Braccia, empatia, comunità: a San Rocco la solidarietà ha stivali e badili degli ‘angeli del fango’

Piove sulla Romagna che guarda le sue ferite. Piove sulla Cesena che è lì con braccia, stivali e carriole, accanto a chi ha visto il fiume Savio entrare in casa e prendersi tutto. Casa e ricordi. E chi non è qui fisicamente, tre giorni dopo l’alluvione che ha mandato sott’acqua buona parte della zona di San Rocco, lo è con il cuore.

Si sono dati come punto di ritrovo la parrocchia di San Paolo, confinante con San Rocco, ragazzi dell’Azione Cattolica e dell’Agesci della parrocchia stessa, pronti a dare il proprio contributo. Badili e stivali, Luca, Arianna, Alessandra, Emanuele e Riccardo hanno sorriso e buona volontà. “Noi siamo stati fortunati, abitiamo appena più su, oltre la salita. Perché andiamo? Abbiamo tanti amici a San Rocco che oggi hanno bisogno di noi. Per empatia e solidarietà”.

Stivali, li ho. E vanno bene lo stesso se sono di 5 numeri più grandi… Notes, telefono e acqua. E ombrello, che mi fa sentire un poco ridicola, a dir la verità… E finisce presto dentro allo zaino. La via Farini già dall’incrocio con la via Savio è ‘un altro pianeta’. Lì è arrivata l’acqua. Un sorriso e disponibilità, “venga, venga a vedere”: la signora Rossella Castagnola sta lavando tegami, tra oggetti accatastati accanto a casa. Il piano interrato è pieno d’acqua, e gli amici e morosi dei tre figli che portano fuori secchi di melma. “La famiglia è numerosa e l’unione fa la forza. Non ci sono altre parole”, ma non manca un sorriso e tanta cordialità: “Le auguro una buona giornata”. Il suocero Giorgio Casadei, presidente di Adac difesa dei consumatori, si affaccia dalla porta: “La solidarietà è grande, e non ha colore politico. Tra poco mi porteranno degli abiti. Mi è rimasto quello che ho indosso”.

La palazzina più grande di via Malta ha i garage al piano terra, e gli appartamenti al primo piano. L’acqua è arrivata a metà della scala che porta agli scantinati. Lì tantissimi giovani si alternano per portare su i 30 centimetri di melma che c’è ora, dopo il passaggio degli spurghi che ha portato via tutta l’acqua. Il gruppo è davvero numeroso e si danno il passo nella scala stretta. Ci sono Natalia di San Vittore, Carlotta di 22 anni di Cesena e Luca di Cervia. Viso tutto schizzato di fango, sporco di melma fino al petto, c’è Salvatore Zammataro, 24 anni di Faenza. Nota il mio interrogativo quando sento Faenza, città pure lei alluvionata, e subito specifica: “Sono rimasto qui bloccato, ospite da amici. Mi sono fatto prestare cose, e almeno così mi rendo utile. Siamo tutti nella stessa barca”.

Sul terrazzino della casa spiccano i colori delle petunie fiorite. Liliana e Cristina, mamma e figlia, hanno aperto la loro casa solo oggi: solo oggi sono riuscite a rientrare da Cervia, con la viabilità castigata e la cittadina rivierasca anch’essa in emergenza. “Avete bisogno? Siamo a disposizione”: passavano di lì e lì si sono fermati tanti ragazzi che le stanno aiutando a portare fuori e a fare un minimo di selezione di quanto può essere salvabile. Nicole ha 19 anni così come Gabriele: “Noi siamo stati fortunati e siamo qui a portare la nostra solidarietà. E stiamo toccando con mano una grande umanità: tante persone che non si conoscono sono qui, lavorano insieme per cercare di aiutare gli altri”. Giubbino della Nove Colli e vanga: Rita Congiu abita in zona stadio e le è entrata un poco di acqua in cantina (“Noccioline, a confronto…”): “Uno che non vede, non ci crede. C’è da piangere…Oggi il mio volontariato è qui”.

Tra tanti giovani, anche una proposta: è quella di Giuseppe Bortolotto, padre di famiglia e volontario del fango. “Questa mattina ho scritto al sindaco – mi avvicina – con una proposta: quella di dare un simbolico voto 10 ai ragazzi che, a casa da scuola, si sono messi così a disposizione. Questa è una lezione di vita che vale più di tante lezioni scolastiche. Sarebbe un voto simbolico in Educazione Civica che li premi e li valorizzi nel mondo giusto”.

