Cesena ieri pomeriggio, tra piazza Almerici e piazza Amendola. E una terza piazza

Tre piazze in campo. In piazza Amendola (prima foto sotto), ieri pomeriggio, è andata in onda la canzone “Romagna mia” del maestro Secondo Casadei, cantata e inneggiata da chi ha voluto prendere le distanze dal ministro Matteo Salvini, arrivato in città verso le 20 per sostenere la candidatura al ballottaggio (il primo della storia) di Andrea Rossi (centrodestra).

Da una parte tanti giovani festanti, e anche molti meno giovani, multicolori e con diverse bandiere dell’Unione europea, con il desiderio di fare giungere il proprio dissenso al leader della Lega che non manca occasione per alzare i toni del’arringa politica.

Dall’altra i supporter di Rossi, in piazza Almerici (seconda foto sotto), con il sottosegretario alla Giustizia, il forlivese Jacopo Morrone (in veste di segretario della Lega Romagna) che introduce nel cuore della città il leader della Lega che, con toni da bar che qui non ripetiamo, non lesina attacchi a chi lo contesta (contestazione che disapproviamo) e ne ha un po’ per tutti. Per chi ha guadagnato sui migranti, per quei giovani che non lavorano e si fanno dare la paghetta, per il Vaticano, testuale dalla registrazione: “e l’altra metà (dei migranti arrivati in Italia diminuiti del 90 per cento, ndr) è ospitata dal Vaticano e a spese dei vescovi italiani”, per chi supera gli italiani nelle graduatorie per le case popolari, solo per citare all’ingrosso alcuni passaggi del suo intervento.

Due piazze contrapposte, anche non volendo e anche se non si sono sfiorate. Giustamente hanno manifestato, in un’Italia che garantisce la libertà di manifestazione del pensiero.

C’era in campo una terza piazza, per come l’ho vista di persona, dopo aver fatto per un po’ la spola tra piazza Amendola e piazza Almerici dove complessivamente potevano esserci (sto largo) duemila persone.

Si tratta della piazza costituita da chi non era nè in quella sotto il palazzo del Ridotto nè in quella accanto al municipio. Quella fatta da migliaia e migliaia di cittadini che non hanno preso parte nè di qua nè di là. La stragrande maggioranza della popolazione composta da chi domenica 9 giugno andrà, in buona parte, a deporre la propria scheda nell’urna per decidere quale sindaco eleggere.

È quella parte di città silenziosa che esiste, è reale, ma spesso non si vede, non appare, non desidera farsi intruppare. È quella costituita dalle persone che abitano le nostre sessanta frazioni e più. Quella che è rimasta in casa (anche in pieno centro storico) ad accudire gli anziani, i bambini piccoli. Quella di chi si è ritagliato un’ora di tempo per farsi un giro in bicicletta o a piedi per ritrovarsi dopo una giornata di lavoro. Non è quella disimpegnata, intendiamoci. È quella piazza di Cesena che ha pensato di non scendere in campo in nessuna delle due squadre che comunque hanno deciso di ritrovarsi assieme, come loro è consentito proporre.

Ma c’è anche questa parte di città, quella della terza piazza invisibile. Sarebbe bene che nessuno lo dimenticasse. Lo vorrei indicare in maniera particolare ai due candidati sindaco (e a chi li sostiene più da vicino) che in queste ultime ore prima del voto sono impegnati a intercettare l’ultimo consenso, quello dell’indeciso, di chi si è astenuto, di chi ha votato per una lista rimasta esclusa.

Nessuno si inorgoglisca per il successo della piazza di ieri sera. Quella terza piazza silenziosa non può non essere tenuta in opportuna considerazione. Un consiglio spassionato, un suggerimento, una lettura di quanto accade qui, oggi e ora, in mezzo a noi.