Ragazzi iperprotetti e soli. Un libro urgente e necessario

La cosiddetta Generazione Z è la prima ad aver attraversato la pubertà con in tasca un portale verso una realtà alternativa eccitante, ma pericolosa

Famiglia Cristiana l’ha definito un testo «epocale».

Per il New Yorker è «indiscutibilmente necessario». Il quotidiano britannico The Guardian lo considera «una lettura urgente», che dovrebbe diventare «un testo fondativo».

Il bestseller in questione è “La generazione ansiosa”, opera dello psicologo statunitense Jonathan Haidt, da poco nelle librerie italiane dopo aver scalato le classifiche americane nel marzo scorso.

“Come i social hanno rovinato i nostri figli”. Fin dalla copertina, il sottotitolo rende l’idea della posizione dell’autore: combinate insieme a un modello di genitorialità iperprotettivo, le piattaforme digitali sarebbero la causa dell’aumento delle malattie mentali che, dagli anni Dieci del Duemila in poi, colpiscono sempre più adolescenti.

È questa la tesi centrale del volume, corredato dai risultati di numerose ricerche condotte negli Stati Uniti, ma facilmente estensibili ai paesi europei.

I giovanissimi sono iperprotetti nel mondo reale, mentre sono lasciati a loro stessi nel mondo digitale. Uno scenario che ha reso i nati dopo il 1995 la “generazione ansiosa” per eccellenza.

La cosiddetta Generazione Z – spiega l’autore – è la prima ad aver attraversato la pubertà con in tasca un portale verso una realtà alternativa eccitante, ma pericolosa.

Lo dimostra il fatto che le malattie mentali hanno conosciuto un’escalation tra i giovani molto prima del Covid, proprio negli anni in cui avveniva il passaggio dal cellulare allo smartphone, con il conseguente trasferimento di gran parte delle relazioni sui social, «piattaforme per di più progettate per generare dipendenza». Nel processo di sviluppo, nulla esce illeso da questo incontro fatale: l’amicizia, la sessualità, il sonno, lo sviluppo fisico, lo studio, le relazioni familiari… L’ansia, infatti, non è l’unico effetto dell’infausta “riconfigurazione” dei giovanissimi cervelli provocata dai nuovi stili di vita.

I dati presentati da Haidt parlano anche dell’aumento della solitudine, della riduzione delle amicizie tra gli adolescenti e del parallelo peggioramento dei risultati scolastici nella lettura, nella matematica e nelle altre discipline scientifiche.

Recensendo il volume, Alberto Pellai ha lanciato un appello a un’azione comune per invertire la rotta che abbiamo intrapreso in preda al tecnoentusiasmo.

Lo psicoterapeuta si rivolge soprattutto alle famiglie. D’altronde, si chiede Haidt all’inizio del suo libro: «Nessuna azienda al mondo ci porterebbe via i figli e li metterebbe in pericolo senza il nostro consenso, con il rischio di esporsi a pesanti responsabilità. Sbaglio?».