Il dottor De Astis (Usca): “La nostra è una guerra contro questo virus. Una guerra che vogliamo vincere”

“Guardi, mi piacerebbe se riuscisse a fare passare questo messaggio. La gente deve stare tranquilla perché è seguita da un pool di medici. Si fa tutto il possibile. Nessuno si deve sentire solo”. Lo dice il dottor Rudy De Astis, medico libero professionista che si occupa di tendinopatie croniche al centro Fisiomedic di Cosimo Capone, dove lo abbiamo incontrato questa mattina. Da marzo il dottor De Astis fa parte delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale di cui ora si parla, ma ancora molto sconosciute ai più.

“Sono uno dei 18, mi raccomando – dice con forza il dottore – sotto la direzione del dottor Riccardo Varliero che ci ha fornito i migliori dispositivi di protezione individuale. Siamo tutti volontari. Lavoriamo assieme. Ma noi siamo un gruppo e mi piacerebbe, se può, ricordare gli altri 17 colleghi, uno a uno: Giulia Bassi, Pietro Barone, Pietro Battistini, Matteo Belletti, Francesco Bonomi, Claudia Cerantola, Giuseppe Colombo, Francesco Comando, Giulia Cucchi, Federica Leone, Valentina Orioli, Ignazio Palazzi, Arianna Pesaresi, Andrea Portoraro, Clarissa Diana Santovito, Isa Tommasoni, Giacomo Zinzani”.

“Siamo tutti un po’ strani e un po’ matti, altrimenti uno mica entra nelle Usca”, chiosa il dottore.

Come vi rapportate con i medici di base? “Sono loro a fare il grosso del lavoro – risponde De Astis -. Noi interveniamo in seconda battuta, nei casi in cui viene richiesto. Per gli asintomatici e i paucisintomatici non viene domandata la nostra presenza. Quando i parametri vitali peggiorano, dai medici di medicina generale (non possono visitare i pazienti a domicilio), dal Pronto soccorso, dall’Igiene pubblica o dai reparti dell’ospedale può essere chiesto l’intervento di un medico delle Usca”.

Allora che succede in quel caso? “Prendiamo in carico il paziente e vediamo che si può fare. Si svolge una prima visita a domicilio e poi si segue o con il telefono o con altre visite. Di solito si va in due, ma ci si muove anche da soli, per turni di sei ore dalle 8 alle 20, tutti i giorni. Anche a Natale siamo andati in visita a domicilio. In una giornata si possono vedere fino a 20-30 pazienti”.

È importante rimanere a casa, come molti raccomandano? “Ho curato una signora di 91 anni, ora guarita – dice il dottore – Non può immaginare la gioia alla notizia della negatività. Le assicuro che in tanti casi l’ecografo portatile per noi è importantissimo, per poter produrre una diagnosi e per poter seguire i pazienti. Siamo stati istruiti, per le ecografie, nel reparto di Radiologia del “Bufalini” guidato dalla dottoressa Emanuela Giampalma. Ci hanno formati le dottoresse Greta Gardelli e Martina Mughetti. Spesso torniamo da loro per ripassare la tecnica”.

“Il nostro obiettivo – prosegue il medico – rimane curare le polmoniti a casa. Ma quando non ci riusciamo, mandiamo gli ammalati in ospedale, nel reparto Covid, dalla dottoressa Elena Magnani, dopo che il dottor Beniamino Praticò è andato in pensione. Curare le persone al proprio domicilio ha un vantaggio enorme perché toglie il carico sull’ospedale. In più, è bene ricordarlo, i malati non vogliono andare in ospedale”.

Tutti questi medici in azione riescono a lavorare bene insieme? “Quello che serve alla medicina, è la collaborazione tra medici. In questo caso in campo abbiamo il Pronto soccorso, la Radiologia, il reparto Covid, i medici di medicina generale, i medici di guardia medica e noi delle Usca. La medicina del territorio è fondamentale così come la collaborazione tra le diverse unità operative”.

Dottore, mi dica la verità, siete stanchi, dopo tutti questi mesi sempre sotto stress? “Non siamo mai stanchi. Siamo carichi a pallettoni, tutti con un grande entusiasmo. La nostra è una guerra contro questo virus. Una guerra che vogliamo vincere”.

A sinistra il dottor Rudy De Astis con una collega delle Usca