Si sono svolti i funerali del professor Riva. Il ricordo di un ex alunno

Adesso che ho metabolizzato la notizia, qualcosa forse riesco anche a scrivere. D’altronde, uno che è nelle mitiche figurine della Panini è un personaggio pubblico. E un ricordo pubblico, anche oltre a quanto ho saputo esprimere in maniera raffazzonata poco fa in chiesa, ora si può anche tentare di raccontare.

Ci ho provato, poco fa, al funerale del professor Osvaldo Riva, l’ex calciatore di serie A che poi si mise dietro la cattedra a insegnare Geografia economica a noi studenti dell’Itc “Serra” di Cesena. E lo ha fatto per anni. Un grande, il prof. Forse anche di più. Grandissimo. Tutti noi ne conserviamo un ricordo indelebile, bello, fresco, soprattutto grato. Abbiamo con noi la figura di uno che era avanti rispetto a quegli anni ’70. Uno che seppe fin da subito instaurare con i suoi studenti un rapporto serio, di reciproca stima.

Il prof mise le cose in chiaro, alla sua prima entrata in classe. Geografia economica si faceva dalla II. Due ore alla settimana. Una materia secondaria, se vogliamo. Per noi, grazie a lui, non fu così. Noi tutti amammo geografia fatta col professor Riva. Lui ce la fece studiare e amare. In quei tempi volavano i 4 nel registro, e anche i 2. Si rimandavano gli studenti a settembre a tutto spiano. Si bocciava tanto. “Ragazzi, noi faremo le interrogazioni programmate. Vi mettete d’accordo tra voi. Ne voglio due ogni volta. E interrogo su tutto il programma. A me interessa che voi conosciate la materia, dall’inizio alla fine”. Così ci disse al nostro primo incontro. E così fu sempre, fino alla quinta, nella succursale che aveva sede a palazzo Locatelli, in pieno centro storico. Succursale a lui affidata e che lui guidava con estrema semplicità e grande serenità.

E poi il prof per noi è stato un grande maestro vita. Avere alla cattedra uno che aveva giocato in serie A. Soprattutto per noi maschi era un fatto incredibile. Ricordava i duelli con Altafini, che considerava il più forte di tutti. E poi Barison e altri fortissimi cannonieri con i quali aveva avuto scontri sportivi che per noi diventavano epici. Per quel prof così semplice e così vicino, noi tutti avevamo una sorta di venerazione. Eppure i rapporti con lui sono sempre stati molto informali. Li sapeva accorciare. Ci aveva dato responsabilità. Ci trattava da adulti, quasi alla pari. Ci ha insegnato a crescere. Sì, il prof Riva è stato un autentico educatore per noi.

Ricordo come fosse solo ieri quel che ci raccontava del suo cambio repentino di vita. Da calciatore di A, una vita dorata anche allora, ai banchi dell’università che aveva abbandonato ai primi esami. Chissà se lo ha mai raccontato ai suoi nipoti che stamattina ho visto al funerale? Diceva che si svegliava in piena notte e saltava sul letto, forse preso dagli incubi. Importanti infortuni lo costrinsero a mollare il calcio a soli 28 anni, mentre stava per arrivare in squadre più blasonate rispetto alla Spal.

Ma il prof era un mastino e non mollava mai. Come ci insegnò. Il suo esempio fu proprio questo: darsi obiettivi e raggiungerli. E dare tutto quello che si ha. Ha amato la vita. Ha amato noi suoi studenti, senza sdolcinerie, ma con la concretezza di uno che si era guadagnato tutto, con la sola forza della sua volontà, del suo carattere, della sua determinazione.

Ci pare ancora di vederlo, lì sulla cattedra, o lungo corso Sozzi, negli anni a seguire. Sempre sorridente, sempre positivo. Prof, noi la ricordiamo così. Noi della V G del 1979. E le siamo immensamente grati. Lei lo sa. Ci fa piacere che lo sappia anche qualche altro.