Cesena
Risuonano a teatro le “Aure cesenati”
Potrebbe sembrare un’operazione avvolta nella nostalgia, o nel culto della “piccola patria”. Eseguire musiche di compositori cesenati, al contrario, è un’operazione di alta cultura: in un mondo in cui è possibile ascoltare ogni genere musicale, in ogni istante della giornata, su qualsiasi strumento informatico, fare risuonare composizioni che giacciono in un ingiusto oblio è un’operazione estremamente meritoria.
È quello che è stato fatto durante il concerto di venerdì 4 marzo, al Teatro “Bonci” di Cesena. In cartellone, musiche di Nicola Petrini Zamboni, Ferdinando Ghini, Giulio Della Massa Masini, Carlo Bersani, Vittorina Bersani Rabuiti. Questi gli esecutori: Yuri Ciccarese, flauto; Luca Dalsass, violino; Giovanni Costantini, violoncello; Pierluigi Di Tella, pianoforte; Coro Musica Enchiriadis; Pia Zanca, direttore e pianista.
Come evidenziano le date biografiche dei compositori, il concerto ha spaziato fra XIX e XX secolo. Andiamo da Nicola Petrini Zamboni, violinista e compositore, nato a Cesena nel 1785 e morto a Altopascio nel 1849, a Ferdinando Ghini, flautista e compositore (Cesena, 1840 – Cesena, 1906), Giulio Della Massa Masini, compositore (Cesena, 1800 – Cesena, 1853), Carlo Bersani, pianista, compositore e didatta (Sogliano al Rubicone, 1882 – Cesena, 1965); Vittorina Bersani Rabuiti, musicista e insegnante (Sogliano al Rubicone, 1922 – Cesena, 2014).
Importante sottolineare che le composizioni prescelte per la serata sono una selezione tratta dall’archivio musicale della Biblioteca dell’Istituto “Corelli”, che si conferma essere una preziosa fonte di ricerca e approfondimento per musicisti, musicologi e studiosi. Va ricordato anche un altro fondo, molto vasto, quello di Franco Dell’Amore, che il musicologo ha riunito nella sua casa cesenate e che ha reso disponibile via internet (www.dellamore.it).
Entrando nel dettaglio della serata, l’esordio è stato con le “Aure cesenati” di Ferdinando Ghini, walzer di concerto che ha dato il titolo all’iniziativa. Il flauto e il pianoforte dialogano illustrando musicalmente Cesena e i suoi luoghi: i titoli dei movimenti non danno adito a dubbi. Abbiamo “Savio”, “Monte”, “Tranzano”, e il tono musicale ci porta in quel mondo viennese che ispirerà poi i compositori della generazione successiva, i “Zaclèn” e i Casadei. A seguire, di Nicola Petrini Zamboni, “Notturno per flauto, violino e violoncello”, in tre tempi: marcia, andantino affettuoso e walzer. Il titolo dice già molto: Petrini Zamboni, che vive fra XVIII e XIX secolo, è in parte figlio del Romanticismo, e questa composizione sospesa fra rapimento estatico e mistero è di grande suggestione.
Di Giulio Dalla Massa Masini è stata eseguita la “Danza di fauni e ninfe”, un breve scherzo per pianoforte e flauto, ma nonostante la brevità della composizione è chiara la volontà del compositore di raccontare una storia, descrivendo le avventure delle creature del mito. Si è passati poi a Carlo Bersani, compositore apprezzato da Renato Serra, di cui sono stati eseguiti molti brani vocali: “Un sogno” e “Quando cadran le foglie”, due romanze, eseguite da Silvia Ravaglia e Margherita Pieri, sospese fra tradizione italiana e musicalità tedesca (soprattutto per il secondo brano l’eco di Wagner è ben percepibile). Sempre di Carlo Bersani è stato eseguito un frammento della “Messa a tre voci dispari”: Kyrie, Sanctus, Agnus Dei.
Accompagnate dal pianoforte, che ha preso il posto dell’originario organo, le voci del Coro Musica Enchiriadis hanno spiccato, ben dirette da Pia Zanca, per espressività e soavità, ritrovata nel brano di Vittorina Bersani Rabuiti, nipote di Bersani, “In Monte Oliveti”: un mottetto a quattro voci di splendida, rarefatta espressività. Ha chiuso la serata la “Gran Sonata per pianoforte e flauto” di Nicola Petrini Zamboni, per flauto e pianoforte, davvero “grande” sonata, suddivisa in ben otto movimenti, con pianoforte protagonista. Una composizione davvero affascinante, da cui lasciarsi trasportare. Peccato che non fosse presente molto pubblico a teatro; possiamo solo sperare che occasioni come questa si ripetano, per permettere agli spartiti cesenati di riguadagnare, qualche volta, l’onore, meritatissimo, del palcoscenico.