Cesena
Cesuola, prevenire è meglio che sguazzare
Cesena torna a occuparsi del suo fiume storico. Non il Savio, bensì il Cesuola, torrente che dalle colline di Sorrivoli scorre per dieci chilometri lungo Rio Eremo e Ponte Abbadesse, attraversa il centro cittadino in sotterranea, fino a confluire nell’alveo del suo fratello maggiore all’altezza dell’ex Zuccherificio.
Sul tavolo c’è un piano da una ventina di milioni di euro, con più obiettivi: evitare allagamenti dovuti alle piene centennali, bonificare gli scarichi fognari del centro, consolidare il tratto sotterraneo (in molti punti vecchio di quasi nove decenni).
Questa mattina nella sede del Quartiere Cesuola, che proprio dal torrente prende il nome, è stato firmato il protocollo d’intesa per lo sviluppo dei progetti di risanamento ambientale, strutturale e idraulico del corso d’acqua.
Tanti i firmatari, dal Comune alla Regione, da Atersir all’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale, fino a Hera. Aver riunito così tanti attori in un percorso condiviso è stato il frutto di un paziente lavoro di concertazione che dovrebbe (sulla carta) far procedere in modo spedito i lavori: “con un’unica visione d’insieme – ha spiegato il sindaco Enzo Lattuca – evitando interventi slegati uno dall’altro, che sarebbero solo tante toppe. Questo è un progetto articolato e ambizioso”.
La metafora usata è quella dell’imbuto. Scorrendo in sotterranea nel cuore del centro, per un chilometro e mezzo, il Cesuola non può essere dotato nel suo tratto finale di aree per gestire eventuali piene. Ragion per cui i lavori dovranno concentrarsi a monte, alzando gli argini e prevedendo zone di laminazione nei tratti scoperti.
Il primo intervento toccherà uno dei punti più critici, quello in cui il Cesuola s’incanala sottoterra tra piazzale Marconi e la storica “Portaccia”. Qui, da marzo 2022, verranno rimossi diversi tamponamenti al “solettone” di cemento, permettendo un raddoppio della portata massima del fiume da 25 metri cubi al secondo a 50 metri cubi al secondo. L’acqua, in caso d’emergenza, potrà raggiungere gli archi del vecchio ponte di via Cavallotti.
La prima fase, nel complesso, si concentrerà sui tratti scoperti. Costerà 5,9 milioni di euro, interamente disponibili tra risorse regionali e del ministero dell’Ambiente. A partire dall’estate prossima partirà dalla zona Portaccia (300mila euro), proseguendo per il parco Cesuola (1,2 milioni) e realizzando casse d’espansione fino all’ex discarica di Rio Eremo (4,4 milioni).
Più complessa la seconda fase, che riguarda la parte interrata. È in fase di progettazione, con un costo complessivo stimato in 15 milioni di euro, 3,1 milioni dei quali già stanziati per opere fino al 2023. Altre risorse dovrebbero arrivare dal servizio idrico integrato e da fondi che l’Amministrazione comunale conta di intercettare tra le risorse del Pnrr.
Riguarderà la posa di canaline per intercettare gli scarichi fognari (circa 260 quelli nel tratto coperto, 150 dei quali di acque nere e 40 misti) e consolidare il lungo tunnel che corre nel ventre della città, realizzato in epoche diverse (1933, ‘66 e ‘84) e con caratteristiche strutturali differenti e materiali disomogenei.
“In alcuni tratti dovremo rimuovere la copertura per calare dei bobcat nel torrente – ha spiegato l’amministratore delegato di Hera Stefano Venier – il tutto mentre fluisce l’acqua, dato che non ci saranno sbarramenti”. Venier ha definito l’intervento cesenate secondo tre R: “Resilienza, rigenerazione, risanamento”.
Sono passati venti anni ormai dalla presentazione del “Percorso Cesuola”, il progetto del sindaco Giordano Conti che affiancò al torrente una pista ciclopedonale, nella parte scoperta, riqualificando allo stesso tempo l’itinerario urbano del torrente con pavimentazioni di pregio. Questi nuovi lavori saranno meno appariscenti ma sostanziosi.
I cesenati dovranno aspettarsi nei prossimi anni un via vai di ruspe, cumuli di terra, bobcat indaffarati e lavori un po’ ovunque: dalle colline fino a Ponte Abbadesse, dal Parco Cesuola al cuore del centro storico. Ma le esigenze di sicurezza non possono aspettare di reagire alle emergenze: devono prevenirle. Anche perché i cambiamenti climatici stanno presentando il conto, aumentando in modo preoccupante il verificarsi di eventi catastrofici.
“Vorrei che questo di Cesena diventasse un progetto pilota di prevenzione – ha commentato l’assessora regionale all’Ambiente Irene Priolo – replicandolo su Bologna e in altre zone che necessitano di una messa in sicurezza”.