Cesena
Alluvionati riuniti in comitato: la forza della socialità
C’è chi con l’alluvione ha perso tutto, o molto, ma ha scoperto nuovi tesori: un mondo di relazioni. E questa rete di rapporti, ora, vuole guardare al futuro.
Con questo spirito si è costituito il Comitato alluvionati Cesena, presentato ieri sera in via Po. Un luogo scelto non a caso: «La casa di Loris Martelli, nei giorni dell’alluvione è stata il punto di riferimento per residenti della zona e volontari. Qui si allungava cibo dalla finestra, si cantava e si ballava a fine giornata, oltre a smistare i volontari in arrivo da fuori» ha esordito Marco Giangrandi, presidente provvisorio del comitato.
Al momento l’associazione riunisce i residenti di San Rocco, dalla via Ancona alla via ex Tiro a segno, ma punta ad allargare il proprio raggio di azione con referenti in altre zone colpite dall’alluvione, a partire dalle frazioni del quartiere Ravennate.
L’intento è costruttivo: «Abbiamo quattro obiettivi principali – spiega Giangrandi –. Il primo, creare una informazione di prossimità nelle vie, casa per casa, dato che non tutti sono sui social e le edicole sono sempre di meno. A questo proposito aiuteremo le persone anziane a far domanda per i contributi regionali, evitando loro di recarsi in Comune. In secondo luogo, vogliamo raccogliere tutte le problematiche presenti e, terzo, monitorare le attività pubbliche che si stanno svolgendo. Infine, vogliamo portare le nostre proposte in modo costruttivo, dato che abbiamo capito come tutta la parte organizzativa, che davamo per scontata, sia venuta a mancare».
Proprio sull’organizzazione in emergenza, prima e dopo l’evento, i membri del comitato tirano fuori qualche sassolino dalla scarpa: «Nessuno dal Comune è passato col megafono a dire di spostare le macchine, come si faceva un tempo. Vero è che sono stati pubblicati avvisi sui social, ma molti anziani non sono in Rete. I volontari della Protezione civile poi lasciavano 15 sacchi di sabbia su richiesta e non è stato facile contattarli. Per non parlare del giorno dopo all’alluvione, quando c’erano ancora persone al primo piano delle case e non si è visto veramente nessuno per loro, siamo passati noi casa per casa a farli uscire. Un cambio di passo si è avuto solo quando sono arrivati come volontari gli artigiani, con generatori di corrente e idropulitrici. Molti erano qui già dal primo giorno, lavorando per decine di ore di fila. Ci hanno davvero cambiato la vita. Mentre il Comune ha fatto appello a loro soltanto il terzo giorno».
Tra le difficoltà lamentate anche l’impossibilità di poter parlare con gli uffici comunali (presi d’assalto) e le risposte incomplete degli stessi: «I numeri di riferimento dell’emergenza non erano in grado di dare risposte corrette – spiega una residente –. Faccio un esempio. Prima di togliere il fango dalle case bisognava toglierlo dalla strada, dove arrivava già al ginocchio. Avevo trovato una ditta, con cui lavoro, pronta a venire a caricare i fanghi. Questa però aveva bisogno di un’autorizzazione per trasportarli, altrimenti avrebbe commesso un reato. Ho cercato di spiegare il problema più volte in Comune, chiedendo se fosse possibile autorizzare quella ditta al trasporto, e le persone che si sono alternate al telefono non sapevano nemmeno di cosa stessi parlando».
Dal comitato arriva invece un plauso al servizio di preparazione del cibo: «La consegna dei pasti è l’unica parte organizzativa che ha funzionato. Anche se al centro don Milani veniva aiutato chiunque, senza troppi controlli. Bastava dare un nome e cognome, segnati in un quadernino, per avere idropulitrici o altri mezzi. Avrebbero potuto chiedere almeno un codice fiscale».
Ora però il comitato vuole guardare al futuro. Consapevole che, con i cambiamenti climatici in atto, gli eventi meteo estremi si ripresenteranno: «Vogliamo migliorare le cose per quando ricapiterà. Servono sacchi di sabbia e paratie pronte in tutte le cantine. E un nuovo modo per allertare i residenti delle zone a rischio. Bisogna poi mettere mano alle fogne progettate male, come quelle di via Savio che presentano tratti a gomito non spurgabili».
Per fare questo, una volta raccolte tutte le istanze e le proposte degli alluvionati, il comitato chiederà un incontro con l’Amministrazione comunale, così da avere un protocollo d’emergenza funzionante per il futuro.
Ma già oggi, semplicemente riunendosi, il comitato sente svolgere una funzione importante: «Nella sciagura ci siamo ritrovati o conosciuto persone nuove. E anche chi ha perso tutto non si sente solo. Cerchiamo di capitalizzare questa disgrazia. Per questo il 14 luglio faremo una festa in strada, in via Adda, per i residenti e tutti quelli che ci hanno aiutato senza conoscerci».