La mamma di Cristina Golinucci: “Aspetto la vera verità, in questo ‘terremoto’ di notizie ed emozioni”

Ha ospitato giornalisti locali e di testate nazionali. Ha parlato al telefono con tante persone che le hanno manifestato affetto e vicinanza. Ha letto e ritagliato articoli di giornale. È stata una giornata impegnativa. Ora, davanti al camino nella casa tra il fiume e la campagna di Ronta, mamma Marisa aspetta. Con il fuoco che scalda, illumina e segna il cammino…

Aspetta come fa da trent’anni, con tenacia e speranza, alla ricerca della verità sulla scomparsa della figlia Cristina Golinucci, avvenuta l’1 settembre 1992 vicino al convento dei Cappuccini, a Cesena. Da Ronta era partita nel primo pomeriggio, a bordo della sua Cinquecento color carta di zucchero. L’auto venne ritrovata nel parcheggio del convento. Di Cristina, allora ventunenne con la vita che le si apriva tra famiglia, amici, lavoro e fidanzato, non si seppe più nulla… Scomparsa.

Più di trent’anni sono trascorsi da quel giorno che sconvolse la vita della famiglia Golinucci, della parrocchia di Ronta dove Cristina era cresciuta e era ben inserita, del convento dei Cappuccini di Cesena. Trent’anni non sono bastati a dipanare la fitta cappa di mistero che ha avvolto il caso di Cristina. E che oggi viene messo prepotentemente in correlazione con un altro caso di scomparsa presto classificato come suicidio. Un mese dopo Cristina, scomparve da Cesena la 18enne Chiara Bolognesi, ritrovata morta nel Savio tre settimane dopo.

È di mercoledì sera la partecipazione di Marisa alla trasmissione “Chi l’ha visto?”, dagli studi Rai di Roma, durante la quale è stato ipotizzato il coinvolgimento di una persona vicina al mondo cattolico. È di giovedì mattina la riesumazione del corpo di Chiara, sepolta nel cimitero urbano di Cesena. E da lì, un susseguirsi veloce di notizie uscite a mezzo stampa: un’unica mano può avere segnato la morte violenta delle due giovani? Tra analogie e nuove tecniche scientifiche a disposizione degli inquirenti, tra tensioni emotive e rinnovate speranze, con precisione di nomi e situazioni, Marisa parla dei recenti sviluppi.

Da circa due anni Barbara Iannuccelli, avvocato dell’associazione “Penelope” dell’Emilia Romagna di cui Marisa è referente regionale, ha preso in carico il caso. “Lei ha l’età che avrebbe Cristina oggi dice Marisa Degli Angeli -. Si è coinvolta emotivamente, sia come persona che come avvocato. Con la mia delega, ha riguardato tutti i passi di trent’anni. Ha messo insieme un corposo dossier, che ho firmato e ha depositato in Procura. Il 26 luglio 2022 sono stata convocata dal procuratore della Repubblica, a Forlì, Maria Teresa Cameli”.

Presto si arriva agli ultimi giorni. Giorni carichi di notizie e stravolgimenti.Non mi sarei mai aspettata di vivere giornate in questo modo, con tutte le ultime novità – le parole di Marisa -. Speravo che il caso fosse riaperto, ma quello che sta emergendo è un terremoto. Un terremoto sul caso di Cristina e Chiara che oggi vengono messi così tanto in relazione. Spero che davvero questa volta si arrivi alla vera verità”.

Stanchezza e speranza. Nel mezzo, un turbinio di emozioni: “Non voglio vendetta, ma giustizia. Chiedo solo i resti di mia figlia Cristina. Metterei il cuore in pace e continuerò a lavorare solo per l’associazione “Penelope” sia accanto alle famiglie di persone scomparse”, continua Marisa. “Sono stanca, ma una volta di più… e ancora di più oggi sono chiamata a sostenere la causa di Cristina”.

 

L’ambiente cattolico vede di nuovo i riflettori puntati, con sospetti e ombre. “Mi dicono: perché continui ad andare in chiesa, con tutto quello che… Io rispondo che non è la Chiesa a sbagliare, ma sono le persone. La fede mi ha sostenuto e salvato in questa vita. Ora mi sostiene la speranza di riuscire a chiudere questo cerchio sulla scomparsa di mia figlia. Perché senza un cadavere, non si riesce mai a elaborare il lutto. E porterei i resti di mia figlia accanto a quelli del suo babbo Giovanni, morto di dolore dieci anni dopo la scomparsa di Cristina. La prossima settimana saranno 22 anni che non c’è più. Speriamo che Giovanni, Cristina e Chiara e tutti coloro che sono in cielo, diano un aiuto per il raggiungimento della verità. Come diceva il nostro caro parroco don Ettore, ‘tira in tla sacona a e’ Signor’…”.

Dal 1994, con lo stupro di cui venne condannato Emanuel Boke, nel 1992 ospite al convento dei Cappuccini, tutti i sospetti furono per lui. “Anche in seguito alla confessione verbalizzata che fece a padre Lino – prosegue Marisa -. Il mio dito non lo tolgo su Boke perché di certo ha fatto del male a una ragazza di Cesena. Lei stessa mi disse che riuscì a sopravvivere alla violenza perché si estraniò, non reagì e ne uscì salva. Mi disse che tanta era la furia che ogni reazione lo avrebbe fatto diventare ancora più bestia. Così ho pensato per trent’anni. Ora vediamo. Continuo ad aspettare con fiducia e speranza”.