Davanti alla descrizione della casa da poco ristrutturata, del mobilio di design è rimasto ben poco… Mobili rigonfiati, cose impregnate di melma. Quello che il fiume non si è portato via, il salvabile sopra a due tavoli. La figlia descrive, la mamma scossa la testa: “No… chi non ha visto non può capire”. Ha ragione la signora. Certe ferite non si possono toccare se non come mani sanguinanti… chiedo scusa.

Hanno un giacchetto che assomiglia a una divisa, oltre al badile: sono tre giovani dipendenti dell’azienda Idraulica Placucci di Pievesestina: “Abbiamo proposto al nostro titolare Augusto Placucci di mettere a disposizione le nostre competenze in questa particolare situazione. Ne è stato ben disponibile. Noi tutti dipendenti siamo stati fortunati e non coinvolti, e oggi siamo qui in sette per mettere a disposizione gratuitamente noi stessi e il nostro lavoro. Il titolare è rimasto in azienda e sta prestando le nostre sei pompe idrauliche a chi ne ha necessità. Che poi riconsegna. Con le nostre forze, è il nostro modo per dare una mano”.

Oggi sono iniziati i ritiri delle cataste davanti a ogni casa. I grandi camion si fanno spazio: i ‘ragni’ col braccio mobile pescano e buttano mobili, elettrodomestici, abiti, specchi, giocattoli, oggetti informi dall’unico, stesso colore. È impossibile e anche ingiusto provare a fare un elenco: lì hanno vita e ricordi. I proprietari guardano in silenzio. Qualcuno filma con il cellulare quanto stanno portando via. Dal ‘ragno’ spenzola un ferro da stiro… Non è facile nemmeno per gli operai addetti al servizio ambientale. L’uomo che sta manovrando il ragno mi guarda, ammicca una posa alla mia fotografia, sorride nella sua espressione sconsolata. In quel punto la melma in strada è particolarmente alta. Un altro operaio, di colore, mi invita a fare attenzione: “Se ti fai il bagno qui, diventi come me”. Accanto si fa strada una ragazza, lo ringrazia, e sempre lui: “Di nulla, siamo una squadra”. Tra quella melma particolarmente densa, la mia attenzione cade su un sandalo da donna. Chissà di colore sarà stato… E accanto, una bomboletta spray.

Le pompe continuano a buttare fuori dagli scantinati acqua e melma. Qualche furgone di artigiani elettricisti e idraulici: la via ex Tiro a Segno è la prima traversa di viale Matteotti, a due passi dal fiume. All’altro capo della strada, spunta il campanile della chiesa di San Rocco. In mezzo, un’umanità ferita con le cataste fuori casa e un via via incessante di volontari. C’è anche una troupe televisiva straniera…

Insieme a Giorgio Biondi e alla compagna Liliana nella casa al piano terra, stanno lavorando Leonida, Alessandro, Anna e Ilaria: hanno tra i 16 e i 17 anni e sono studenti dello scientifico “Righi” e del linguistico “Alpi”. “Ci siamo messi nei panni di queste famiglie – dicono – e con la scuola chiusa ci siamo messi a disposizione con piacere”. Ilaria, in particolare: “Abito due strade sopra, da noi non è successo niente. È doveroso essere qui: è un modo per rendere in parte la nostra fortuna”.

Vengo attirata da una corte particolarmente movimentata. È la casa di Maurizio Paganelli, titolare del cinema Aladdin e uno dei produttori del film “Est”. “Questa è una sceneggiatura apocalittica. Ma non è un film, è triste realtà – le sue parole -. Abbiamo in programma un sequel di ‘Est’, e prometto che questa situazione che stiamo vivendo sarà la sceneggiatura del nostro terzo film”. La sua casa ha avuto tutto il primo piano allagato, con l’acqua arrivata allo stipite delle porte. Due metri almeno. “Abbiamo visto l’acqua arrivare e siamo saliti al piano superiore. In famiglia siamo in sei e aspettando i soccorsi, è arrivata la Provvidenza: i ragazzi non avevano nulla da mangiare, quando è arrivata dalla marea, galleggiando, una Colomba Bauli. È proprio vero che la Provvidenza esiste”.

Ognuno fa quel che può, come può, nei modi possibili in quel momento. “Ci siamo inventati questa cavolata – non usa esattamente questa espressione, ma ci siamo capiti, il ragazzo di un ristorante in pieno centro a Cesena – torno poi con altro, è quanto sono riuscito a caricare nello scooter”. Si è fatta ora di pranzo, dalle sue borse arriva profumo di hamburger e patatine che presto vengono ben accettate dai ragazzi. Spuntano tavoli improvvisati, con cibo e acqua. Ci sono donne che consegnano un sacchetto di carta: all’interno crostata e biscotti.

