Acqua e fango, soccorsi e solidarietà: cronaca di una mattina tra gli alluvionati

È l’alba di un giorno diverso, quella di oggi. Che segue una notte di pioggia. Che segue giorni di forti piogge e allerta rossa costante. Che si è puntualmente realizzata: ieri sera Cesena e in particolare i quartieri cittadini vicini al Ponte Vecchio e al Ponte Nuovo, è finita sott’acqua. Acqua e fango. È una Cesena grigia, non più quella rosa di soli tre giorni prima al passaggio del Giro d’Italia quella che si sveglia (chi ha dormito?) in questo ennesimo giorno di pioggia e allerta.

Le notizie arrivano presto via whatsapp dalla chat di redazione: viene segnalata una persona deceduta e una dispersa nella campagna che si allunga tra Cesena e il Ravennate. Campagne dove i fossi sono pieni e strapieni di acqua. Passano pochi minuti: è un uomo di 70 anni uscito di casa per andare a portare da mangiare ai propri animali, in campagna. Qui ancora si fa così… Il corpo della moglie verrà poi recuperato a Zadina…

Il cielo promette ancora pioggia. Telefono carico, penna in tasca: abito lì a pochi chilometri, vado. La mia Peugeot del 2001 non è esattamente il migliore dei mezzi anfibi, ma mi riprometto di stare accorta. Percorro via Ravennate in direzione Martorano e Ronta, lambite dal questo fiume Savio a cui noi cesenati siamo anche affezionati, così vicino alla nostra città, così piacevole nelle sue frescure. Ma che oggi fa paura. Pochi chilometri e il fiume è lì, due metri sotto alla Ravennate in direzione Martorano: ha allagato tutta l’area dietro alle concessionarie. Più che un fiume, sembra un lago… E sfiora l’arcata del ponte di via Torino, così trafficata a quest’ora della mattina.

Nell’abitato di Martorano gli abitanti guardano quel loro fiume così trasformato, fino all’altro giorno piacevole compagno di camminate lungo il percorso ciclopedonale. E oggi così infido. E vanno con i ricordi: … no, così non lo avevano mai visto. Nemmeno chi ha più di un capello bianco.

Scoponi, pale da neve, ramazze, stivali di gomma e tanta buona volontà: è un lavoro di squadra quella che diverse persone stanno mettendo in campo (e con ragione!) lungo la via Ficchio all’intersezione con via Ravennate. A pochi metri dal fiume, l’acqua è arrivata già ieri sera e hanno fatto come hanno potuto per salvare garage e piani interrati. Con materassi come paratie, pompe elettriche finite sott’acqua e funzionanti tra sì e no. È un lavoro di squadra e come la migliore delle staffette sta ‘accompagnando’ i 15 centimetri di acqua e fango dal fondo della stretta via, verso i tombini aperti e puliti a mani nude. Tutto si fa in emergenza. “Tutti noi abitanti siamo stati in strada ieri sera fino alle 23,30 – dice Emanuela, antipioggia di fortuna e scopettone in mano –. Abbiamo fatto come abbiamo potuto, con l’aiuto anche di abitanti di via Ravennate: ognuno ha fatto la sua parte. Questa mattina alle 7,30 il fiume è tornato fuori. Ci dicono di nuova allerta meteo, speriamo di no, ma siamo pronti”.

Sempre in via Ficchio le villette a schiera hanno garage e taverne seminterrate. Alcune sono totalmente piene d’acqua. Altre, sono riuscite a ‘limitare’ l’acqua a 40 centimetri. Antonella e il marito hanno lavorato tutta la notte… Tra tante remore e timori di violare fatiche e paure dopo una notte insonne, chiedo di poter entrare e fare due foto: “L’acqua è arrivata qui. La pompa inizialmente non andava… Abbiamo lavorato tutta la notte, e questa mattina alle 8,30 è di nuovo salita, ma siamo riusciti a evitare il peggio. Sì per le foto, ma non mi riprenda in volto… che non ho dormito tutta la notte”.

Proseguo lungo la Ravennate verso Ronta, lì dove si stanno dirigendo mezzi di soccorso, nucleo sommozzatori, soccorso alpino, mezzi anfibi. Si notano i vigili del fuoco di Trento e quelli di Soraga. Fin dove si può arrivare. All’altezza dell’intersezione con la via Mariana lo stop: il fango sta salendo. Oltre ci sono le luci di emergenza e silenzio: Borgo di Ronta e Ronta non sono raggiungibili. Preoccupazione e interrogativi tra le persone in strada che guardano le proprie case, sperano nelle pompe che continuino a funzionare e si chiedono e mi chiedono: “Come è a Ronta? Si hanno notizie?”. L’accento altoatesino ben si distingue dal nostro romagnolo: sono alti e biondi i ragazzi del corpo Vigili del Fuoco di Soraga che attrezzano il loro mezzo e, cartina alla mano, veloci proseguono verso Ronta. Uno sguardo timido, ma direttive ferme: “Abbiamo indicazione di portare sacchi di sabbia presso alcune abitazioni dove la pressione dell’acqua è forte. Al momento, non abbiamo indicazione di evacuare persone… Valuteremo le situazioni”.

