Il Roverella del futuro apre le porte alla città

Il complesso Roverella è in attesa di un massiccio intervento che partirà nelle prossime settimane. Ne cambierà i connotati ma non la vocazione di sempre: accogliere chi è in difficoltà.

Intanto da ieri, e fino a oggi, l’edificio  apre le sue porte ai cittadini curiosi di conoscerne gli spazi, la storia e il progetto di rigenerazione urbana e sociale. Un passato intriso di trasformazioni: dal 1340 quando nasce come monastero al 1868 quando divenne ospizio. Dal 2005, con il trasferimento dell’Istituto Roverella in via Ancona, l’antico palazzo è stato adibito di volta in volta a nuove funzioni quali l’emergenza immigrati e per le persone senza dimora.

Oggi l’obiettivo è ambizioso: “dare vita a un modello innovativo di abitare, in grado di promuovere l’inclusione sociale in città grazie alla sua natura aperta e pienamente integrata nel sistema urbano del centro storico”. La prima visita guidata, ieri sera, aveva un cicerone d’eccezione: l’assessore alla Cultura e inclusione sociale Carlo Verona.

Per l’occasione è stato proiettato un video degli anni ’70 che ritrae la quotidianità degli ospiti dell’ospizio: testimonianza di una concezione dell’assistenza ben lungi da quella odierna, dove gli anziani erano considerati un peso per la comunità e lì ‘parcheggiati’ in attesa della morte.

“Si tratta di un progetto nato quasi per caso, quando il Governo Conte 2 nel 2020 decide di investire sui piani di sperimentazione di nuove modalità di abitare – ricorda il sindaco Enzo Lattuca -. La sfida oggi è quella di far coesistere qui dei servizi dedicati agli ultimi con iniziative cool”.

Il nuovo edificio di quasi 8mila metri quadrati (pronto nel 2026 se verrà rispettata la tabella di marcia dei lavori) sarà infatti integrato completamente con il tessuto urbano, grazie a un articolato sistema di attività aperte a tutta la comunità, a tutte le fasce della popolazione dove i più giovani possano vivere momenti di svago e condivisione e le categorie più vulnerabili possano continuare a trovare supporto, uno spazio di incontro multiculturale e intergenerazionale.

Nel dettaglio, i piani terra accoglieranno attività pubbliche e spazi di aggregazione come il ristorante e caffetteria da 70 posti e le corti verdi.

Ai piani superiori troveranno sede 22 residenze sociali di varia metratura e un co-housing composto da diverse aree comuni e sette alloggi.

Il già presente centro di accoglienza notturno vedrà ampliato il numero di posti letto: 31 camere tutte dotate di bagno privato.

Il tutto privo di barriere architettoniche e con un’attenzione alla sostenibilità e preservando il valore storico dell’edificio.

Novità anche per la ex chiesa del Santo Spirito, che rientra nel complesso: verrà dotata di un sistema di riscaldamento, raffreddamento e di miglioramento acustica, così da poter ospitare eventi tutto l’anno (100 posti).

Anche piazza Aguselli (Sant’Agostino) si rifarà il look: pur mantenendo la destinazione a parcheggio (una trentina di posti auto) verrà arricchita con centro metri quadrati di alberature.

Il costo complessivo del progetto è di quasi 16 milioni di euro, finanziato dal Piano nazionale per la qualità dell’abitare del Ministero pe le Infrastrutture e la mobilità sostenibile e dal Piano nazionale di Ripresa e resilienza (Pnrr). La progettazione è a cura di Politecnica di Modena, De Gayardon Bureau di Cesena e Studio Mattioli di Bologna.