Il Papa ai preti ad Ajaccio: “Perdonate sempre tutti, tutti, tutti”

Tra i consigli, Bergoglio suggerisce di "conservare qualche momento di solitudine", perché "il ministero stanca. C'è da avere paura di quelle persone che sono sempre attive, sempre al centro, che magari per troppo zelo non si riposano mai, non prendono mai una pausa per se stessi"

Nella foto, un momento dell'arrivo all'aeroporto ad Ajaccio, questa mattina
Nella foto, un momento dell'arrivo all'aeroporto ad Ajaccio, questa mattina

Bergoglio invoca la Pace per le terre che “si affacciano sul Mediterraneo, la Palestina, Israele, il Libano, la Siria, per tutto il Medio Oriente, il Myanmar, per i popoli ucraino e russo. “La guerra è sempre una sconfitta“, dice in conclusione

Il grazie di Francesco

Il primo pensiero di papa Francesco, nell’incontro in Cattedrale, ad Ajaccio, nel viaggio apostolico odierno di un solo giorno, è per un grazie. “Grazie perché ci siete, con la vostra vita donata, per il vostro lavoro, il vostro impegno quotidiano. Siete segno dell’amore misericordioso di Dio e testimoni del Vangelo”.

Bergoglio passa dal grazie alla Grazia di Dio, “il fondamento della fede cristiana”, aggiunge. Poi ricorda la fedeltà alla trasmissione della fede e la povertà dei mezzi che, dice, “è una benedizione. Ci spoglia dalla pretesa di farcela da soli, ci insegna a considerare la missione cristiana come qualcosa che non dipende dalle forze umane, ma soprattutto dall’opera del Signore”.

“Al centro il Signore, non io”. Il pericolo della vanità

Francesco prende l’occasione per mettere in guardia da alcuni pericoli. “Al centro c’è il Signore. Non io al centro, ma Dio”. Invece, “qualche prete presuntuoso… Ogni mattina, al sorgere del sole, ogni pastore, ogni consacrato, dovrebbe ripetere nella preghiera: anche oggi, nel mio servizio, non io al centro, ma Dio”. Poi aggiunge a braccio: “Il pericolo della vanità, fare il pavone. La vanità è un brutto vizio”. Tra i rischi elenca anche quello di “essere macinati nei ritmi e nelle attività esterne e di perdere la consistenza interiore”. Allora azzarda un duplice invito: “avere cura di voi e prendervi cura degli altri”, dice ai tanti preti che ha davanti.

“Non si vive di rendita con il Signore”, aggiunge a proposito della cura personale. “Ogni giorno va rinnovata la gioia dell’incontro con Lui. Ascoltare la sua voce e decidersi di seguirlo, anche nei momenti delle cadute. Un prete, una suora, un diacono che si trascura finirà anche per trascurare coloro che gli sono affidati. Per questo ci vuole una piccola regola di vita – i religiosi già ce l’hanno, poi non la compiono – che comprenda l’appuntamento quotidiano con la preghiera e l’Eucaristia, il dialogo con il Signore”. Fuori testo precisa: “Non dimenticatevi del Signore. Mettete il Signore all’inizio, nel mezzo e alla fine della giornata”.

Conservare qualche momento per sé

Tra i consigli, Bergoglio suggerisce di “conservare qualche momento di solitudine”, perché “il ministero stanca. C’è da avere paura di quelle persone che sono sempre attive, sempre al centro, che magari per troppo zelo non si riposano mai, non prendono mai una pausa per se stessi. Non va bene. C’è bisogno di spazi e momenti in cui ogni sacerdote e ogni consacrato si prende cura di sé”. E ancora, a braccio: “Parlare con il Signore della propria vita. Con il confessore”.

Poi la fraternità tra i consacrati, tra i consigli di Francesco. Condividere non solo le fatiche, ma “anche la gioia e l’amicizia tra di voi. Passare dal libro della Lamentazioni al Cantico dei Cantici. La gioia va condivisa. Lo facciamo poco. È una cosa brutta trovare un prete con il cuore amareggiato”. Ricorda anche le invidie, “un vizio giallo”. Invece richiama “all’umorismo, alla semplicità evangelica”.

Consumarsi per gli altri. Perdonare sempre tutti tutti tutti

Sull’avere cura degli altri, Bergoglio dice di “consumarsi per le anime, consumarsi nell’offerta di sé per coloro che ci sono stati affidati. Il prete è per tutti. Non abbiate paura di cambiare, di rivedere i vecchi schemi”, anche se “la missione non è questione di strategie umane. È questione di fede”. Quindi insiste su un tema a lui molto caro: “Incontrare le persone, là dove vivono e lavorano, in ogni circostanza”. A braccio aggiunge, con forte insistenza: “Per favore, perdonate sempre e tutto. Non fate troppe domande nella confessione. Ascoltate, non torturate la gente nel confessionale. Sempre perdonare, sempre perdonare, sempre perdonare. Il Signore ci ha dato l’esempio. Perdonate tutti tutti tutti. Ho 53 anni di sacerdozio. Mai ho negato l’assoluzione. È la mia testimonianza”.

La preghiera per la pace. “La guerra è sempre una sconfitta”

Infine l’invito ad andare avanti con coraggio e una supplica alla patrona locale, Madre di Misericordia, qui la Madunnuccia, per invocare la pace. Pace per le terre che “si affacciano sul Mediterraneo, la Palestina, Israele, il Libano, la Siria, per tutto il Medio Oriente, il Myanmar, per i popoli ucraino e russo. La guerra è sempre una sconfitta, come lo è nelle comunità religiose e nelle parrocchie”. Un ricordo Francesco la riserva, prima dell’Angelus, alle popolazioni dell’arcipelago di Mayotte, investito da un ciclone.