Valle Savio
“Nell’appartenenza alla società comune, nei comuni interessi e comuni fragilità”: inaugurata Casa Fabbrani
Alzheimer: studi, ricerca e condivisione. A Mercato Saraceno questa mattina il taglio del nastro dello storico edificio ora ristrutturato. Ospita il Centro di documentazione e studi dedicato a Giovanni Bissoni, l'associazione Amici di Casa Insieme e la Fondazione Maratona Alzheimer. Tra i numerosi intervenuti, Romano Prodi e il presidente della Regione Emilia Romagna Michele de Pascale
Alzheimer: studi, ricerca e condivisione. A Mercato Saraceno questa mattina il taglio del nastro dello storico edificio ora ristrutturato. In tanti al momento inaugurale. Tra i numerosi intervenuti, Romano Prodi e il presidente della Regione Emilia Romagna Michele de Pascale. L’edificio ospita il Centro di documentazione e studi dedicato a Giovanni Bissoni, l’associazione Amici di Casa Insieme e la Fondazione Maratona Alzheimer.
Un hub dedicato a creare un luogo di innovazione sociale e culturale
Comunità. E poi consapevolezza, innovazione, cultura e welfare. Queste le parole che da più parti sono risuonate questa mattina nella centrale piazza Mazzini a Mercato Saraceno.
Tra la chiesa e il municipio, la farmacia, il bar, il fornaio e il fruttivendolo, in tanti, tantissimi hanno partecipato all’inaugurazione di Casa Fabbrani che con i suoi tre piani di mattoni a vista si affaccia sulla piazza. Da oggi, dopo un lavoro di restauro durato due anni, l’edificio di origine medievale è la nuova casa dell’associazione “Amici di Casa Insieme”, di Fondazione Maratona Alzheimer e del Centro di documentazione, studio e ricerca Alzheimer dedicato a Giovanni Bissoni, già assessore regionale originario di Cesenatico, deceduto nell’ottobre 2023. Un hub dedicato a creare un luogo di innovazione sociale e culturale per raccogliere, conservare e rendere accessibili informazioni relativi a demenza e alla malattia di Alzheimer. “Per porre attenzione su ogni aspetto della malattia e sulle diverse implicazioni, ponendo al centro la persona con demenza e chiunque sia coinvolto nella cura”, è stato un passaggio dell’intervento di Stefano Montalti, presidente di Amici di Casa Insieme, motore e promotore del progetto fin dal suo nascere.
La sindaca Monica Rossi: “Una civiltà è tale se si prende cura degli altri”
A fare gli onori di casa la sindaca di Mercato Saraceno Monica Rossi, che ha riportato le parole di un’antropologa a proposito di ritrovamenti che risalivano alla prestoria: ‘Il ritrovamento di un osso di femore guarito è stato il segno più grande di civiltà’”. In un’epoca dove rompersi il femore significava andare incontro a morte veloce, “quel ritrovamento, segno di una cura che è significata vita, è stato importante. Una civiltà è tale se si prende cura degli altri – ha sottolineato la sindaca -. Grazie a Montalti per l’impegno di questi anni e per aver scelto un piccolo centro per dare casa a questa fondazione”.
Roberto Mercadini: “Nessuna cura è superflua, nessun gesto di gentilezza è vano”
Il clima rigido della piazza è stato ben presto scaldato dal ritmo della riflessione proposta da Roberto Mercadini, narratore teatrale “e amico dell’associazione e fondazione – così l’ha presentato Montalti -. Grazie al suo interesse e alla sua visione della persona con demenza, è stata data una valenza artistica, culturale e sociale alle persone con Alzheimer”.
“Non siamo attrezzati culturalmente sull’Alzheimer – le parole di Mercadini che si mette nei panni di una persona a cui è stata diagnosticata la demenza -. Passeggio per le strade della mia città, incrocio un conoscente, noto che mi riconosce, vorrebbe salutarmi ma si trattiene, finge di non avermi visto. Eh, ma io ho visto che mi ha visto, e penso: Ora non mi salutano nemmeno più, non mi rivolgono più la parola. E allora quel gesto, scelto con le migliori intenzioni, per me è una pugnalata nel cuore. Di una cosa ha bisogno il malato: è proprio il mantenere i contatti sociali, le relazioni. Ecco perché dico che non siamo culturalmente attrezzati. Chi vive il dramma dell’Alzheimer, poi deve vedere anche sparire le proprie relazioni. Questo vale anche per chi ha una disabilità acquisita”.
