Cesena
Ina-casa. Una casa per uno, una casa per tutti
“Una casa per uno. Una casa per tutti”. Un titolo efficace per una proposta che si è dimostrata di grande interesse. Sono stati 180 gli studenti coinvolti nel progetto curato dall’associazione cesenate Aidoru e vincitore della quinta edizione del bando “Giovani per il territorio: la cultura che cura” indetto dall’Istituto beni culturali dell’Emilia-Romagna, presentato questa mattina durante una conferenza stampa online.
“Si è trattato di un viaggio nel tempo – ha detto Roberta Magnani di Aidoru – tra passato, presente e futuro. Siamo partiti da Cesena per illustrare questi quartieri realizzati con il piano nazionale Ina-casa, ma poi proseguiremo in altre città. Abbiamo scoperto che le case possono parlare, raccontare”, per non perdere la memoria e per valorizzare. Perché, “tutto ciò che non genera, degenera”.
Il piano Ina-casa fece parte, nel secondo dopoguerra, di una ricostruzione fisica e sociale del nostro Paese. “Si trattava di micro città nelle città – ha aggiunto la Magnani -. Di quartieri popolati e popolari, a Cesena la Fiorita e le Vigne. Abbiamo compiuto questo viaggio per riconoscere i segni dei tempi e comprendere la storia. Con gli studenti abbiamo esplorato e poi narrato. Ora lasceremo esposte le realizzazione compiute dai ragazzi. Dall’autunno saranno in mostra. Per adesso si vedranno due pannelli, uno in zona stazione e uno in zona via Plauto. Metteremo in vendita tutto il materiale realizzato. Il ricavato andrà alle singole scuole coinvolte”.
Si tratta della Primaria del IV Circolo Fiorita, della Secondaria di primo grado Plauto e dell’Istituto tecnico “Garibaldi/Da Vinci”. I bambini e i ragazzi hanno potuto toccare con mano la bontà di un piano che ebbe il merito di dare una casa a tutti, con l’idea di darne una a ciascuno.
Cristina Ambrosini e Lorenza Bolelli del servizio patrimonio culturale della Regione hanno messo in evidenza le analogie tra il difficile periodo del dopoguerra e quello attuale, ugualmente di grande difficoltà sociale. “È stato un lavoro in rete, grazie al quale si è potuto dialogare con e tra tante istituzioni diverse”, ha aggiunto la Bolelli.
Anche l’assessore alla cultura del Comune, Carlo Verona, ha messo in rilievo come oggi ci si trovi ancora in una “fase di ricostruzione” e come il rigenerare sia legato non solo alle attività edilizie, ma a momenti di forte socialità.
Dal lato scuole è intervenuta la preside dell’agrario/geometri, Luciana Cino. “Ho apprezzato molto il progetto – ha detto la dirigente scolastica -. E tutti i ragazzi lo hanno accolto, anche quelli di prima con i quali è più difficile il coinvolgimento. I laboratori proposti sono stati un’occasione speciale di incontro, in questi mesi di lavoro a distanza”.
La professoressa Anna Maria Stroppolo ha aggiunto che grazie al lavoro sul territorio, gli studenti hanno avuto l’opportunità di “come si deve osservare quando si va in giro. Hanno sperimentato questa opportunità”, un fatto per nulla banale ai nostri giorni.
Ha chiuso gli interventi il direttore del teatro “Bonci” Franco Pollini. “Abbiamo partecipato con spirito di supporto”, vista la partecipazione di alcuni attori della compagnia del “Bonci” nella realizzazione di alcuni video. Nei brevi filmati alcuni dei protagonisti raccontano come negli anni ’60 in quei due nuovi quartieri a cavallo della ferrovia “ci si sentisse tutti come in una grande famiglia, tanto che si lasciava sempre la chiave nella porta perché la mamma non aveva tempo di venire ad aprirci ogni cinque minuti”.
A conclusione del progetto è stato realizzato il portale inacasa.org a cura di Lorenzo Bartolini, uno dei fondatori, con Samuele Bertani e Jacopo Foschi, della start up NonStudio.
Sono numerosi i sostenitori del progetto, tra cui il Comune di Cesena, l’Acer Forlì-Cesena, Ert Emilia-Romagna, il campus universitario di Cesena, l’asd Livio Neri, Stilgraf tipografia e il Rotary club di Cesena.