Addio a Ercole Acerbi. L’abate dom Mauro Maccarinelli: “Esempio di fede testimoniata dalle opere”

La Basilica di Santa Maria del Monte, luogo a lui caro, ha ospitato questa mattina l’ultimo saluto a Ercole Acerbi, storico esponente della Dc, già assessore provinciale ed ex presidente dell’associazione “Benigno Zaccagnini” di Cesena (vedi sezione “Leggi anche”). I funerali sono stati presieduti dall’abate del Monte dom Mauro Maccarinelli. All’altare con lui il parroco del Duomo, don Giordano Amati.

Tanti i presenti nonostante il caldo, l’orario e la strada interrotta per i lavori in corso alle mura del complesso. Il vicesindaco di Cesena Christian Castorri con la fascia tricolore e gli assessori Maria Elena Baredi, Carmelina Labruzzo (nel coro), Francesca Lucchi, Giorgia Macrelli e Cristina Mazzoni si sono stretti attorno al collega assessore Camillo Acerbi, figlio di Ercole, e ai suoi familiari. Fra le autorità anche il presidente del Consiglio comunale di Cesena Filippo Rossini, il consigliere regionale Massimo Bulbi, Luciana Garbuglia in rappresentanza della Provincia di Forlì-Cesena, il sindaco di Gambettola Eugenio Battistini con l’assessore Pietro Pierantoni e Carlo Battistini, presidente della Camera di commercio della Romagna. 

“Le anime dei giusti sono nelle mani di Dio”, ha iniziato così la sua omelia l’abate richiamandosi alla prima lettura dal libro della Sapienza. “Dio – ha proseguito – è colui che ci tiene nelle proprie mani. Sono mani che oggi accolgono Ercole e continueranno a custodirlo e tenerlo presso di sé nella vita nuova”. 

Di Acerbi, il celebrante ha sottolineato il suo “attaccamento alla vita fino all’ultimo respiro: è morto lavorando al suo pc“, ma anche il fatto che “era pronto” all’incontro con Dio, “come è stato pronto nel pieno delle sue energie”. Dom Mauro ha ricordato che Acerbi “era un credente, convinto che la fede non è estraniazione dal mondo“. Ha sottolineato poi “il senso civico, l’appassionato impegno politico, e la dedizione alla famiglia, sempre con la consapevolezza che la fede cristiana esige un vissuto che ne sia testimonianza“, il riferimento alla seconda lettura dalla lettera di san Giacomo (“A che giova se uno dice di aver fede ma non ha opere?”). 

Nel tratteggiare il profilo di Ercole Acerbi, l’abate ha infine ricordato il “carattere deciso, volitivo”, una sicurezza che “viene dal senso profondo dalla parabola dei talenti, ascoltata oggi nel Vangelo”, per cui “rimane la testimonianza dei suoi talenti che ha saputo trafficare con intelligenza”.

Al termine della cerimonia, ha preso la parola il figlio Camillo Acerbi, assessore comunale, che ha ringraziato i tanti presenti e quanti hanno mandato messaggi di cordoglio. Da lui un grazie anche alla comunità benedettina del Monte per aver ospitato le esequie (evento raro) e un appello a “lasciare un’offerta per tenere vivo questo luogo”. 

Senza panegirici, che al babbo non piacevano”, il figlio ha ricordato la “vita lunga, nonostante i problemi di salute”, di Ercole, a cominciare dalla nascita, “settimino, nel 1939, in una famiglia molto povera, assumendo il nome del fratellino morto”.

La povertà e la sensazione di essere un sopravvissuto, secondo il figlio hanno forgiato il carattere del padre: “gli hanno insegnato che non si butta via niente, anche se con la muffa, a ingegnarsi per trovare sempre una soluzione, a essere estremamente generoso, a capire le attese della povera gente“.

Acerbi, nelle parole del figlio assessore, “conosceva il suo territorio, ogni via di ogni Comune, spesso anche ogni singola casa”. Era un uomo di cultura, “anche se riuscì a studiare solo da adulto”, e un “uomo di fede, mai esibita“, con un profondo “amore per l’Azione Cattolica“.

Ma soprattutto Ercole Acerbi era un “politico fino al midollo: guardava la realtà, anche quando andava in vacanza, per vedere se c’erano aspetti migliorabili. Sentiva la politica come la sua missione“. Da qui un cenno all’arte della mediazione, con le notti passate in bianco per raggiungere una sintesi. “Sapeva che il potere è necessario, ma non fine a se stesso”. Da qui l’aneddoto di aver rifiutato una tv a colori da un imprenditore in cerca di favori. 

Camillo Acerbi ha poi ricordato i commenti secondo i quali “con la morte di Ercole Acerbi si chiude un’epoca, una stagione irripetibile. Questo è vero solo se tiriamo i remi in barca. Quella stagione è ripetibile se ci diamo da fare. Io non ne sono capace. Spetta ai giovani provarci“.

A nome della Zaccagnini è intervenuto infine Michelangelo Bucci: “Ercole Acerbi era l’anima della nostra associazione. Per 25 anni è stata la sua casa. Tramite l’associazione è stato in grado di conservare il patrimonio, non solo materiale e archivistico, ma soprattutto immateriale dei cattolici democratici della Romagna“.

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