Cesena
“Benvenuto don Alessandro nella nuova casa, nella nuova terra, nella nuova famiglia”
“Popoli tutti acclamante il Signore… Canto di gioia per quello che fai, per sempre Signore con te resterò. Non c’è promessa, non c’è fedeltà che in Te…”: sono state le parole del canto di inizio della Messa di ingresso a Santa Maria Nuova di Bertinoro del nuovo parroco don Alessandro Manzi. In tantissimi ieri pomeriggio hanno partecipato alla celebrazione presieduta dal vescovo Douglas nella chiesa parrocchiale al confine con il forlivese, in Comune di Bertinoro: sacerdoti diocesani e numerosi confratelli di don Manzi, sacerdoti saveriani, parrocchiani di Sant’Egidio sua comunità di origine, rappresentanti della fraternità domenicana di Faenza di cui ha fatto parte, le dame dell’Unitalsi con cui ha partecipato a pellegrinaggi a Lourdes. Il Comune di Bertinoro, nel cui territorio è la parrocchia di Santa Maria nuova, era rappresentato dalla vicesindaca Elisa Leoni. La parrocchia di Santa Maria Nuova è inserita nella 21esima unità pastorale “Dismano” insieme a Pievesestina, Sant’Andrea in Bagnolo, San Cristoforo, Diegaro e Torre del Moro. Don Manzi è stato nominato moderatore.
“Preghiamo per chi è stato particolarmente colpito dall’alluvione in Toscana. Preghiamo per i morti e gli sfollati – è stato l’invito del vescovo Douglas all’inizio della celebrazione -. E ricordiamo le persone care alla comunità: monsignor Aldo Menghi che è stato parroco e pastore zelante per tanti anni e qui ha concluso la sua vita come parroco emerito. Ricordiamo anche l’anima del diacono Cesarino Biondini che ci ha lasciato poche settimane fa. Preghiamo per don Theo, che ha iniziato il suo servizio pastorale in un’altra comunità (dal 29 ottobre a Santa Maria Goretti e Cannucceto, a Cesenatico, ndr), ma continua ad avere bisogno della vostra amicizia, stima e preghiera”.
“Grazie per aver accettato – ha proseguito il vescovo rivolto a don Alessandro -. Un grazie e un saluto va al tuo padre provinciale della Tanzania, che ha permesso il tuo servizio pastorale in Diocesi”.
Don Alessandro Manzi è nato a Cesena 53 anni fa: sacerdote da sei anni per la Congregazione dei missionari del Preziosissimo Sangue. Dopo la laurea in ingegneria ha vissuto gli ultimi 25 anni nelle missioni in Tanzania. A Santa Maria nuova succede a don Theodule Koutchoro che ha guidato la parrocchia per nove anni.
“Il giorno di Pentecoste venne un vento impetuoso – le parole del vescovo Douglas all’omelia -. Penso che quel vento oggi si ripeta: fuori c’è un gran vento. Amo pensare che sia il vento dello Spirito che soffia oggi su questa comunità, su questa assemblea, su tutti noi e in modo particolare su don Alessandro. Questo vento forte viene per spazzare via due atteggiamenti che a volte assumiamo anche noi, e di cui ci ha parlato la pagina del Vangelo”.
“Il primo atteggiamento è quello degli scribi e dei farisei – ha proseguito monsignor Regattieri -. Quello del dire e non fare. Un atteggiamento che avevano i sacerdoti del tempo e poteva persino essere di inciampo agli altri quando la vita non è accompagnata dalla testimonianza e dall’esempio. I capi dicevano e non facevano. Facendo mancare al loro gregge il cibo dell’esempio, della testimonianza. Forse a volte anche noi cadiamo in questo atteggiamento, perché anche noi, a titolo diverso, con carismi e doni diversi, con ruoli diversi, siamo tutti sacerdoti. Siamo tutti profeti. E per completare la trilogia: siamo tutti re, nel senso che siamo tutti a servizio della comunità per farla crescere e per edificare la Chiesa. Dunque questo vento che soffia forte fuori e anche dentro, venga per spazzare via il vizio dell’incoerenza. Per farlo, il nostro cuore deve essere disponibile. Se è duro e impermeabile… il Signore si ferma sulla soglia, non entra. Il vento spazza via queste due anomalie della vita cristiana, se siamo disponibili a farci travolgere. È un vento che costruisce ed edifica”.
Il secondo vizio “evidenziato da Gesù e applicato agli scribi e farisei, è quello di fare le cose per essere ammirati – ha sottolineato il vescovo -. Questo è vanità, superbia e credere di essere più bravi di tutti gli altri. Gli altri sbagliano, noi siamo nel giusto. E facciamo le cose perché così ci indichino da esempio”.
Il vescovo ha proseguito continuando il riferimento alla pagina del Vangelo “Chi è il più grande, si faccia servo: servire è una parola un poco inflazionata: la usiamo noi religiosi e anche in campo politico, economico e culturale. Forse ha perso un po’ del suo significato: riprendiamolo. E mettiamoci sulla strada del servizio ai fratelli, e non del farsi servire”.
