Cesena
Lascia la preside Sternini (Scuole del Sacro cuore): “È chiesto un orizzonte di senso alla responsabilità educativa”
Anno scolastico ormai alle porte. In Emilia Romagna si ricomincia lunedì 16 settembre. In vista della riapertura delle aule abbiamo intervistato la professoressa Ombretta Sternini che da metà mese lascerà il posto a Domenico Fabio Tallarico (Vedi pezzo in “leggi anche”) dopo 21 anni di impegno prima come preside, poi come rettore delle scuole del Sacro Cuore, a Cesena. (L’intervista è stata pubblicata a pagina 13 sul n. 32 della nostra edizione cartacea uscita in data 5 settembre scorso).
Rettore Sternini, può raccontare come ha vissuto il passaggio dal liceo Scientifico “Righi” al primo ciclo, da una scuola statale a una paritaria?
Quando, in seguito alla morte di Paola Piraccini, mi è stato chiesto di assumere il suo ruolo nella guida delle scuole del Sacro Cuore, ho accettato la proposta con grande senso di responsabilità nei confronti di una istituzione di cui ero stata socia fondatrice e in cui avevano compiuto il primo ciclo di studi i miei figli. Lasciavo in tal modo un’esperienza appassionante di trent’anni di insegnamento nei licei statali per un compito in cui avvertivo la possibilità di dare più compiuta espressione al patrimonio pedagogico e culturale che mi era stato consegnato nella storia vissuta all’interno del movimento di Comunione e Liberazione, illuminata dallo straordinario carisma educativo di don Giussani.
Ci può dire dell’esperienza del liceo del Sacro Cuore, intensa ma breve?
L’esperienza del Liceo, sviluppatasi dal 2007 al 2018 per la volontà di dare coerente prosecuzione al primo ciclo, è stata un’esperienza entusiasmante, che purtroppo le difficoltà legate al blocco del cantiere delle scuole hanno impedito di continuare, anche se l’attuale liceo “Almerici” può essere considerata l’ideale continuazione. È stata una stagione di intensa progettualità, che ha trovato il suo punto di forza in un gruppo affiatato di insegnanti di grande valore, appassionati alle loro discipline e alla relazione con gli studenti. Rimane una gratitudine in chi ha avuto il privilegio di condividere quegli anni per la vivacità del clima culturale condiviso e la ricchezza dell’esperienza umana vissuta.
Come sono cambiate le famiglie in questi anni e le loro richieste?
Per certi aspetti potremmo dire che oggi nella maggior parte delle famiglie sembra prevalere una richiesta prestazionale nei confronti della scuola, volta con ogni probabilità a venire incontro a fragilità e insicurezze. Se si va a fondo nel dialogo, emerge come i genitori siano sempre interessati al bene dei loro figli. Per questo è importante una condivisione in cui possano emergere le più ampie finalità educative che la scuola si pone nella tensione a una crescita integrale della personalità dei ragazzi.
Con quale proposta formativa si pongono le scuole del Sacro Cuore in città?
Le scuole del Sacro cuore evidenziano sempre come il fine fondamentale del loro operare sia introdurre i ragazzi, in tutte le dimensioni della loro persona, alla totalità del reale, in un progressivo sviluppo che accompagna la loro crescita. Proprio l’attenzione al contesto contemporaneo e alle sue caratteristiche ha portato in questi ultimi anni a promuovere, accanto a quella formazione umanistica, che rimane centrale, come ha anche sottolineato papa Francesco nel suo intervento sul valore della lettura, uno sviluppo del lavoro sulle competenze in lingua straniera e nelle discipline scientifico-tecnologiche. L’avvio in questo anno del progetto Cambridge, che coinvolgerà tutti i livelli di scuola, si muove proprio in questa direzione.
Istruire, formare, educare, tre verbi che c’entrano anche con le scuole del Sacro cuore. Come li avete declinati negli anni della tua direzione?
Tali verbi si integrano nella formula che guida tutte le scuole della rete de “Il rischio educativo” a cui aderiamo: educare insegnando. Alla scuola infatti oggi più che mai, in un contesto in cui sembrano in crisi altri soggetti, è assegnata una responsabilità educativa, che però si declina nell’insegnamento, che deve essere rigoroso, ma sempre inserito in un orizzonte di senso.
Riesce a tracciare un bilancio finale? Quali i sentimenti in queste settimane di passaggio di consegne?
Ho di sicuro ricevuto tanto, in scambio culturale e di umanità, in anni che hanno segnato molto la mia vita. Personalmente “ho combattuto la mia battaglia” cercando di mettere al servizio talenti e limiti. Lascio le scuole convinta di essere giunta a quel punto della vita in cui è arrivato il tempo di mettere nelle mani di altri, più giovani, un’opera che si desidera possa continuare a crescere.