L’Orchestra filarmonica di Odessa incanta il pubblico cesenate

Dopo le sonorità cinesi della “Leggenda del serpente bianco” di cui abbiamo scritto nei giorni scorsi, al “Bonci” di Cesena sono risuonate musiche provenienti ancora da Est, ma in questo caso si tratta di un Oriente molto più vicino all’Europa. Si tratta dell’Ucraina, e in particolare di Odessa, una delle più belle città sulla costa del Mar Nero.

La città dalla fine del XIX secolo è stata un importante centro culturale, visitato da molte personalità musicali eccezionali. Da questa tradizione musicale è arrivata a Cesena un’orchestra di livello internazionale, ora in tournée in Italia, diretta dallo statunitense Hobart Earle. Il titolo della serata è stato “Per un nuovo mondo”, ed è stato apprezzato dallo stesso direttore Earle, che in buon italiano ha presentato i primi brani della serata, facendo a tutti i presenti (teatro ben popolato, anche se non pieno) gli auguri per l’anno appena iniziato.

La serata si è aperta con le danze di Ciaikovskij, elegantemente eseguite: fin dal primo brano, tratto dal balletto “La bella addormentata”, si sono potute apprezzare alcune caratteristiche dell’orchestra e del direttore. Perfetti legati fra gli archi, tenuta sonora degli ottoni, delicatezza di fraseggio e capacità di essere potenti e incisivi all’occorrenza.

Qualità che sono state portate al diapason con il brano centrale della serata, il “Concerto n.1 per violoncello e orchestra” di Shostakovich, che quest’anno compie 60 anni di vita. È suggestivo pensare come anche brani moderni, contemporanei, stiano entrando nel novero dei classici: anche il nostro ieri è ormai diventato storia. Opera complessa e suggestiva, il concerto si è giovato dell’abilità solistica di Alexey Stadler, di straordinaria qualità tecnica e dotato di profonda sensibilità, che è emersa, oltre che nel difficilissimo concerto di Shostakovich, nel bis che l’artista ha donato al pubblico entusiasta, un assolo di Bach.

Nella seconda parte del concerto, la “Nona sinfonia” di Dvorak, la più popolare fra quelle del compositore ceco; com’è noto, la sinfonia porta il titolo di “Dal nuovo mondo”, ed era perciò perfettamente intonata al tema della serata. Anche in questo caso, la tenuta espressiva degli archi e la qualità tecnica del reparto degli ottoni ha permesso di apprezzare fino in fondo l’espressività musicale di Dvorak, la cui “Nona sinfonia” non smette di affascinare, dopo più di un secolo dalla sua prima esecuzione (1893).

Pubblico entusiasta, e due bis dell’orchestra: il famosissimo “valzer dei fiori” dallo “Schiaccianoci” di Ciaikovskij e chiusura patriottica con l’inno nazionale, con l’augurio del direttore Earle che fosse annuncio di pace e prosperità per tutti. Degna conclusione per un concerto di notevole livello, per qualità tecnica dell’esecuzione e sensibilità degli interpreti.