Nel nome di Dante. Novità in libreria

Quando nasce una nuova collana di ricerca storica e letteraria, è sempre una buona notizia, perché ci sono sempre nuove occasioni per approfondire, scoprire, riscoprire tutti gli autori, in particolare quei grandissimi che, nonostante siano apprezzati e studiati da secoli, hanno sempre qualcosa di nuovo da dire. È questo il caso della collana che la casa editrice fiorentina Olschki ha appena iniziato a pubblicare, «Giovanni Boccaccio. Testi e studi». Come si comprende facilmente dal titolo, l’argomento dei volumi sarà la “terza corona” della nostra letteratura, cioè il terzo fondatore della letteratura italiana, dopo Dante e Petrarca, e non riguarderà solo gli studi sullo scrittore, ma vedranno la luce anche la nuova edizione integrale delle sue opere italiane e latine.

Il primo volume di questa collana esordisce nel nome di Dante. Può sembrare paradossale, ma in realtà è perfettamente logico, in quanto il legame culturale fra il poeta della Commedia e l’autore del Decameron è strettissimo, ed è, oltretutto, molto legato alla Romagna. Boccaccio amava Dante, adorava la Commedia, tanto da avere copiato per tre volte l’opera: i manoscritti di Boccaccio esistono ancora, e testimoniano la sua passione per il poema dantesco. La Romagna, in questa relazione affettuosa, ha un grande peso, dato che a Ravenna viveva suor Beatrice, figlia di Dante, e Boccaccio fu incaricato di consegnarle una donazione in denaro dal Comune di Firenze, quasi a scusarsi per ciò che il suo illustre cittadino aveva patito dalla sua città. Boccaccio andò a Ravenna, ma conobbe tutta la Romagna, entrando persino nella “questione rubiconia”, dato che nel suo trattato geografico su fiumi, mari, laghi, identifica l’antico Rubicone con il moderno Pisciatello (Pisatellum). Data l’importanza dell’autore primario (Boccaccio), di quello secondario (Dante) e del loro legame col territorio romagnolo, è di sicuro interesse la lettura del volume Il Dante di Boccaccio, che raccoglie gli atti del convegno che si tenne a Certaldo il 9 e 10 dicembre 2021.

Come sempre succede in occasione di convegni di studi, sono tanti gli argomenti proposti: alcuni più noti, altri spingono a rivedere concezioni divulgate. In particolare, il primo saggio, di Marco Veglia, è dedicato al triplice rapporto Dante-Petrarca-Boccaccio. Il più giovane dei tre non conobbe mai Dante, ma fu amico di Petrarca; Petrarca sminuì tantissimo l’influenza che Dante aveva avuto su di lui, per non mostrarsi debitore nei suoi confronti. Solitamente si indica nella tarda età di Boccaccio una maggiore influenza di Petrarca, in quanto Boccaccio, lasciate alle spalle le opere in volgare, si dedica a testi di erudizione in latino, seguendo, cioè, il modello petrarchesco. L’interessante tesi di Veglia è che in realtà anche da questo punto di vista continua a funzionare il modello dantesco, in quanto se Petrarca è un modello come scrittore, non lo è come uomo; esattamente il contrario di Dante. In particolare, Vegli identifica nel 1353 il momento di una rottura fra Boccaccio e Petrarca, proprio perché il poeta ha scelto la vita della politica, ha scelto, per così dire, la via più facile: il contrasto con il fiorentino che sa quanto è salato il pane altrui e quanto è difficile salire e scendere le scale di case che non siano la propria non potrebbe essere maggiore. In sostanza, anche se la collaborazione e l’amicizia con Petrarca proseguì, Boccaccio non ebbe mai dubbi sul fatto che Dante fosse stato il primo poeta in volgare, l’apritore di strade. Una fedeltà testimoniata dal commento pubblico della Commedia che Boccaccio iniziò nel 1374, un episodio di straordinaria importanza, in quanto era la prima volta che un autore contemporaneo veniva commentato pubblicamente, alla pari dei classici antichi.

Oltre a questa analisi del rapporto fra le “tre corone” della letteratura italiana, il volume risulta di grande interesse anche per gli altri contributi, che spaziano dall’ispirazione del Purgatorio dantesco sul Boccaccio poeta latino, al tema del mare nella produzione boccacciana, direttamente derivante dalle immagini marinare dantesche, per tratteggiare il dialogo fruttuoso fra due vertici non solo della cultura italiana, ma in generale dell’arte europea, entrambi fonte di ispirazione per secoli, ed ancora oggi presenti nella mente e nel cuore.

 

Natascia Tonelli (a cura di), Il Dante di Boccaccio, «Giovanni Boccaccio. Testi e studi», 1, Olschki, Firenze 2024, pp. 276, euro 35.

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