Cesena
Intervista a Vittorio Valletta della lista civica “Cesena siamo noi”
Vittorio Valletta, classe 1975, leader della lista “Cesena Siamo noi”, ci prova ancora una volta. Sposato, due figlie, ha una laurea in ingegneria civile. Lavora all’Arpae, l’agenzia per l’ambiente dell’Emilia Romagna. Appassionato di sport, collabora con il volley club Cesena. Si è impegnato per quattro anni nel quartiere Fiorenzuola. Nella legislatura che si sta chiudendo è stato per tre anni consigliere comunale. Poi ha lasciato il posto a Vania Santi.
“La nostra è una lista autenticamente civica – ci tiene subito a precisare -. Radicata nel territorio, abituata a lavorare e a mantenere le promesse”, come si legge anche nel programma scaricabile dal sito del Comune. Un documento di oltre 30 pagine in cui è condensata l’idea della Cesena del futuro, “una città sana, accogliente e accessibile, nella quale la salute, il rispetto dell’ambiente e l’inclusione sociale siano al centro delle politiche e siano anche motori dello sviluppo e dell’imprenditoria privata”.
Ingegnere, che dice di questa campagna elettorale?
La Lega, che qua da noi quasi non esiste, oggi viene a raccogliere frutti sul territorio, grazie al traino nazionale e alla concomitanza delle elezioni europee che non ci aiuta. A mio avviso Andrea Rossi avrebbe dovuto aprirsi al centro, ma non è riuscito a portare gente e si è schiacciato a destra.
E voi, come vi vedete?
Il 30/40 per cento degli elettori non sa ancora per chi votare. Una grossa fetta di elettorato. Lo stesso Rossi non è conosciuto. Noi cerchiamo di essere presenti molto nelle frazioni, per raccontare quello che abbiamo fatto in questi anni e quello che stiamo facendo. Anche noi dobbiamo farci conoscere. Il nostro obiettivo è arrivare al ballottaggio. I feedback che riceviamo sono positivi. La gente vuole sapere”.
Se non ci foste voi al ballottaggio, che farete?
Si vedrà. Se noi non ci andremo, vedremo che fare. Posso dire che la Lega è lontana da noi, soprattutto nel metodo.
Le vostre proposte sono articolate e gettano uno sguardo molto avanti…
Immaginiamo la città tra 20-30 anni, in specie su scuola, ambiente e sostegno alle imprese. Non si può andare avanti con i bandi pubblici solo ai massimi ribassi. La legge consente anche quelli a offerta economica più vantaggiosa. Per esempio, per la scuola elementare di Sant’Egidio si poteva fare un bando a invito. Costa il 10-15 per cento in più, ma si lavora con tempi più celeri e con imprese che si conoscono. Oppure si possono fare accordi di programma, come nel caso del “Montefiore”. Noi proponiamo, come è indicato nel programma, di adeguare a livello antisismico una scuola all’anno. Si potrebbe proporre il cambio con le imprese che desiderano investire sul territorio. Riteniamo che la proposta della scuola materna gratuita sia un’idea che ha uno sguardo a breve, da campagna elettorale. Oggi è il momento di realizzare investimenti a lungo termine.
Il vostro programma è sostenibile?
Il bilancio del Comune di Cesena è di 115 milioni di euro, di cui 85 sono di spesa corrente e 30 per investimenti. Negli ultimi anni 25 milioni sono stati accantonati per il Patto di stabilità. Il nostro Comune ha risorse da investire. In diverse occasioni, con sistemi costruttivi meno dispendiosi, si sarebbe potuto risparmiare parecchio denaro pubblico. Penso ad esempio al milione e duecento mila euro per la pavimentazione di piazza della Libertà. Una spesa eccessiva. O ai 250 mila euro per il quarto lato di piazza del Popolo: troppo per quanto in concreto realizzato. O ancora: le tre piazze attorno al palazzo del Ridotto. Si può fare meglio. Si possono sostenere i privati che hanno intenzione di abbellire e migliorare il centro storico, realizzando importati economie di scala.
Pensa anche a qualche altro progetto che non condivide?
I dieci milioni messi in campo per le 400 telecamere da collegare sul territorio. Abbiamo aziende che bussano alla nostra porta come Telecom e Open Fiber che potrebbero garantire una posa della fibra in partnership pubblico/privato.
Ha detto che state girando molto nei paesi…
Notiamo molto malcontento per la gestione attuale. Se un cittadino si trova con un marciapiede rotto non ha punti di riferimento. Non ci sono risposte da quartieri e dal Comune. Un caso emblematico di queste ultime settimane sono le strisce nuove disegnate nella frazione Case scuola vecchia. I proprietari non potrebbero girare a casa loro, per come sono state disegnate. A chi dirlo, però?
Come mai accade questo?
C’è un totale scollegamento tra l’Amministrazione e i cittadini. Non esiste un vero tramite e il quartiere funge solo da passacarte. Si potrebbe invece dar vita ai cosiddetti “Patti di collaborazione”. Le faccio un esempio: a Case Finali, dove abito, spesso tagliamo noi l’erba nelle aree di verde pubblico, visto che altrimenti spesso sono inutilizzabili perché gli sfalci programmati sono pochi e sono dati in appalto. Pensi che per 100 euro spesi, a chi lavora ne vanno solo 30. Il resto si perde tra appalti e subappalti. Troppi passaggi. Occorre rendere il cittadino partecipe. Deve tornare la volontà di spazzare davanti a casa propria.
È un sogno?
Sì, è un sogno. Ma le dico anche che dove riuniamo un po’ di gente e ci fermiamo un paio di ore, la prima ora trascorre per ascoltare le lamentele, mentre nella seconda arrivano le proposte. Pensi allo “Zuccherivivo”, un nome che ho dato io. Oggi da quel comitato si fanno proposte al Comune. Dobbiamo passare dalle proteste alle proposte. Bisogna sapere ascoltare e tornare a lavorare assieme. Anche sui temi dei migranti, spesso si parla di altro, ma non si parla di persone.
Da dove iniziare, quindi?
Ripartire dai quartieri. Se si vuole, possono funzionare. Per un futuro che si sogna insieme. Si può pensare alla cultura come eventi condivisi. E’ molto meglio, e più semplice, sostenere ciò che viene dal basso: ogni euro investito torna triplicato. Il centro storico si può rianimare così. Il solo commercio non basta. Occorre riportare la gente in centro con il turismo ed eventi culturali collegati. Le vetrine si riaccendono se in centro riportiamo la gente.
Una rivoluzione copernicana?
Si deve ragionare su scala Romagna. Da soli è difficile. Ravenna, Forlì, Rimini e Cesena insieme può essere più facile. Per noi cesenati si tratta di valorizzare la storia dell’umanesimo, da Novello Malatesta, con la Rocca e la Biblioteca. Una nicchia molto forte da inserire in un percorso che vede Forlì proporsi con i musei San Domenico, Ravenna con le bellezze bizantine e Rimini come città romana. Chi sa che a San Giorgio c’è la presenza di una torre fortificata, un punto di difesa per Cesena? Si tratta di una serie di fortificazioni a corona della città.
Infine, che aggiungere ancora?
La Bicipolitana, per esempio: dorsali di attraversamento nord/sud ed est/ovest. Una linea diretta che può portare nelle varie direttrici. La ciclabile sul Pisciatello è un’opera davvero importante, se verrà terminata fino a Cesenatico. Lo stesso potrebbe avvenire all’interno della centuriazione. Ma magari ne parleremo dopo le elezioni.