L’enigma del vuoto, danza contemporanea al “Bonci” di Cesena

Tanti applausi ieri sera per lo spettacolo del coreografo e regista belga Wim Vandekeybus. La recensione

"Void",_Wim Vandekeybus (foto © Danny Willems)

Teatro Bonci stracolmo, la sera di ieri, giovedì 16 gennaio, per “Void”, lo spettacolo del coreografo e regista belga Wim Vandekeybus e dei performer della sua compagnia “Ultima Vez”, fondata a Bruxelles nel 1987.

Una lampada, un tamburino e alcuni drappi

Il vuoto, in effetti, domina lo spettacolo, che nasce da piccoli oggetti di scena e si dipana nel tempo, in novanta minuti, grazie alla straordinaria perizia scenica degli interpreti. Fin dall’inizio, in scena c’è ben poco: una lampada, un tamburino, e alcuni ampi drappi che vengono usati saggiamente in apertura e chiusura, con effetti di grande suggestione, come raramente si vede sui palcoscenici.

Teatro che lancia suggestioni

Il teatro di danza contemporaneo è una grande sfida: si intuisce, più che comprendere. Il vostro cronista, infatti, non vuole essere così arrogante da affermare di aver capito tutto, ma forse è anche questo il desiderio del coreografo, quello di lanciare delle suggestioni, degli stimoli, che potranno lievitare nella mente dello spettatore in grado di porsi questi problemi. Il teatro che afferma, che mette in scena le cose come sono è, particolarmente in questi campi, ormai del tutto svanito. C’è poco da dire: le scene e le musiche sono state molto efficaci, anche con alcuni momenti comici, come il tentativo clownesco da parte di una danzatrice di cercare il cuore degli spettatori in prima fila, aiutandosi con un lungo coltello, mentre i suoi compagni di ballo cercavano di impedirlo.

Al di là del “bello” e del “brutto”

Il momento leggero si trasforma rapidamente in un istante di commozione, quando quel cuore prende la forma di un palloncino rosso, che la danzatrice gonfia sempre più, fino a farlo scoppiare. Come leggere questa scena? L’abbiamo già detto: tutte le letture sono valide. Il teatro contemporaneo, come l’arte, ha abbandonato quei parametri che un tempo ci facevano andare sicuri, nel dire: questo è fatto bene, per questi motivi; è nato un nuovo mondo (in realtà, già da un bel po’, almeno dalle avanguardie storiche), in cui “bello” e “brutto” sono parole vuote. Di sicuro, se alla fine il cronista teatrale apprezza la qualità tecnica dei danzatori e rimane un po’ perplesso di fronte all’insieme dello spettacolo, il pubblico che ha gremito il teatro comunale non ha avuto dubbi nel tributare fortissimi e sentiti applausi a tutto il cast.