Il tempo sospeso sul grande schermo

È stato con una certa emozione che i cesenati hanno rimesso piede nel cortile di Palazzo Guidi che ospita da anni l’arena estiva San Biagio. L’occasione, venerdì 26, era data dalla proiezione del cortometraggio “In un tempo sospeso”, diretto da Marcello Veggiani.

Prima della proiezione del film sono intervenuti il presidente dell’Unione dei Comuni della Valle del Savio, e sindaco di Cesena, Enzo Lattuca, il sindaco di Bagno di Romagna, Marco Baccini, il sindaco di Sarsina, Enrico Cangini, il sindaco di Montiano, Fabio Molari, la sindaca di Mercato Saraceno, Monica Rossi Enrico Salvi.

I sindaci, moderati dal giornalista del “Resto del Carlino” Simone Arminio, hanno raccontato come hanno vissuto i mesi di clausura. Se qualcuno in quei giorni ha vissuto un lieto evento, come ha ricordato Marco Baccini, che è diventato padre, tutti gli altri si sono dovuti confrontare con situazioni del tutto inedite, per cui nessuno poteva essere preparato. Monica Rossi, essendo insegnante, ha sperimentato anche l’aspetto della didattica durante il “lockdown”, ed ha raccontato della difficoltà di riportare i ragazzi a scuola, anche se in una classe virtuale.

Nelle parole di tutti non sono mancati elogi, oltre che per il personale sanitario, anche per i cittadini, che sono stati coscienziosi nell’attenersi alle disposizioni. Tutti hanno anche tenuto a sottolineare il loro ottimismo sulla vicenda, nonostante ancora il virus non sia scomparso, nonostante ancora il cammino sia lungo. «Abbiamo imparato – ha detto Fabio Molari – quanto è importante una comunità, e che dobbiamo andare avanti insieme». Enzo Lattuca, come presidente dell’Unione, ha ricordato la necessità di non sperperare i sacrifici di tutti, nella memoria di chi non ce l’ha fatta.

Il cortometraggio di Marcello Veggiani, della durata di circa trenta minuti, è risultato essere un prodotto discreto, che ha commosso per la semplice forza delle immagini. Forse fra anni gli spettatori giudicheranno diversamente, quando questa esperienza sarà per loro solo un lontano ricordo; per noi, che siamo immersi ancora in un ginepraio da cui non sappiamo quando e come potremo uscire, la semplice visione delle piazze, delle strade, dei monumenti dei Comuni della Valle del Savio muoveva una profonda commozione, nel vedere la desolazione di luoghi vivi e nello stesso tempo deserti, là dove tutti gli esseri umani si erano dovuti chiudere per affrontare una sfida senza precedenti.

Le dichiarazioni dei sindaci, inframmezzate alla visione dei luoghi, unitamente alle voci delle Misericordie, dei Vigili urbani, e del vescovo Douglas Regattieri, servivano a contestualizzare le immagini. In particolare, la passeggiata del sindaco Lattuca dalla Barriera verso il Duomo in un corso Sozzi deserto, con il saluto di un solo cesenate dal balcone, nella sua semplicità, è stata un’immagine davvero memorabile.

Intelligente anche l’idea di aprire e chiudere il film, ad anello, con la stessa situazione, collocata prima e dopo la clausura: l’io narrante si ritrova per l’aperitivo con gli amici, torna a casa, si guarda un film, e si chiede che cosa farà di lì a un anno. La scelta è azzeccata perché in questo modo il film si concentra proprio sull’aspetto del “nuovo” mondo che più ci ha colpito, anche se forse lo sapevamo, ma cercavamo di dimenticarlo: non possiamo prevedere tutto, possiamo fare del nostro meglio nel tempo che ci è dato, senza perdere mai la speranza.