Ucraini in piazza, la forza di una comunità

«Finita la guerra ricostruiremo e avremo un paese meraviglioso, sarà molto meglio di prima. Ci sarà un boom economico, come da voi in Italia negli anni ‘50».

È rivolto al futuro il pensiero di Vitaliy, ucraino d’origine ma italiano d’adozione. Nel nostro paese da vent’anni, a Forlì da un decennio, è tra i promotori della manifestazione di solidarietà all’Ucraina e per la pace che si è tenuta questa mattina in piazza del Popolo a Cesena.

All’evento hanno preso parte il vescovo di Cesena-Sarsina Douglas Regattieri, che ha benedetto i presenti, il parroco della comunità cattolica ucraina di rito bizantino don Vasyl, l’assessore alla Pace del Comune di Cesena Carlo Verona.

Tante le bandiere gialloblù dell’Ucraina, cartelli per l’istituzione di una “no fly zone” sul paese o l’invito ai russi a ritirarsi perché “Vogliamo tornare a casa”. Già, perché con la comunità ucraina locale c’erano anche i profughi giunti qui dopo aver lasciato le loro case allo scoppio del conflitto. Profughi che vengono seguiti passo passo da chi si trova in Italia da tempo: «Li aiutiamo non solo nelle necessità materiali – spiega Vitaliy – ma affiancandoci a loro come traduttori e guide nella burocrazia italiana, a partire dalle pratiche in Questura, che possono richiedere anche diverse ore. Abbiamo avviato dei corsi di italiano per loro, non limitandoci alla lingua ma aggiungendo serate di cultura e cucina, con piatti italiani e ucraini. Un supporto pensato per unirci. Quando arrivai in Italia io ero solo, con 90 dollari in tasca. So bene quanto sia importante avere un punto di appoggio».

Le manifestazioni organizzate in zona, già due a Forlì oltre a quelle di Cesena, hanno sempre avuto riscontri positivi: «Non solo a parole. Ci sono stati offerti il palco, da Pubblifest, furgoni per il trasporto e tante altre risposte a necessità pratiche. Si è messa in moto una macchina di solidarietà a tutti i livelli».

Qualche difficoltà in realtà c’è ma è legata agli amici russi, con cui la convivenza in certi casi si è fatta difficile: «Anche qui in Italia guardano i propri canali, pieni di propaganda – aggiunge Vitaliy, che ha anche parenti russi –. In Russia c’è chi ha manifestato con coraggio, venendo arrestato, ma la maggior parte del popolo russo sostiene il proprio Governo. Che non si limita alla propaganda: vuole un gregge ubbidiente e governabile. Non è un caso che, negli ultimi anni, il prezzo della vodka sia diminuito più volte. E ora il Cremlino si sta attivando per sconnettere l’intero paese da Internet, sostituita da una Rete nazionale».

Come si può reagire a questo stato di cose? «Bisogna fare informazione, parlare, manifestare. Come stiamo facendo noi a Cesena e Forlì. Bisogna far capire ai russi che la realtà è diversa, che c’è una guerra e che questa aggressione deve finire».

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[Foto gallery di Sandra e Urbano – Cesena]