“Pensiamo che chi ha l’Alzheimer è ‘perso’, di lui si devono occupare i medici. Ma quella persona è ancora una persona con la sua umanità, che può essere attiva e può fare mille cose – prosegue Mercadini -. Ci sono persone malate che fanno attivismo, cioè tentano di far valere i diritti di una persona con demenza. Tra questi, una donna irlandese dice: “Invitate i vostri amici con demenza a prendere un the, non lasciateli soli. So che avete paura, temete l’imbarazzo che si può creare, che non sapete cosa dire. Ma non c’è niente che possiate dire che cambia la nostra condizione. Ma il fatto che siate lì con noi, cambia tutto. Ed è davvero importante”. Casa Fabbrani “è un luogo di innovazione sociale – conclude -. C’è più bisogno di cambiare il modello sociale, di quanto non ci sia bisogno di cambiare il modello sanitario. Ecco, abbiamo bisogno di questi luoghi. Tutti possiamo fare molto, con più consapevolezza e conoscenza: possiamo cambiare la qualità della vita delle persone con Alzheimer. Togliamoci dalla mente che siccome è una malattia degenerativa, ogni cura è superflua, ogni gesto di gentilezza, vano. Nessuna cura è superflua, nessun gesto di gentilezza è vano, pur nella fragilità delle persone”.
Stefano Montalti: “Per ogni passo in avanti, decisiva sarà la consapevolezza individuale”
“Il centro nasce da volontà e intesa – l’intervento di Stefano Montalti presidente di Amici di Casa Insieme -. Dovere della fondazione è quello di far valere la voce sui tavoli politici, con attenzione alla distribuzione territoriale dei servizi. Lo stesso Giovanni (Bissoni, ndr), amico carissimo, mi espresse con forza l’incoraggiamento ad andare avanti. La sua azione politica ha avuto un’impronta fondamentale. La sua attenzione profonda ai temi della demenza gli consentiva di tendere la mano a chi ancora non è pienamente accolto. Qui vi sono diverse anime: il centro ‘”Bissoni”, la fondazione Maratona Alzheimer e Amici di Casa Insieme, accanto a persone e aziende del territorio, insieme con l’obiettivo di dare vita a un luogo che dia impulso a livello locale e nazionale. Questo progetto nato con Ipab casa Insieme 25 anni fa, ora ha nuovo slancio. La carta d’intenti ha preso forma in un nuovo cammino nazionale per diffondere cultura dei diritti e rendere migliore la vita delle persone e delle famiglie. Carta che orienta la nostra attività, conferma un metodo di collaborazione sul piano della cura, assistenza, valorizzazione della ricerca scientifica. Per ogni passo in avanti, decisiva sarà la consapevolezza individuale. Consapevolezza che deve essere anche delle comunità, per eliminare stigmi”.
Numerose le iniziative che in questi anni hanno caratterizzato la vita delle associazioni: “Il forum dei caffè Alzheimer, due libri e quaderni della fondazione (Parole che non ti aspetti, ed. Il Mulino) ha velocemente elencato Montalti -. Centrale la maratona Alzheimer, che porta migliaia di persone e che si è diffusa in tutta Italia. I Caffè Alzheimer ora sono presenti in 16 regioni: sono luoghi di incontro e relazione. Il progetto è quello di supportarne l’apertura di altri mille, di cui beneficeranno 300mila persone. A Cesena il prossimo anno sarà inaugurato un ‘Giardino Alzheimer’, primo in Italia. E le vacanze inclusive di Cesenatico stanno diventando un modello”.
“Casa Fabbrani è nel cuore dei mercatesi – ha concluso Montalti -. Auspichiamo che questa esperienza possa essere un esempio di tutela della valorizzazione storica e artistica a favore della comunità. Grazie ai cittadini, agli esercenti e agli artigiani che ci hanno accompagnato con generosità nei due anni di lavoro. Siamo tutti protagonisti della rinascita di questo luogo”.
