Cesena
Sulla via del “Don Giovanni”
Per favorire un ascolto consapevole di un capolavoro assoluto della musica e, in generale, della cultura occidentale, il Conservatorio “Maderna” ha organizzato venerdì scorso una conferenza con ascolti musicali a cura di Guido Barbieri, docente presso l’istituto e voce storica dei programmi di Radiotre Rai.
Numerose le persone presenti, che con grande attenzione hanno seguito la ricostruzione della curiosa storia di un’opera epocale, in grado, da 230 anni, di affascinare e, addirittura, cambiare le persone. “Ascoltare il “Don Giovanni” – ha detto Barbieri – non è semplicemente ascoltare un’opera lirica. Significa venire cambiati dall’ascolto, cosa che può accadere con pochissime altre opere, come il “Boris Godunov” di Modest Mussorgskij. È un’opera che sceglie una strada impervia, non è dramma, non è commedia, è tutte queste cose insieme”.
Un’opera rivoluzionaria, in un momento di trasformazione della società: era il 1787 quando al Teatro di Praga, con enorme successo, venne messa in scena l’opera, che lo stesso Mozart nel suo catalogo identificò come “opera buffa” e che il librettista Lorenzo Da Ponte definì invece “dramma giocoso”.
Chi è Don Giovanni, e perché cerca di conquistare il maggior numero possibile di donne, tanto da spingersi fino all’omicidio? Non lo sappiamo, i due autori hanno scelto di non rivelare questo aspetto del loro personaggio: sappiamo soltanto che il dissoluto verrà alla fine punito, ma anche questa punizione si presenta in modo ambiguo. Il defunto Commendatore, ucciso nella prima scena dell’opera, alla fine si ripresenta come statua, pronto a portare all’inferno Don Giovanni se non si pente, e quindi, apparentemente, la legalità, alla fine, pare ristabilita. Tuttavia, i due autori scelgono una strada più complessa: il finale di Praga, con un coro che spiega allo spettatore che «questo è il fin di chi fa mal / e de’ perfidi la morte / alla vita è sempre ugual» appare posticcio, come un obbligo; il finale per l’edizione viennese, del 1788, vede terminare l’opera semplicemente con la caduta di Don Giovanni nell’abisso, fra diavoletti e vari fumi: anche in questo caso, un finale più degno di uno spettacolo di burattini che di una grande opera lirica. E se, allora, fosse tutto un inganno? Se la punizione stessa di Don Giovanni fosse un tiro giocato al grande ingannatore? Guido Barbieri afferma che la risposta resta ambigua, perché, in fondo, la caratteristica di un vero capolavoro non è quella di dire tutto ma di lasciare una curiosità nell’animo di chi assiste allo spettacolo.
Appuntamento al “Bonci” venerdì 20 ottobre (con replica ad invito sabato 21) per saperne di più.