Cesena
L’Eucaristia nel cuore del disastro, tra gli alluvionati di San Rocco
La tengono stretta, la pisside, con entrambe le mani e vicino al petto. Uno sguardo per ciascuno, residenti e e volontari, una proposta a voce ferma, tra rumori di camion, di badili, di fatica e di lacrime in questa domenica mattina di sole. Che fa bene di certo al morale, ma finisce per indurire più velocemente il tanto fango.
“Abbiamo la Comunione, desidera farla?”. Rita e Antonietta sono appena uscite dalla chiesa parrocchiale di San Rocco di Cesena, in questo giorno 5 dall’alluvione che ha colpito buona parte del territorio parrocchiale. E d’altronde, tante delle sue vie dai nomi di piccole isole (dici il destino…) sono lì a due passi dalla chiesa. Accompagnati da due giovani con l’ombrello come segno visivo – che di certo l’attenzione e anche un certo interrogativo, lo desta – girano per le strade e propongono ad abitanti e a volontari di fare la Comunione. Oggi è domenica, anche se qui i giorni sono sempre uguali da martedì pomeriggio in avanti.
Sono partiti in otto ministri straordinari della Comunione, questa mattina, e a due a due si sono distribuiti nella zona alluvionata. Rientrano qualche ora dopo. “Come vi hanno accolto?”, il primo pensiero di don Paolo parroco: “Con cordialità. Alcuni un poco stupiti, i più hanno cortesemente rifiutato. Una persona sola si è innervosita, invitandoci a prendere in mano il badile…”. Le pissidi ritornano più piene che vuote, ma non sono i numeri a dare significato al gesto. “Come in ospedale, i ministri sono andati anziché in ogni corsia, in ogni via. Una distribuzione capillare – dice il parroco di San Rocco don Paolo Pasolini -. Non l’hanno fatta in tanti, ma non c’è problema: Gesù ci ha mandato a tutto il mondo ad annunciare il Vangelo. Interessa a tutti? No, ma è quello che dobbiamo fare: portare il Pane, Gesù. Anche questo, forse più di quello che stiamo offrendo in parrocchia con i pasti, è urgente”.
Giulio con la moglie Annarita sono della parrocchia di San Mauro in Valle e sono tra gli otto ministri che questa mattina hanno distribuito la comunione nelle vie di San Rocco. “Prima di partire, ci siamo fatto la domanda: Di chi sono io? Andavamo davanti a mille problematiche, gente che lavorava, presa da pensieri gravi, e ci avremmo messo la faccia dicendo che la ‘cosa’ che avevo in mano era la più importante per noi e per loro. Per cosa valeva la pena muoversi? – la riflessione a due voci di Giulio e Annarita – Le letture alla Messa di oggi ci hanno dato la risposta: è davvero Gesù ciò che serve nei drammi della vita. “È stata occasione di incontro con le persone, e del loro bisogno – proseguono Annarita e Giulio -. Chi ha accettato, anche persone schive, dicendo io non mi sono confessata: non si sentiva pronto e non sufficientemente all’altezza. Invece Gesù arriva a tutti: abbiamo visto il loro desiderio di essere accolte, volute, amate. Non lo dimenticheremo mai. Quando ti fai tramite di Gesù, accadono cose enormi. Qualcuno, mentre consegnavamo l’eucaristia, piangeva. Qualcun altro non era troppo certo, ma comunque era lì. Ognuno che era lì, aveva bisogno di Lui. Così come era. Abbiamo incontrato persone che ci hanno detto di no, alcune in malo male. Qualcuno infastidito dall’ombrello che avevamo: ‘Cosa fate qui, ma siete matti con l’ombrello? Per difendervi dal sole, quando noi abbiamo perso tutto, siete pazzi”. Gli ho detto che portavamo Gesù e lì c’è stato il contraccolpo… Si è reso conto di essersi lasciato prendere dall’arrabbiatura che inevitabilmente c’è. Ma allo stesso tempo l’ombrello aveva fatto il suo ‘mestiere’: era venuto a vedere. E si era stupito. Poi ha detto no, ma lì c’è la libertà. Ecco: il Signore arriva. È stata un’esperienza missionaria con chi si trova nel deserto. Un momento di grande incontro sia con chi ha detto di sì, sia con chi ha detto no. Ringraziamo don Paolo e il buon Dio di averci preferito: è stata per noi un’esperienza grande dentro a un dramma. Siamo grati e scossi”.