Commento al Vangelo
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IL GIORNO DEL SIGNORE

Domenica 29 ottobre - San Donato - Anno A

L’AMORE, IL VERO DISTINTIVO DI OGNI CRISTIANO

Es 22,20-26; Salmo 17; 1Ts 1,5-10; Mt 22,34-40

Gli ebrei osservanti avevano estratto e catalogato dalla Bibbia ben 613 comandamenti: 365 negativi, corrispondenti al numero dei giorni dell’anno solare e 248 positivi, corrispondenti al numero degli organi del corpo umano, che dovevano seguire scrupolosamente. I rabbini discutevano per stabilire una gerarchia fra tutti questi precetti e obblighi. Ecco perché il dottore della legge, anche per mettere in difficoltà Gesù, gli domanda quale sia il comandamento principale della legge divina. Vuole avere il suo parere. Gesù offre una prospettiva di fondo in cui deve radicarsi la vita del cristiano, che è il comandamento dell’amore, accostando ed equiparando l’amore a Dio e l’amore al prossimo, cioè a ogni uomo. Questa è la vera novità, perché nell’Antico Testamento i due precetti erano disgiunti.

Questo precetto dell’amore a Dio e al prossimo, oltre a essere il comandamento più grande, include tutti gli altri. Il comandamento dell’amore costituisce il vero distintivo del cristiano e deve essere vissuto concretamente perché l’adempimento della volontà di Dio e il servizio amoroso del prossimo sono un tutt’uno. Ce lo ricorda l’apostolo Giovanni: “Se uno dice ’Io amo Dio’ e odia suo fratello, è un bugiardo. Chi non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. E questo è il comandamento che abbiamo da Lui: chi ama Dio ami anche suo fratello” (1Gv. 4, 20-21).

Amare Dio, quello che lui ha creato, le sue Parole nella Scrittura, quello che ci suggerisce nella coscienza, ci porta ad andare oltre le nostre paure e chiusure per farci prossimi a ogni persona bisognosa, a prescindere dalla sua provenienza, dalla sua cultura, dalla sua religione, dal suo colore della pelle. L’accoglienza dell’altro, del migrante, dello straniero, del diverso, è un gesto autenticamente cristiano. Il rifiuto, l’esclusione, l’indifferenza esprimono invece l’egoismo, il ripiegamento su se stessi, che è il contrario del donarsi per amore, come ci ha insegnato Gesù. Se questo accade siamo lontani dalla sua sequela perché saremo suoi discepoli solo se abbiamo amore gli uni per gli altri (cfr. Gv 13, 34).

Abbiamo bisogno di compiere un continuo percorso di conversione per migliorare la nostra fragile capacità di amare. Per questo invochiamo l’aiuto dello Spirito Santo che rende possibile questo amore fraterno che trae la sua forza nella contemplazione del Crocifisso, che è l’espressione massima dell’amore di Gesù per la nostra salvezza. Il cristiano deve e può amare, perché è stato amato da un amore che lo ha preceduto e non è solo perché ha un Maestro e un esempio che gli illustra come l’amore è tale solo se si incarna nella sua vita.

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