Cesena
La Pira, il credente che ha cambiato la politica
“Un lavoro che ci è cresciuto in mano”. Oltre 2100 pagine, tre volumi, migliaia e migliaia di documenti analizzati. Questo è “Giorgio La Pira. I capitoli di una vita” di Claudio Turrini e Giovanni Spinoso, ospiti ieri a Cesena del nostro settimanale e dell’associazione Benigno Zaccagnini per una presentazione del libro che si è tenuta nell’aula Magna della Biblioteca Malatestiana, moderata dal direttore Francesco Zanotti, con interventi del presidente della Zaccagnini Damiano Zoffoli.
L’opera di Turrini, che è stato direttore di Toscanaoggi.it e di Spinoso, già inviato di Avvenire e giornalista Rai, è una radiografia di tutto quel che, a oggi, è documentato della vita e dei pensieri del sindaco che molti vorrebbero santo. E poteva essere anche più ampia: “Se non avessimo avuto l’obbligo di uscire – fa sapere Turrini – saremmo arrivati a 2.500 pagine”. Solo l’epistolario di La Pira conta 50mila documenti. Tra gli scritti più rari e significativi ci sono 38 quaderni nei quali “il professore”, così tutti lo chiamavano (compresi gli autori che lo hanno conosciuto personalmente) annotava quotidianamente i suoi pensieri, le sue riflessioni: li abbiamo del 1935, poi 51 e poi dal 56 alla morte. Il santo del giorno, riflessioni sulla Parola di Dio o le note a margine dopo la partecipazione all’Eucaristia: questo scriveva. Non diari pubblici, ma riflessioni per se stesso. Per questo è stato così difficile interpretarle, c’erano tantissime abbreviazioni”.
“Tutte le biografie uscite finora si fermano al 1965, quando La Pira venne emarginato da Palazzo Vecchio – spiega Giovanni Spinoso -. Da lì manca tutta la parte internazionale. La Pira ha contribuito agli accordi di Helsinki del ’75. Già dal ’72 insisteva per unire tutti i paesi europei, anche la Russia”.
Sognatore, politico, pragmatico, credente, chi era La Pira? “La Pira è soprattutto un credente – spiega Turrini -. E, ancora prima, un convertito: ha vissuto per anni accanto allo zio, un massone anticlericale e per anni respira questo. Poi vede nell’arte e nella letteratura (Dostoevskij e Quasimodo in primis) una porta per la spiritualità. Arriva a una conversione piena. È la Pasqua del 1924 che gli cambia la vita, un vero e proprio incontro con Cristo. ‘Io non sono sacerdote, un giovane a cui il Signore ha fatto la grazia: il desiderio sconfinato di amarlo e di farlo sconfinatamente amare’, è una delle sue frasi più significative. Ecco, in qualsiasi ambiente, e con chiunque, lui aveva questo obiettivo: testimoniare la gioia del Risorto”. Costituente, Sottosegretario al lavoro, sindaco, La Pira ha ricoperto tanto incarichi diversi: “In ciascuno di essi resta un credente vero, integrale, in dialogo con tutti. È questa la sua grande capacità”.
Come politico, prosegue Turrini, era anzitutto un uomo libero, “perché tutti gli incarichi che ha avuto non li ha mai cercati”. l 27 novembre 1953 ad Amiltore Fanfani scrive: “ti voglio bene, ma di fronte ai tuoi richiami di ministro io riprendo “la mia libertà totale, la mia ‘permanente franchigia’ di uomo che non ha mai chiesto di essere dove è e mi sento libero, ‘anarchico’, a Dio solo soggetto”.
“Un milione di disoccupati, per lui erano una bestemmia – conferma Spinoso -. Aveva una grande capacità di risolvere i problemi. Ha seguito un centinaio di vertenze, nel concreto”.
Benigno Zaccagnini fu il primo a ricordarlo dopo la morte, notano i due autori: una commemorazione del professore a Palazzo Vecchio che poi è stata pubblicata. Poi un’altra relazione, negli anni 90.
“Se volete capire il futuro, dovete ascoltare i bambini, contemplativi e artisti”, chiosa Damiano Zoffoli, per indicare una rotta, ancora percorribile, di quelle tracciate da La Pira. Una rotta facilmente intuibile nelle pagine dei volumi di questa monumentale opera che sarà consultabile alla biblioteca dell’associazione Zaccagnini (oltre che scaricabile gratuitamente sul sito della casa editrice, University Press).