I lavori di ristrutturazione sono stati eseguiti dalla cooperativa Forni Coop. Il restauro dei decori sono stati curati da Archeosistemi società cooperativa. Il coordinamento dei lavori è stato dell’architetto Pier Vittorio Morri. Gli arredi sono a cura dell’architetto Dolores Ferrario. “Il centro sarà il cuore scientifico e culturale dell’ente: luogo di studio e formazione che darà accesso a una letteratura scientifica sulla demenza, e supporterà la realizzazione di cure per malati e familiari. Per i consigli di entrambi gli enti, per il comitato scientifico, la presenza di tanti soci costituisce una straordinaria espressione di vicinanza. Ai sostenitori del progetto, esprimo gratitudine per il supporto generoso: siete voi la prima rete di riferimento che ha fatto muovere il primo passo. La vostra presenza oggi ci incoraggia a essere fiduciosi e a proseguire nel cammino. Si accende la speranza.
Enzo Lattuca presidente della Provincia: “Questa piazza sintetizza le cose importanti di una comunità”
“Mi colpisce il vostro metodo nel quale non c’è mai approssimazione, ma continuo tentativo di fare le cose al meglio – ha poi preso la parola Enzo Lattuca, presidente della Provincia di Forlì-Cesena e sindaco di Cesena. Qualche anno fa Stefano Montalti mi presentò un progetto disegnato da un disegnatore come un fumetto. Mi colpì. Capivo l’esigenza di avere una casa, era un passaggio di maturità, avere un luogo fisico, dedicato. Ma il progetto mi sembrava troppo ambizioso… Ora ho capito, guardando questa piazza piccola, bella e oggi così piena… Vedo la chiesa, il caffè, il palazzo del comune, la farmacia, il bar e il forno… e poi casa Fabbrani. Questa piazza sintetizza le cose importanti di una comunità: vedo gli operatori che si prendono cura in altri luoghi di persone con demenza, vedo imprenditori, amministratori che continuano a impegnarsi in questa sfida collettiva e politica, che affrontano le sfide di tanti, oggi e domani. Qui si sintetizza l’impegno delle istituzioni pubbliche e i contributi di tutti: comunità, terzo settore, imprenditori, privati per creare un centro per diffondere consapevolezza e cultura, base di partenza delle prevenzioni. E un esempio di come cambiare la città per renderle aperte e amiche”.
Romano Prodi: “Mercato Saraceno è un punto di irradiazione Diventa interessante per la comunità, tutta, quando si allarga”
Tra gli interventi più attesi, quello di Romano Prodi, professore già presidente della commissione europea e due volte presidente del consiglio dei ministri. “Il primo pensiero è per Giovanni Bissoni: qui si respira il suo spirito universalistico, con attenzione affinché il sistema includesse tutti. L’intitolazione è segno di riconoscenza e affetto – le parole di Prodi -. Oggi avrebbe voluto partecipare anche Flavia mia moglie, che è stata componente del comitato scientifico della fondazione. Oggi avrebbe manifestato il suo interesse particolare. Ricordo quando me ne parlava: la Maratona Alzheimer mi aveva incuriosito. Il piccolo centro come Mercato Saraceno è un punto di irradiazione, non un punto di arrivo. E diventa interessante per la comunità, quando si allarga. Flavia sarebbe ammirata del prezioso lavoro di recupero di questa dimora storica citata dal Fai, che porta la storia del paese in avanti verso il futuro. Qui ci sono i luoghi familiari: la piazza, gli uffici, la comunità. Dove bisogna sedersi in panchina a conversare. Interessante che a Cesena ci sarà un giardino. Flavia diceva che una società divisa deve essere rammentata. E in un comune si può creare la comunità che si irradia con strumenti moderni a favore di tutto il Paese, mettendo al centro la persona e chiunque è coinvolto direttamente o indirettamente nella cura”. “Il volontariato deve accorciare le distanze. Non possiamo vivere in luoghi in cui gli anziani sono costretti a vivere nella solitudine. Questo è un esempio che aiuterà la comunità a sentirsi più unita, con obiettivi concreti che da qui si irradiano. Pochi mesi fa ero a un convegno negli Stati Uniti. Con uno psichiatra di Harvard confido che ho troppi impegni, la mia agenda è troppo piena. E lui si è raccomandato: non lasci spazi vuoti in agenda, che a ogni buco, entra il signor Alzheimer”.