“Quando Gesù dice: chi si umilia, sarà esaltato – il vescovo ha preso spunto ancora dal Vangelo – ci richiama il valore dell’umiltà: un tema ricchissimo, che ha conseguenze enormi nella vita di ciascuno e non solo di noi presbiteri che ci sentiamo sul piedistallo perché siamo le guide. Riguarda tutti: genitori, educatori, ognuno di noi. L’umiltà: il pensare di non essere dei fenomeni, ma tutti abbiamo debolezze e fragilità. La sfida è proprio quella di accettarle, accoglierle, integrarle nella nostra vita”.
“Un vento che pulisce e rafforza – si è rivolto al neo parroco -. Nel giorno del tuo ingresso riporto l’inizio della lettera di San Paolo ai cristiani di Tessalonica. Parlando di sé, san Paolo dice ‘Sono stato amorevole in mezzo a voi, perché mi siete diventati cari’. I suoi testi trasudano dolcezza, amorevolezza e autorevolezza. Ecco, che tu sia amorevole in mezzo a questo popolo a cui sei inviato. È questa la missione del pastore, che certo ha il bastone per randellare il lupo che vuole sbranare le pecore. Bastone che usa per raccogliere le pecore perdute. Ma è amorevole. È un’autorità vissuta nell’amorevolezza: le pecore devono diventare per te faccenda cara. È la relazione d’amore, di prossimità, di intimità che d’ora innanzi deve esserci tra te e il tuo popolo. Tra il tuo popolo e te”.
La celebrazione è proseguita con il rinnovo delle promesse sacerdotali. “A noi fedeli il tacito invito di pregare per lui, perché rimanga fedele a Dio e alla sua Chiesa, fino alla fine”, le parole del vescovo che hanno preceduto la preghiera dei fedeli.
“Oggi è tempo di ricominciare, tempo di perdono nella verità. Per comporre in terra un firmamento di stelle sopra il fango d’ogni povertà” le parole del canto alla Comunione a cui è seguito il saluto di don Manzi con la benedizione in lingua swahili e poi in italiano: “Grazie eccellenza per questa giornata, per la fiducia. Ringrazio voi tutti, il vicesindaco, i carabinieri. In tanti siete arrivati anche da lontano: si vede che non ci credevano che sono davvero tornato”. Don Alessandro ha dedicato un pensiero speciale a chi lo ha accompagnato in questi anni di cammino: “In particolare la mia comunità di nascita, Sant’Egidio. Normalmente il parroco uscente viene accompagnato dalla comunità, ma la parrocchia dove ero è a 10mila chilometri da qui. In tanti sono qui da Sant’Egidio insieme al parroco don Gabriele Foschi e a don Werther Domeniconi. Ricordo con gratitudine don Adamo Carloni, sacerdote che mi ha accompagnato per tanti anni ed è stato mio punto di riferimento”.
“Grazie soprattutto a voi comunità di Santa Maria Nuova – ha detto don Alessandro rivolgendosi ai parrocchiani – Io sono qua. Avremo modo di costruire un cammino tra noi, nella fede. Chiedo la vostra preghiera, soprattutto a chi mi ha accompagnato fino a oggi. Non dimenticatemi”.
Mattia Della Corna ha lasciato per un attimo la guida del giovane e animatissimo coro parrocchiale per farsi portavoce delle parole di accoglienza al nuovo parroco: “Siamo felici. Stiamo vivendo il segno evidente che la Chiesa continua a essere in cammino. Don Theo ci ha arricchito tanto, e da oggi avremo un nuovo arricchimento. La Chiesa va avanti. Il Signore ci dà amore e misericordia infinita. Grazie eccellenza per la sua costante presenza a Santa Maria Nuova: è sempre qui. E ci rivolgiamo a don Alessandro per ringraziarla: la nostra parrocchia è in festa per questo ingresso. Entrare, prendere possesso, vivere di qualcosa. Grazie per aver accettato di diventare pastore di una comunità un poco ‘sgangherata’ come la nostra: qui trova tanti bambini, tanti giovani, adulti, anziani, famiglie e numerose associazioni. Ne cito alcuni: consiglio pastorale, catechismo, cucina santa Rita, adozioni a distanza, mercatino, asilo fra’ Nadiani. Chiediamo che il Signore le dia la forza per essere testimone di unità, in comunione con Dio. Noi ci metteremo volontà, collaborazione e fedeltà per camminare al suo fianco, costantemente sotto la protezione di Maria Madre del Cielo. Don Alessandro benvenuto nella sua nuova casa, nella sua nuova terra, nella sua nuova famiglia. Dio la benedica”.
È proseguito il saluto di don Gabriele Foschi, parroco di Sant’Egidio: “Desidero consegnarti questi pensieri dalla nostra comunità parrocchiale. La prima immagine viene dal figliol prodigo che torna a casa, finalmente. Non so se hai sperperato… Sono una stola e un copricalice con i colori della Madonna: che ti protegga e ti accompagni in questa non sgangherata, ma splendida comunità. A voi tutti, auguri”.
“Invece di portare il vestito nuovo, non era meglio ammazzare il vitello grasso?” l’intervento del vescovo rivolto a don Foschi tra sorrisi, canti con intermezzi africani che hanno accompagnato la prosecuzione della festa nel teatro parrocchiale.