aspetti pastorali, sacramentali e formativi i rifugiati e i migranti che si trovano nel territorio di Israele e avrà dunque tutte le facoltà che il diritto universale concede alle parrocchie”. “Esclusi” dal provvedimento sono “i diplomatici e gli stranieri residenti stabili e tutti coloro che si trovano fuori dalla regione pastorale di Israele”. “Naturalmente – viene spiegato nella comunicazione – i migranti che attualmente frequentano le parrocchie territoriali, se lo desiderano, possono continuare serenamente a frequentare tali parrocchie; l’accesso ai sacramenti nelle parrocchie territoriali continuerà ad essere aperto a tutti coloro che lo desiderano, senza distinzioni, inclusi i migranti”.
Per quanto riguarda la creazione del “Vicariato episcopale per i migranti e i rifugiati” che sostituirà il “Coordinamento per la pastorale di migranti e dei rifugiati”, monsignor Pizzaballa non manca di sottolineare come “le recenti decisioni del governo israeliano riguardo ai richiedenti asilo richiederanno nuove iniziative da definire, per le quali, tuttavia sarà necessario essere preparati”. In futuro, quindi, “tutte le cappellanie, i vari assistenti e tutti coloro che lavorano in questo ambito ecclesiale si coordineranno con il Vicario episcopale per le loro attività e per il loro servizio. Ritengo infatti, che nella diversità delle lingue e delle culture, che devono essere rispettate, è necessario avere anche elementi di unità e di chiarezza tra i diversi gruppi”. Ribadita la priorità “anche per il Vicario episcopale per i migranti e i rifugiati, in sintonia con le indicazioni del vescovo, di lavorare per l’unità di tutta la Chiesa di Terra Santa, nel territorio di sua competenza. La creazione di nuove strutture ecclesiali è al servizio dei bisogni particolari di ciascuno, ma nell’unità della Chiesa di Cristo in Terra Santa”. L’erezione canonica della parrocchia e del Vicariato è stata stabilita per il 20 maggio, solennità di Pentecoste.