In quaranta hanno fatto una catena umana, e dal vialetto che porta a casa loro, sempre in via ex Tiro a Segno, hanno portato tutto il materiale più su. Il camion non riusciva a entrare nel passaggio stretto. Una collaborazione e una solidarietà fattiva che ha colpito e commosso Christian, figlio di Patrizia Cecchini: “Quando tutto sarà finito, mi avvicinerò al volontariato”, le parole di Christian. Da casa loro si vede l’argine del fiume, lì a due passi, ma l’acqua ha fatto il giro dalla strada ed è arrivata dalla cima della via ex Tiro a Segno. “Il fiume non ci ha mai fatto paura – racconta la signora Patrizia – ma in mezz’ora qui è arrivata a 2,30 metri di altezza. Davvero questi sono angeli del fango: non ci sono parole per dire il nostro grazie. Sono stati e sono fondamentali. Abbiamo salva la cosa più importante: la vita. Questa solidarietà ci fa pensare che sì, tutto tornerà come prima”.  Dalle 8 di questa mattina è qui a dare una mano Gioele Magnani, 31enne di Montiano: “Ognuno fa la sua parte… Piutost che gnint…”. Riprendo il vialetto. “Che profumo di pesce”, sento esclamare la signora Patrizia. “Pesce? Mamma, è odore di fango. Semmai, trota…”, riescono anche a scherzare.

Tra i gruppetti di ragazzi volontari vi sono Emma, Elettra, Linda e Gerald di Cesena, e Giulia di Sarsina. Hanno tra i 17 e i 18 anni e sono studenti del liceo “Righi”. “Una nostra compagna di classe ha la casa distrutta, è spirito solidale il nostro”, dicono. “Aver dato il mio aiuto, mi fa sentire meglio – sottolinea Linda -. Ora sono tutta sporca e bagnata? Nessuno problema, ci laveremo, noi che a casa ancora una lavatrice l’abbiamo”.

Ci sono Marie, Paolo, Marco e Giovanni e Giorgia, hanno tra i 19 e 20 anni, tra liceo “Righi” e università: “Abitiamo dall’altra parte di Cesena, a noi è andata meglio. Qui sentiamo la forza della comunità: c’è tanto da fare e non è mai abbastanza”.

Francesco, Pietro, Guido, Giona, Riccardo e Francesco hanno tra i 16 e i 18 anni e frequentano ragioneria, l’agrario e lo scientifico. Hanno da poco aiutato la nonna di Guido a liberare casa: “Siamo qui in solidarietà a lui, alla sua famiglia. Noi che siamo stati più fortunati”.

Sono due ragazze gracili, e mi colpisce la forza che mettono nello scaricare la cassa piena di melma. Alzo gli occhi oltre la muraglia di mobili, dietro c’è tutto un brulicare di ragazzi. In via ex Tiro a Segno c’è l’attività di antiquariato di Paolo Gardini: tre depositi pieni di mobilio di valore, da ristrutturare o in fase di, e tanta attrezzatura da falegnameria. Lui è lì, tra i ragazzi, che gli si rivolgono a lui: buttare o tenere? E sempre più è un doloroso buttare. Tavoli del Settecento, armadi di fine Ottocento. Intagliati, dalle vetrinette particolari, dal legno pregiato: tutto gonfio, come ‘esploso’, irreparabile. Tra la desolazione, ha parole anche per me e per ciascuno dei ragazzi: “Senza di loro non potremo fare niente. A 59 anni ho scoperto che il volontariato ha un valore unico. Senza, non potremmo venirne fuori. Ho fatto in tempo a salvare il babbo Germano, di 92 anni. Qui vada come vada”. La volontaria minuta e forte è Giorgia, ha 33 anni ed è allenatrice di nuoto sincronizzato: “Sono qui per dare una mano. Il mio contributo”.

Sono le 14,30, i passi dalla ‘scarpa’ di melma si fanno sempre più asciutti. I miei stivali fangosi si incrociano con altri, puliti, pronti a dare il proprio contributo nelle ore del pomeriggio. Anche una carriola nuova di zecca, spinta da un giovanotto, mi balza agli occhi. Pronti, sempre.

Le auto che transitano sulla via Savio mi fanno tornare alla realtà. È un film quello che mi lascio alle spalle… No, è una realtà così fragile e forte nello stesso tempo. La voce mi abbandona del tutto, è ora di tornare a casa. Silenzio e pensieri.