Michele de Pascale, presidente: “Delle fragilità se ne può prendere cura solo una comunità. Non può essere lasciata al contesto familiare”
A una delle sue prime uscite pubbliche dopo la proclamazione a presidente della Regione, l’intervento di Michele de Pascale è stato dedicato alle sfide che sta vivendo la sanità pubblica: “Nella vita delle persone, in pochi anni sono cambiate le prospettive. Si sono aperte nuove sfide legate alla longevità e alla terza e quarta età – le parole del nuovo presidente della Regione Emilia Romagna -. Si parla di denatalità e invecchiamento: uno un dramma, e uno, una conquista. Mio nonno diceva: ‘Invecchiarsi è brutto; non invecchiarsi è peggio’. Invecchiarsi è una opportunità e una sfida. Sembra che la società abbia perso la memoria delle conquiste fatte. Stiamo togliendo finanziamenti, che finora erano una priorità. Abbiamo un grande dovere: riportare la difesa della sanità pubblica al centro dell’attenzione. Chi dice che non è questione di soldi, dice una bugia. Delle fragilità se ne può prendere cura solo una comunità. Non può essere lasciata al contesto familiare, perché poi la fragilità diventa contagiosa e diventa di una famiglia. Chiediamo piccoli sacrifici a tutti per sostenere chi non può affrontarne di grandi, da soli”.
Laura Calzà: “Parole e speranza. La Fondazione ha l’ambizione di proporre una riflessione culturale”
Laura Calzà, medico e direttrice dell’istituto di riabilitazione di Montecatone (Imola) è la presidente del Comitato scientifico Maratona Alzheimer. “Da sempre sono attenta alle parole. Per dare voce alla sofferenza e alla solitudine che accompagna la malattia – le sue parole -. Ma anche alla speranza che deve essere parte della nostra sfida per il quotidiano. In questa occasione, voglio usare qualche parola per far emergere il positivo che esiste nel complesso mondo della demenza. Partiamo da una formula che si usa con retorica: “Combattere la malattia”, Certo, l’obiettivo di ciascuno è vincere la malattia, ma prima di tutto la malattia dobbiamo viverla: è una parte di noi che si ammalata. E ci porta a un’altra parola: convivere, avere familiarità on qualcosa. E qui è forte il nostro impegno come fondazione: cercare di dare informazioni corrette e pratiche in tante direzioni. E anche far emergere aspetti positivi che esistono nella convivenza con la demenza. Ad esempio: un gesto, una manifestazione che sblocca la comunicazione con un familiare ammalato. Provare a dare vita a una complicità mai avuto con un genitore. Avere la possibilità di far vivere e spiegare ai bambini il senso della fragilità: una scuola sul campo di valore assoluto. E cercare di fare questo in leggerezza, anche con momenti di allegria. Certo, belle parole, ma c’è la vita quotidiana con le rinunce, la pesantezza, la sofferenza che accompagna. C’è però un’altra parola che questa malattia fa emergere: solidarietà, cioè essere solidali, condividere idee, propositi e responsabilità. Si crea così un rapporto di fratellanza e di reciproco sostegno, nell’appartenenza della società comune, nei comuni interessi e comuni fragilità”. “Demenza significa de-mentia, perdita della mente. Questa è la condizione più estrema dell’essere umano – ha proseguito la Calzà – porta alla non consapevolezza che altri prendono per noi. La Fondazione ha anche l’ambizione di proporre una riflessione culturale, che parte dalla complessità della condizione non solo della malattia, ma anche la complessità delle esigenze che genera impatto economico. Ambizione è anche che si possa conciliare il bisogno quotidiano, con obiettivi di una società basata sulla conoscenza. Conoscenza che dobbiamo intendere come un bene comune, capace di assicurare nuove forme e nuovi diritti. Solo accettando questa sfida, la demenza non appare solo solitudine e dolore, ma occasione unica dell’essere umano per ragionare su se stesso mettendo al centro la sua personale e individuale possibilità di fare cultura. C’è il quotidiano di ciascuno di noi, e ci sono anche i diversamente abili. Il nostro impegno per la protezione della cultura arriva dalla mente di ciascuno. Sono neuroscienziata e sono convinta che solo in questa prospettiva la scienza e la medicina troveranno il corretto habitat per massimizzare il successo nel contrastare le demenze e fare passi avanti nell’umanità”.
