Cesena
“Antonio e Cleopatra”, un classico al Teatro Bonci
La vicenda, in base alle scelte registiche di Valter Malosti, si colloca in un tempo sospeso fra antichità e presente. Tanti applausi per Anna Della Rosa

La storia è nota: il grande generale Marco Antonio, già braccio destro di Giulio Cesare, dopo la sconfitta degli assassini di Cesare, stringe un’alleanza con Lepido e il giovane Ottaviano, figlio adottivo dello scomparso dittatore. L’amore di Antonio per Cleopatra, regina d’Egitto, già amata da Cesare, oltre alla bramosia di potere, conducono i due triumviri allo scontro, che vede il trionfo di Ottaviano, che di lì a poco prenderà il nome di Augusto, dando forma definitiva all’impero romano.
Un amore tormentato
Una vicenda straordinaria, quella dell’amore fra il romano e l’egiziana (anche se va ricordato che Cleopatra, pur essendo regina d’Egitto era di stirpe greca, discendendo da Tolomeo, generale di Alessandro il Grande), che ha sempre colpito gli storici e gli scrittori. Dalle parole di odio del poeta Orazio, che inneggiò alla sconfitta della regina, fino alla biografia di Antonio scritta da Plutarco, in cui tanto spazio ha Cleopatra: proprio dalle “Vite parallele” di Plutarco giungono le suggestioni da cui William Shakespeare trasse la sua tragedia storica, fra il 1607 e il 1608. “Antonio e Cleopatra” vede al suo centro l’irrefrenabile passione amorosa fra il generale romano e la regina d’Egitto, un amore tormentato, furioso, che passa dall’idillio all’odio in pochi istanti, per concludersi, drammaticamente, con la doppia morte dei due amanti, sconfitti da Ottaviano, futuro imperatore universale. Uno si uccide con la spada per non essere umiliato, l’altra con un serpente per rimarcare, con l’uso di un animale sacro, la sua condizione di legittima regina d’Egitto.
Dubbi sulle scelte registiche
Al Teatro “Bonci” di Cesena, da giovedì 23 a domenica 26 gennaio va in scena la tragedia per la cura, come regista e interprete, di Valter Malosti, direttore di Ert. In scena con lui, nel ruolo di Cleopatra, Anna Della Rosa. Il dramma shakespeariano viene adattato a un atto unico di poco più di due ore, sintetizzando il numero dei personaggi e collocando la vicenda in un tempo sospeso fra antichità e presente. Se un appunto si può fare all’allestimento, che sta svolgendo la sua tournée dopo l’esordio l’anno scorso (lo spettacolo andrà a Perugia, Ferrara, Roma, Ancona, Messina, Palermo e Forlì), è quello di non avere scelto una linea interpretativa ben definita. In tanti anni abbiamo visto rielaborazioni di ogni tipo, che hanno spostato le vicende dei personaggi shakespeariani in ogni tempo della storia umana. In effetti, lo stesso teatro elisabettiano rendeva contemporanei ai suoi spettatori tutti i personaggi che venivano rappresentati, e non ci poteva essere alcuna volontà filologica in allestimenti che, va ricordato, non vedevano in scena donne, ma ragazzi travestiti nei ruoli femminili, con tutto ciò che di perturbante potrebbe apparirci oggi. Per questo motivo è perfettamente lecito da parte del regista rileggere la storia di Antonio e Cleopatra in chiave alchemica, collegandosi al fatto che, negli anni ottanta del XVI secolo, Giordano Bruno si trovava nello stesso ambiente culturale del Bardo, e molte idee del grande filosofo nolano possono essere giunte al drammaturgo. Chiarito che ogni rielaborazione è lecita e valida, va ricordato che una regola fondamentale è che le scelte registiche abbiano una loro logica e coerenza interna, e la volontà iniziale in qualche modo deve giungere allo spettatore. Se spostiamo la vicenda ai giorni nostri, costumi e scene devono agire in consonanza, se usiamo oggetti del tempo passato, l’uso di oggetti moderni deve avere una valenza espressiva. Qui invece, dopo aver usato spade e toghe, vediamo Cleopatra togliersi la vita con una pistola, dopo aver fumato una sigaretta fissando lo specchio. La scena, in sé, era bella e molto suggestiva: ma non funzionava dopo ciò cui si era assistito prima. Perché quell’unica sigaretta, quando tanti altri personaggi, prima, ne avrebbero potuto fumare una? Perché Cleopatra si uccide con una pistola invece del proverbiale serpente? Che cosa ci racconta, in più, quell’oggetto così moderno e connotato in modo diversissimo da quel che è avvenuto prima?
Anna Della Rosa, interprete eccellente
Qualche dubbio può venire dalle scelte registiche, mentre scene, luci e musiche sono state molto indovinate. Il maggior elogio però va tributato alla protagonista: Anna Della Rosa è una interprete eccellente, che unisce a una fisicità espressiva una delle voci (e delle qualità vocali) più notevoli degli ultimi anni. Come diceva Orson Welles, ci sono due tipi di attori: quelli che noti quando entrano in scena e gli altri. Anna Della Rosa appartiene senza dubbio alla prima categoria. Se di fronte a questo allestimento shakespeariano, come dicevamo, si può rimanere dubbiosi, di fronte a questa straordinaria attrice possiamo solo applaudire, come hanno fatto gli spettatori di giovedì sera al Teatro di Cesena.
Incontro con gli attori e replica audio descritta
Sabato 25 gennaio alle 18 nel foyer avrà luogo l’incontro con Valter Malosti, Anna Della Rosa e la compagnia, moderato dal docente e coordinatore del corso di Laurea in Discipline della musica e del teatro dell’Università di Bologna, Enrico Pitozzi. La replica di domenica 26 gennaio sarà audio descritta per persone con disabilità visiva: l’iniziativa si svolge nell’ambito del progetto del Centro “Diego Fabbri” di Forlì “Teatro no limits”, con il sostegno di Bcc Romagnolo. Informazioni e prenotazioni: info@centrodiegofabbri.it, tel. 0543 30244. Ingresso ridotto a 15 euro per gli utenti non vedenti e ipovedenti e omaggio per l’accompagnatore.