Sistema turistico romagnolo troppo vecchio. Annalisa Raduano propone il modello Canarie

“Il sistema turistico romagnolo andrebbe svecchiato”. È l’appello rivolto alle istituzioni e alle associazioni di categoria da Annalisa Raduano, titolare del Caseificio Pascoli e già vicepresidente della Camera di Commercio di Forlì-Cesena, la quale offre una visione innovata dell’offerta turistica romagnola che, dice, “è ancorata a un sistema risalente a cinquant’anni fa”. Dichiarazioni che richiamano i dati relativi ai primi mesi del 2018 elaborati dall’Ufficio Statistica e Studi della Camera di commercio della Romagna. “Quella che stiamo vivendo – ha sottolineato Fabrizio Moretti, presidente della Camera di Commercio della Romagna di Forlì-Cesena e Rimini – non è una crisi, ma un profondo cambiamento delle politiche del commercio internazionale e di quello tradizionale locale. Noi come sistema Italia e nella fattispecie come sistema Romagna soffriamo, ma abbiamo grandi potenziali che se sostenuti da una governance nazionale possono farci emergere”. Potenziali che l’imprenditrice di San Mauro Pascoli ravvisa in un coordinamento delle quattro città della Romagna “indebolito da campanilismi”.

Cosa intende quando definisce “vecchio” il sistema turistico romagnolo?

Non sono un’operatrice turistica, manifesto un’insoddisfazione da titolare di un’azienda di produzione casearia che nel corso della stagione estiva con l’aumento della popolazione ha molto più lavoro. Negli ultimi anni riscontro che l’offerta turistica romagnola è sempre più in ritardo rispetto ad altri Paesi che non si limitano solamente a investire nel turismo balneare. Molti cercano altro.

Ossia?

Una delle mete turistiche più gettonate negli ultimi anni sono le Canarie, Paese che ha ripensato a un nuovo modello turistico favorito da un clima mite anche durante l’inverno. Questa meta ha sviluppato una rete turistica che va incontro alle necessità di un certo tipo di persone come gli anziani. Si sono strutturati verso quel tipo di nicchia.

Traslocando questo modello in Romagna da dove si dovrebbe cominciare?

Dall’estetica delle strutture ricettive. Ci sono alberghi che si presentano decadenti e che sono rimasti a trent’anni fa. Oggi tutto è cambiato. C’è l’esigenza di un rinnovamento che dovrebbe essere sostenuto dalle istituzioni che dovrebbero erogare fondi agli imprenditori per intervenire con lavori strutturali. Oltre a essere un’opportunità per il turista che trova un ambiente nuovo lo è per tutta la catena produttiva: dal settore edile a quello ricettivo.

A suo parere a cosa si deve questo ritardo turistico?

Viviamo in un contesto difficile. Molto è dovuto alla crisi economica che ha coinvolto anche il mercato romagnolo. Il nostro territorio è stato interessato da una radicale riorganizzazione sanitaria e dei servizi, adesso tocca intervenire sul fronte turistico come avviene in Veneto, Trentino e Puglia.

“La Romagna non è solo mare e ombrelloni”, lei dice. Cos’altro?

La Romagna è ricca di risorse e di bellezze naturali che non vengono promosse come meriterebbero. La Valle del Savio ha bellissimi angoli di storia indeboliti da una pallida promozione turistica. C’è più bisogno di innovazione e di cooperazione e meno di campanili. Spesso c’è una competizione infondata: alcune manifestazioni si accavallano e gli stessi commercianti non possono aderire a tutte.

Se dovesse rivolgere un appello alla politica locale?

Auspico la creazione di un fondo monetario comune dal quale poter attingere per sviluppare la progettualità comune. Rimini lo ha fatto, ma dopo cinquant’anni. Gli imprenditori da parte loro danno tanto. Non si tirano mai indietro.