Barbara Burioli: “Importante che le aziende investano in luoghi come questo: solo così si è davvero sostenibili“
Barbara Burioli è tra i fondatori della fondazione, insieme al marito Rocco, con la loro azienda sono tra i sostenitori della Fondazione e di Casa Fabbrani. “La parola ‘fondazione’ indica in termini architettonici la struttura di base di una costruzione che ne trasmette il peso, al terreno – il suo intervento -. Quando ho conosciuto Stefano Montati e abbiamo parlato della mia esperienza di caregiver con mio babbo, abbiamo pensato a un luogo come questo: uno spazio per crescere, fondamentale capace di riversare il nostro peso sul nostro territorio e non solo. Il mio papà ha continuato a frequentare l’azienda anche dopo la diagnosi. Abbiamo pensato a come coinvolgerlo nell’azienda. Ci siamo interrogati su come sia fondamentale mettere sempre l’uomo al centro dell’impresa. Questa sostenibilità ci fa pensare che ci può essere un ‘prima’ la malattia, e un ‘dopo’ l’insorgere: una vita in cui il nostro collaboratore si è speso per l’azienda, e un’altra vita in cui l’azienda si spende per il collaboratore. Crediamo sia importante che le aziende investano in luoghi come questo: solo così si è davvero sostenibili e si implementa un welfare aziendale per il territorio”. “E da oggi arriva il bello: per ciascuno, l’impegno di portare avanti questo nuovo cammino affinché si riempia sempre più di contenuti”.
Vasco Errani, comunità e risorse: “Finisce che quella persona cambia noi e ci fa essere migliori”
Tra gli ultimi interventi, quello di Vasco Errani, già presidente della regione e oggi presidente della Fondazione “Giovanni Bissoni”. Per Stefano Montalti, “per la determinazione e la capacità di coinvolgere” sono state le prime parole di Errani. “In una comunità dove guardare in faccia i problemi, dove la solidarietà non si autoriproduce ma ha bisogno di essere sostenuta, si inserisce il ruolo della Fondazione: produrre un valore per la comunità, dà spessore alla comunità. La comunità che sa riconoscere le difficoltà, ne diventa consapevole e se ne fa carico. Vede chi è in difficoltà e gli consente di vivere meglio. Finisce che quella persona cambia noi e ci fa essere migliori. Questo è il grande valore di questa esperienza”. Errani ricorda poi Giovanni Bissoni, per anni assessore regionale alla sanità: “Nessuno come lui ha sintetizzato con capacità competenza e sapere, politica e cultura di governo. Questo è il modo migliore per ricordarlo. Oggi la sanità è al primo posto nella preoccupazione degli italiani. Prima anche del lavoro. La sanità stia vivendo forse un momento più difficile e critico dalla riforma del 1978. Con tanti rischi, è già in discussione il sistema universalistico. Occorre visione, funzione, ruolo sociale. C’è bisogno di politica, istituzioni, e protagonismo civico e sociale per indirizzare al meglio la politica per fare cose giuste ed eque. Un punto è irrinunciabile: l’universalismo. Senza aggettivi. Tutti i cittadini sono uguali e hanno gli stessi diritti, ricchi o poveri. Il futuro è questo”.
Vescovo Douglas: “La prima guarigione viene dallo sguardo”
Il saluto e la benedizione del vescovo Douglas hanno preceduto il taglio del nastro di Casa Fabbrani: Anch’io come rappresentante della comunità ecclesiale posso avere una missione, qui. Perché Gesù, agli apostoli e ai suoi successori, ha detto: Andate, predicate il Vangelo, scacciate i demoni, guarite i malati. Con la vostra parola, la presenza, lo sguardo. Non con le medicine, altri vi penseranno. In questa casa anche la comunità cristiana, i volontari, la parrocchia, don Gianni, possiamo avere un ruolo: di prossimità, perché la prima guarigione viene dallo sguardo, dal tenere la mano, dallo stare vicini. Questo significa prossimità”.
Alessia Zampini architetto: “Un luogo della storia del territorio che viene restituito alla comunità”
L’inaugurazione è proseguita con la visita agli spazi della casa, introdotta dall’architetto Alessia Zampini che ne ha descritto la storia e il recupero seguito dopo dieci anni di mancato utilizzo: “Il palazzo è tra i più importanti di quelli che si affacciano sulla piazza, da sempre luogo di commercio, di scambio, di incontro. Le decorazioni con motivi floreali e geometrici, tra putti, ghirlande ed elementi mitologici, sono con ogni probabilità opera dell’artista cesenate Lucio Rossi, autore anche delle decorazioni di palazzo Chiaramonti e Romagnoli. Per me, architetto e mercatese, referente del Fai grazie al quale è stato fatto conoscere maggiormente, questo recupero è motivo di orgoglio: un luogo della storia del territorio che viene ora restituito alla comunità”.