Il Conservatorio “Maderna” rende omaggio al tenore Alessandro Bonci

Sabato 20 ottobre, alle 21, il Conservatorio “Bruno Maderna” presenta sul palcoscenico cesenate un Omaggio ad Alessandro Bonci, il grande tenore a cui è dedicato il teatro della città. Si tratta di un evento che si inserisce nel percorso che condurrà al 150esimo dalla nascita (1870). LOrchestra Sinfonica del Conservatorio sarà diretta da Paolo Manetti, al violino solista si esibirà Martino Colombo, canteranno il tenore Gian Luca Pasolini e il baritono Andrea Jin Chen.

Una serata che ripercorre le tappe musicali della carriera del tenore amato, fra i tanti, da Giuseppe Verdi e Giosuè Carducci. Con una voce snella, squillante ed estesa, impeccabile, Bonci fu riconosciuto come l’ultimo degno esponente del “belcantismo” ottocentesco, succedendo al conterraneo Angelo Masini e al napoletano Fernando De Lucia. In America, nonostante la diversità del repertorio, contese accanitamente a Enrico Caruso il favore delle platee, riuscendo talvolta a prevalere sul più dotato rivale sotto il profilo tecnico ed estetico. “Miniaturista magico della melodia” (Celletti), sua specialità virtuosistica era quella di variare fiorettature e cadenze, con estro e squisita musicalità, replicando più volte di seguito uno stesso pezzo (come, di preferenza, in “Una furtiva lacrima”).

In questa programma, affidato alle voci giovani emergenti del Conservatorio Maderna, reduci dai successi della Traviata di settembre, si ripropongono i cavalli di battaglia di Bonci (e più in generale dei tenori “di razza”), introdotti da un grande classico come la serenata notturna Eine Kleine Nachtmusik di Mozart, autore molto caro al tenore cesenate. Il quattordicenne Martino Colombo, già vincitore di numerosi concorsi e grande promessa del violinismo italiano, si cimenta con il Primo Concerto di Paganini, affrontando una delle pagine più famose (e ostiche) del repertorio violinistico.

I giovani e il virtuosismo, due temi molto cari a Bonci che, come del resto Angelo Masini a Forlì, si prodigò in ogni modo per tramandare la grande tradizione italiana del belcanto alle nuove generazioni, con un impegno e allo stesso tempo una riservatezza che contrasta con la sua figura di “star” e che evidenzia il suo lato di simpatia e generosità tutto romagnolo.