A Sorrivoli il funerale del prof Saverio Pagliarani. Don Pasquale: “Gli chiediamo scusa perché a volte non lo abbiamo conosciuto”

Centinaia di persone hanno partecipato questa mattina a Sorrivoli (Roncofreddo) al funerale del professore di educazione fisica Saverio Pagliarani deceduto giovedì della scorsa settimana (cfr pezzo a fianco).

Pagliarani era molto noto a Cesena anche come preparatore atletico. In tanti del mondo del calcio hanno preso parte alle esequie celebrate all’aperto nel castello di Sorrivoli.

In avvio di celebrazione don Pasquale Gentili ha messo in evidenza la folta partecipazione: “Siamo qui in tanti, perché Saverio è Saverio”, a voler sottolineare la bontà dell’uomo riconosciuta da tutti e anche la sua originalità nel dare peso relativo alle cose mondane, all’aspetto esteriore, al tempo, come ricordato anche alla fine della Messa da uno degli amici. “Hai lasciato, Saverio, un segno indelebile nel mondo dello sport. Hai saputo diffondere la cultura dell’accoglienza. I tuoi (ricordando i famosi ritardi di Pagliarani, ndr) erano tempi particolari, lo sappiamo. Ma quali sono i tempi giusti? Cercheremo, sul tuo esempio, di essere uomini più onesti. Cercheremo di rallentare i nostri ritmi e di stupirci davanti alla natura. Il tuo sorriso solare illuminava le nostre giornate”.

Nell’omelia, don Pasquale ha esordito dicendo che “non ci sono prediche da fare. Riprendo il ritornello del salmo: Signore insegnaci a ricordare i nostri giorni. E questi sono i giorni di Saverio”.

Dalle letture ascoltate, il sacerdote ha tratto alcuni verbi sull’esempio dei discepoli di Emmaus: “conversavano, discutevano, riflettevano. Sono discorsi ed emozioni. Anche nel racconto di Abramo abbiamo dei verbi: alzati e cammina. Come Saverio, anche ad Abramo non furono chieste molte cose per vivere. Alza gli occhi e guarda e abbi fiducia. E uno parte senza sapere dove andare. Solo chi ha speranza può condurre una vita così”.

Poi i due di Emmanus, chi erano? “Due fratelli, come donato e Saverio? Anche noi oggi siamo qui a farci un sacco di domande. Anche Saverio ci fa un sacco di domande: di chi state parlando? Speriamo che i nostri discorsi non siano banali. Siamo qui perché lo abbiamo conosciuto e riconosciuto. Lo abbiamo visto avvinarsi e a volte non lo abbiamo riconosciuto e di questo oggi gli chiediamo scusa. Solo adesso che scompare lo riconosciamo per il suo valore”.

Dal libro del Qoelet, don Pasquale ha poi preso per gli ultimi accenni: “Vai e mangia con gioia il tuo pane – si legge nella Bibbia -. Godi della tua vita. Anche Gesù, nelle ultime ore della sua vita ha mangiato il pane, ha bevuto il vino, si cambio di abito e trascorse gli ultimi momenti con le persone che più amava”. 

Al termine della Messa i figli hanno voluto ricordare il babbo. “Per noi è il nostro papà, ma in questi giorni, grazie alle vostre testimonianza, abbiamo scoperto di lui tanti altri aspetti che non conoscevamo. Molti lo hanno definito una gran persona dall’animo buono e gentile. A cena arrivavi con almeno un’ora di ritardo, ma non ti sei mai tirato indietro, come quella volta al karaoke quando ti buttasti a cantare Luglio con il bene che ti voglio e non sapevi più di tre parole”. 

Poi la figlia Giorgia ha ricordato i parcheggi improbabili del babbo e “quando ci portavi qualcosa da mangiare che era immangiabile”. L’altra figlia Michela ha fatto memoria della raccomandazione del babbo a stare uniti. “Mi rimbomba in testa – ha detto -. Ti presentavi senza avvisare. Ti sgridavo, ma ora pagherei per averti qui. Mi manchi”.

Il figlio Federico: “Com’era bello vederti a tutti gli orari, senza macchina o senza cellulare. Mi ha sempre detto: studia e fai sport. Mi è servito molto. E quanto è stato bello il giorno della mia laurea. Ricordo anche i miei amici di un tempo che mi chiedevano sempre: come sta il mitico Saverio?. Non ti ho mai visto triste o preoccupato. Sei grande, babbo. Ti vogliamo bene. Ora fai buon viaggio”.

Don Pasquale ha letto alcune righe del fratello Donato: “Nella vita hai sofferto tanto, come me. Abbiamo anche litigato, ma ci siamo voluti bene”.

Prima del termine e prima di due canzoni eseguite da amici e parenti (Alleluja e Luglio con il bene che ti voglio), un amico ha raccontato due aneddoti: “Un giorno al mare arrivò con almeno due o tre ore di ritardo. Non aveva il costume… L’altra volta c’era il matrimonio di sua figlia Giorgia. Mi raccomandai di arrivare puntuale. Arrivò con 20 minuti di ritardo con la giacca tutta sfrangiata. Ci sistemammo alla meno peggio”. Questo era Saverio Pagliarani, il prof dal grande cuore che non dava peso a ciò che non era essenziale.