In libreria “Le Gemme e lo Spirito” di don Fabrizio Ricci

Un dialogo tra cultura e teologia per tutti gli appassionati della Terra di Mezzo. Esce in libreria il 4 giugno “Le Gemme e lo Spirito” di Effatà Editrice, scritto dal sacerdote 37enne don Fabrizio Ricci.

È un commento teologico al Silmarillion di J. R.R. Tolkien, uno degli autori di maggior successo della letteratura contemporanea, i cui capolavori (Il Signore degli Anelli, Lo Hobbit) sono entrati nell’immaginario collettivo. “Se l’interpretazione cristiana nelle opere di Tolkien non è cosa nuova, e numerose le pubblicazioni dedicate all’argomento, l’aspetto innovativo del mio contributo è l’essermi soffermato sui racconti contenuti nel Silmarillion”, spiega don Fabrizio, parroco dell’Osservanza e di San Giovanni Bono di Cesena e da sempre appassionato del genere fantasy.

Il Silmarillion, iniziato nel 1917 e rimasto incompiuto (pubblicato postumo dal figlio Christopher), rappresenta il tronco da cui si sono diramate tutte le successive opere narrative di Tolkien. Vi si narrano gli eventi della Prima Era, alla quale di continuo si rifanno, come a un necessario antecedente e a una chiave interpretativa, i personaggi e le avventure del Signore degli Anelli. “C’è una certa convergenza tra i miti di Tolkien e la simbologia cristiana, anche se non sono mai citazioni esplicite – prosegue il sacerdote -. Ad esempio, c’è Fëanor che si accosta moltissimo all’Adamo della Genesi. Oppure Sauron, il malvagio e potentissimo antagonista del Signore degli Anelli, che nel Silmarillion è rappresentato come un angelo di luce palesemente cattivo e che ricorda la presenza satanica così come è manifestata nella seconda settimana degli esercizi ignaziani: un personaggio equivoco che bisogna saper discendere. E poi ancora Túrin, personaggio dalla storia maledetta, che richiama la maledizione nella Bibbia”.

Una catechesi che esce dai binari canonici per stuzzicare la curiosità degli amanti della letteratura fantastica, in particolare dei più giovani. “I personaggi tolkieniani e biblici non sono al di fuori di noi, ma raccontano ciò che abbiamo nel nostro cuore: rappresentano ciò che vi è più di nobile e puro, ma anche di più abietto e temibile. È un tentativo di dialogo tra cultura e cristianesimo che porta uno scambio di saperi”, conclude don Fabrizio.