Cesena
Cesena criminale, una carrellata sul passato oscuro della “città scorpione”
Un viaggio tra le pagine più oscure del passato della città a forma di scorpione. È appena uscito il libro ‘Cesena criminale’ di Paolo Turroni edito da Il Ponte Vecchio. Le vicende narrate – crimini, delitti e altre violenze – passano per la dominazione malatestiana, lungo l’età pontificia fino ad arrivare al XX secolo.
Immancabile il riferimento alla strage del 1377, quando i primi di febbraio furono trucidate migliaia di persone dai mercenari bretoni assoldati dallo stato della Chiesa. Fu uno dei più terribili massacri della storia medievale e il giorno più tragico per Cesena, finito però nel dimenticatoio (in suo ricordo è intitolata la piazzetta antistante l’ingresso del Comune lato Rocca). “Non sappiamo quanti furono i morti: le cifre sono molto altalenanti e poco credibili. Cesena probabilmente aveva fra cinque e diecimila abitanti, però in assenza di qualsiasi documentazione, perché quasi tutto fu distrutto durante il massacro ─ spiega lo scrittore e saggista Paolo Turroni ─. Di sicuro la città rimase spopolata, chi sopravvisse scappò verso Rimini o Forlì. Quando nel 1378 la prende Galeotto Malatesta, Cesena è quasi una città fantasma. Non a caso in quel momento ‘scende’ dal Garampo per estendersi in pianura”.
Nel volume fanno capolino anche fenomeni paranormali: è quello della contessa Bandi del marzo 1731 raccontato da un cronista dell’epoca, Nazzareno Trovanelli. “È uno dei primi casi, se non il primo in assoluto, della combustione umana spontanea: un fenomeno misterioso che ancora non ha una spiegazione scientifica. Del fatto si ricordò anche Leopardi nel suo Zibaldone”, afferma l’autore, che è insegnante di lettere al liceo Monti.
Tra principi crudeli, eretici, minatori arrabbiati e donne abusate, ci sono anche episodi che strappano un sorriso, come quello dell’eretico di Roversano o del medico diventato mummia. “Si tratta di Baldassare Pedroni, seppellito nella chiesa di San Francesco. Nel 1500 i frati scoprirono che il corpo si era conservato perfettamente e lo utilizzarono per intimorire i fedeli durante l’omelia del 2 novembre”, racconta.
Spunta poi un noto intellettuale che rischiò la vita per amore. “Renato Serra nel dicembre del 1911 fu aggredito in centro storico da un marito geloso che gli sparò dei colpi di pistola ─ prosegue Paolo Turroni─. Lui si salvò perché uno dei proiettili s’incastrò nel portamonete che teneva nel panciotto. La curiosità è che di solito teneva l’oggetto a destra, ma quella mattina nel sistemare il vestito, sua madre Rachele lo spostò nella tasca sinistra”.
In tempi più recenti, l’autore ripercorre il femminicidio della 20enne Stefania Garattoni, avvenuto nel marzo del 2011 in viale Mazzoni. La giovane fu uccisa a coltellate dall’ex fidanzato che non riusciva ad accettare la fine della loro relazione.