Fabio Narducci arriva a piedi da via Melona, alle porte di Ronta: “Nella zona abbiamo tutti l’acqua in casa al piano terra, almeno mezzo metro. Gli scantinati, poi, sono pieni, con almeno due metri di acqua. Abbiamo toccato con mano come, davanti a questi fenomeni, si è impotenti…”.

Aiuti da più parti, anche dalle montagne dolomitiche, ma mica si sta con le mani in mano ad aspettare: siamo in Romagna, che oggi si scopre così fragile e in difficoltà, ma sempre Romagna è. Gli abitanti di via Arienti, a Martorano, sono lì all’intersezione con via Ravennate: con asce, chiodi e martelli elettrici si improvvisano artigiani e falegnami nella realizzazione di una paratia che ‘protegga’ l’imbocco della loro via dalla Ravennate. Basta dare uno sguardo poche centinaia di metri più su, verso Ronta, per aver paura… “Ci sarebbero utili dei sacchi di sabbia… Non per fare polemica, ma è ciò di cui ora sentiamo necessità. Poi ci rimbocchiamo le maniche e cerchiamo di fare la nostra parte. Ognuno per quel che può. Sperando che sia più l’acqua che rimane di là da quella che passa di qua”.

Torno indietro, abbiamo notizia della cripta della chiesa di Martorano allagata. Il santuario del Sacro Cuore è deserto. L’odore di umido sale dalle scale della cripta, lì dove l’acqua arriva dal terreno stesso e dalle pareti. In terra, qualche centimetro di acqua e fango, ma sembra non preoccupare.

Chi invece è ben preoccupata è la famiglia di Elio Montanari che con moglie e figlio disabile abita proprio di fronte alla chiesa di Martorano. E alle spalle ha ‘lui’, il fiume, con la pista ciclabile e la sua staccionata che era così ben curata. La casa ha il primo piano seminterrato con più di un metro d’acqua. E il servoscale fuori uso. Ieri sera si sono messi in contatto con la Protezione Civile: volevano portarli via, ma hanno promesso che sarebbero saliti al piano superiore e così è stato. “Restiamo fino a quando ci sarà possibile. Restiamo in contatto con la Protezione Civile”. Mi presento, che non è bello fare domande e foto, toccare preoccupazioni che assomigliano più a tensioni, violarne le paure e rimanere anonima. “Il Corriere Cesenate? Ah, noi siamo abbonati!”. Sorridiamo entrambi. Un gesto di vicinanza, un saluto e via…

La batteria del telefono comincia ad andare in riserva. Ma proseguo lì, dove già ieri sera avevo visto quanto successo all’Ipercoop di Cesena, nella ‘bassa’ di quel tratto di viale Europa: allagata nel parcheggio scoperto, pieno quello coperto. L’acqua è ancora un metro e più… Il silenzio è surreale. L’unico rumore è quello dei ‘passi’ dei due del gruppo speleologico di Ancona che con un ‘bastone’ in mano stanno camminando lentamente in acqua. Dal parcheggio si spostano verso il tunnel adibito al carico-scarico del supermercato, facendosi spazio tra i bidoni che galleggiano. Cosa fanno lo spiega Antonio Dal Muto, volontario della Protezione civile che presidia la zona: “C’è una segnalazione di un disperso in questa zona. Da questa mattina stanno cercando”. C’è silenzio e incredulità tra i tanti che dal vicino ponte di via Gobetti rivolgono lo sguardo giù, dove si muovono i due speleologi. Lì dove di solito c’è il via vai di carrelli colmi di spesa, ora silenzio e attesa. E speranza. Sempre Dal Muto racconta del recupero effettuato nelle prime ore della mattina, sempre davanti all’Ipercoop: “Una sottovalutazione del pericolo, e un’auto è finita presto in acqua. L’occupante è stato tratto in salvo dai ragazzi del gruppo speleologico di Ancona e poi accompagnato al ‘Don Baronio’: fradicio, ma vivo”.

Mi avvicino al ponte Vecchio, con la perplessità di quanto mi sarei potuta avvicinare. Il ponte è aperto alla circolazione. Tra tante (!) persone e anche famiglie (!) con bambini che vi si muovono attorno, tra transenne, troupe televisive e mezzi di soccorso l’urlo di una poliziotta è per i ragazzi che hanno affiancato il locale all’aperto AcquaDolce e ora sono a pochi passi dal Savio minaccioso. “Volete andar via di lì? Cosa le abbiamo messe a fare, le transenne?”.

E’ a pochi passi dalla rotonda del Ponte Vecchio che sono in corso salvataggi con canotti. Lì dove il borgo di case è particolarmente sotto al livello stradale, lì dove la via Roversano scende per poi risalire oltre al borgo, dopo il supermercato In’S. Ci sono ancora persone da mettere in salvo, e l’acqua sta restituendo tutto quanto può galleggiare e arriva dal supermercato. Tanti volontari ‘pescano’ e portano più su, dove altri volontari mettono in sacchi e ammucchiano in pedane.

Zainetto e pigiama, un bambino passa dalle braccia del soccorritore a quelle, sicure, del nonno. Con sorriso birichino dopo la piccola avventura in barca per uscire da casa: “Nonno, sono scalzo…!”.