Cesena
In scena al teatro Bonci La rondine di Puccini
«Forse, come la rondine / migrerò verso il mare, / verso un chiaro paese / di sogno… Verso il sole!»: così canta Magda, la protagonista, nel finale del primo atto de La rondine, la sfortunata opera-operetta di Giacomo Puccini, che dall’esordio nel 1917 non è mai riuscita a far battere i cuori degli appassionati d’opera e non ha ottenuto quel posto fisso nei cartelloni dei teatri mondiali che è spettato alle sue sorelle più famose, Manon Lescaut, Bohème, Tosca, Madama Butterfly, Turandot…
Il Conservatorio cesenate (ora unito a quello di Rimini) dal 1996 offre ai suoi cittadini un allestimento operistico sul palcoscenico del “Bonci”: un’occasione importante, fondamentale per chi vuole farsi strada nel campo dell’opera lirica. Essere in scena in un’opera “vera”, con veri costumi, scenografie, un’intera orchestra in accompagnamento, permette ai giovani cantanti di realizzare un bel punto del proprio curriculum. Negli anni passati c’era addirittura un concorso internazionale per questo appuntamento: oggi, che le risorse sono assai calate, tutto viene fatto all’interno del Conservatorio. La qualità resta alta, ma bisogna cercare titoli che siano alla portata degli studenti.
In questo centenario pucciniano, la scelta è caduta sulla Rondine, un’opera estremamente anomala nella produzione del grande toscano: commissionata da Vienna come operetta, rifiutata, rielaborata come opera lirica, nel pieno della Grande guerra, la storia dell’amore di Magda e Ruggero non incantò gli spettatori, e non ha mai brillato. «La traviata dei poveri», viene sprezzantemente definita: l’espressione sarà brutale, ma non va lontano dal vero: siamo negli stessi anni, all’incirca, del dramma di Verdi; la storia riguarda una mantenuta di lusso che scopre l’amore per un giovane inesperto; come nell’opera verdiana, centro delle vicende è la lussuriosa Parigi.
I contatti con il capolavoro di Verdi ci sono tutti: differente è il finale. Nella Traviata, Violetta è l’eroina, ma per ottenere il nostro perdono deve morire, da eroina romantica, di tisi; Magda è una donna molto più semplice, calcolatrice, e in salute. Ha vissuto una breve stagione d’amore con Ruggero, ma quando l’innamorato comincia a parlare di matrimonio, figli, e una casetta in cui vivere coi suoi genitori, Magda ripensa al bel mondo in cui viveva, e, come la rondine del titolo, ci ritorna lestamente. Il finale, che vede Ruggero, solo, nella camera d’albergo in cui Magda l’ha lasciato, ascoltare la voce della sua amata che si allontana, potrebbe ricordare quel capolavoro del teatro moderno che è Casa di bambola di Ibsen, ma l’atmosfera da operetta smonta qualsiasi velleità drammatica.
Se Puccini aveva dei dubbi, era perché era uno straordinario drammaturgo, e sentiva chiaramente che la storia era estremamente evanescente. La musica va di conseguenza: motivetti gradevoli, ballabili, a volte persino leggiadri; ma la zampata del grande compositore, che lascia senza fiato per la qualità della creazione musicale, non c’è. Non che manchi sempre: ci sono alcuni momenti, nel primo atto, in cui si avverte come l’eco di qualcosa di più grande, che in altri tempi ci ha commosso, ma la sensazione sfugge ben presto, e si ritorna in un mondo di carta velina in cui i sentimenti hanno ben poco spessore.
L’opera è stata messa in scena al “Bonci” sabato 5 ottobre: ingresso libero, teatro gremito, numerosi applausi. Le scene, come sempre curate dall’Accademia di Belle arti di Bologna, riescono a fare molto con pochi mezzi, e sono suggestive. La regia di Stefano Vizioli è efficace, e l’idea di spostare dal XIX al XX secolo la vicenda funziona: gli Anni Cinquanta del Novecento, in un certo senso, assomigliano alla stessa decade del secolo precedente, e la trasposizione rende più comprensibile la vicenda.
Venendo al cast, la protagonista, Cansu Suakar è molto brava: voce gradevole, bella presenza scenica, maturità nei movimenti. Anche Kim Wi Chan, nel ruolo di Ruggero, è stato un piacevole ascolto, per la bellezza e pastosità della voce; nei movimenti scenici, qualche incertezza in più. Molto efficaci il Poeta di Giovanni Petrini e la Lisette, governante di Magda, interpretata da Isadora Rayen Prado Barra. Belle le parti di danza, curate da “Faenza’s Danza” di Raffaele Scicchitano e Federica Zani. Efficace l’orchestra, diretta da Paolo Manetti. Come detto, teatro pienissimo, e applausi scroscianti. Anche se La rondine non sarà un capolavoro, è stata comunque una bellissima serata.