Cesena
Ponti con la Tanzania. Il vescovo Douglas: “L’Africa ti entra nel cuore”
Dopo un viaggio in Africa non si torna più come prima. Lo scoprono tutti quelli che sono stati ospiti, anche solo per pochi giorni, nelle numerose missioni cattoliche presenti nei diversi Stati del grande continente.
Così è stato anche per Roberto Romagnoli, per sua moglie Maria Cristina, e per altri tre amici, Lilly, Giacomo e Alberto (vedi foto in basso), tutti della parrocchia di Santa Maria della speranza, che nel giugno scorso hanno trascorso due settimane nelle missioni gestite dai padri missionari del Preziosissimo sangue che reggono, con padre Walter, la loro parrocchia a Cesena.
Un’esperienza talmente forte che non sono riusciti, da allora, più a stare fermi. “Non siamo qui – ha detto Romagnoli ieri sera davanti a un centinaio di persone durante l’incontro tenuto nei giorni della festa parrocchiale – per chiedere soldi. Ma siamo qui per farvi capire quello che a noi è successo e che vogliamo condividere con la nostra comunità. Poi, certamente, e lo stiamo già facendo, cercheremo aiuti per dare gambe ad alcuni progetti”.
“È molto più quello che si porta a casa rispetto a ciò che si riesce a dare”. Lo hanno ribadito tutti e cinque i componenti del viaggio. E lo ha detto anche il vescovo Douglas che, dopo aver ricordato i suoi numerosi viaggi nelle missioni in Africa, America Latina e India, ha aggiunto: “L’Africa ti insegna tanto. In Africa si impara e poi ti entra nel cuore. Al ritorno ti obbliga anche a dare, a uscire da te, a por mano al portafogli. Sì, perché dopo aver visto, non si può rimanere indifferenti. E per terzo, l’Africa stimola al senso della missione, a essere missionari qui, con occhi aperti”.
L’assessore alla cultura, Carlo Verona, ha sottolineato i concetti di cultura e di rete. Il primo per ribadire l’identità di un popolo che ha necessità di ritrovarsi e non disperdersi. Il secondo per mettere insieme competenze, conoscenze tra Paesi diversi, in missione e da noi.
Don Francesco Bartoloni, da 45 anni in Tanzania, ha parlato di evangelizzazione e di promozione sociale al tempo stesso. L’una non può essere disgiunta dall’altra. “Per prima cosa – ha riferito -. costruimmo una scuola di formazione professionale, con l’aiuto di tanti volontari. La scolarizzazione in Tanzania è importante e negli anni ’70 era già all’80 per cento. Ricordo, comunque, che senza l’apporto decisivo dei volontari non avremmo realizzato nulla, in un Paese che in questi decenni è passato da 16 milioni di abitanti a 56 milioni. Anche i nostri missionari sono cresciuti. Eravamo in sette, oggi siamo cento, con sacerdoti che vengono anche in Italia, come qui nella vostra parrocchia”.2
Don Alessandro Manzi, ingegnere della parrocchia cesenate di Sant’Egidio, nel 2003 fece un viaggio, come compiono in tanti. Al suo ritorno la sua vita cambiò radicalmente. Venne ordinato sacerdote a Roma dal vescovo Douglas e per un po’ di anni venne mandato nel santuario dei Servi, a Cesena. Dal 2018 è in Tanzania, dove adesso è parroco e dove sta mettendo mano a diversi progetti, alcuni legati alla scarsità di acqua. Da alcuni privati, dal Rotary di Cesena, da Romagna solidale e dalla sua parrocchia ha avuto già diversi sostegni.
“In Africa si impara a stare – ha messo in evidenza don Alessandro – e a perdere tempo nelle relazioni. Là si impara a vivere insieme missione e promozione umana. Si sperimenta l’essenzialità della vita. Toccare con mano la realtà è importante e può risultare decisivo”.
“Si può aiutare in due direzioni – ha proseguito don Manzi -. O verso le comunità parrocchiali, con progetti che si possono vedere. O anche sostenendo il seminario o uno dei 50 nostri seminaristi che si preparano per diventare sacerdoti e che poi possono venire anche qui da voi, come avete visto con padre Walter“.