A Casa Bufalini si formeranno i cittadini 4.0

Sarà la fantina Romagna Tech la concessionaria di Casa Bufalini, tornata restaurata alla città di Cesena in primavera e ora in attesa di aprire le porte nella nuova veste di “Laboratorio urbano aperto”.

L’ha presentato così stamane in conferenza stampa l’assessore Francesca Lucchi insieme all’assessore alla Cultura Carlo Verona e ad Alessandra Folli in rappresentanza della società che ha ottenuto l’incarico aggiudicandosi la gara lanciata nel 2018 rivolta a imprese e soggetti economici che avessero già un’esperienza specifica nella creazione e gestione di laboratori aperti (l’altro partecipante alla gara era un’Ati avente per capofila la fondazione Brodolini).

Non sarà facile restituire vita nuova e pragmaticamente utile ai quei poco meno di 400 metri quadri di bellezza. Il recupero dello storico edificio costato 2 milioni di euro di cui 1,6 provenienti da un finanziamento ottenuto dalla Giunta regionale dell’Emilia Romagna nell’ambito dell’assegnazione dei fondi strutturali europei del Por Fesr 2014/2020 Asse 6, ha ridato alla città spazi espositivi, stanze, soffitti in legno decorato, impiantistiche moderne e un locale adibito a caffetteria con affaccio sul giardino esterno con pavimento di legno, che rendono invidiabile questo angolo di città.

Renderlo anche fruibile e funzionante sarà compito di Romagna Tech per i prossimi 8 anni, tanto dura la concessione, unita ad un contributo di 650 mila euro per la gestione e altri 155 mila per l’acquisto degli arredi.

Il progetto presentato da Romagna Tech – società di imprese, enti pubblici, fondazioni bancarie, istituti di credito e associazioni di categoria che gestisce di due incubatori a Faenza e a Lugo – si prefigge di promuovere la cultura e il turismo del territorio cesenate attraverso nuovi strumenti tecnologici, creare nuove opportunità di lavoro e imprenditoria nei settori della cultura, della creatività e del turismo e promuovere l’inclusione digitale creando cittadini 4.0 e prodotti e servizi innovativi destinati a turisti e fruitori 4.0, ma non solo.

Come? Individuando tre aree di servizio. Quella tecnologica che studia applicativi per visite reali o virtuali della città e del territorio, per la valorizzazione dei beni culturali, per la progettazione e prototipazione dei prodotti, per lo storytelling territoriale a fini turistico-culturali e per la fruizione digitale immersiva dei manoscritti antichi conservati nella Biblioteca Malatestiana e prevede un Labspace con tecnologie digitali per lo sviluppo di prodotti innovativi.

Poi c’è l’area eventi in cui si prevede di attivare 100 ore annuali di laboratori di inclusione digitale rivolti a tutte le età, per 700 potenziali fruitori nell’anno; un bando rivolto ad associazioni, gruppi e realtà locali su tematiche prefissate per presentare proposte per Casa Bufalini; attività di story telling e di approfondimento per docenti e tecnici e la terza area, rivolta allo sviluppo d’impresa con 15 postazioni di coworking, servizi di accelerazione di impresa, mentoring e consulenza.

Tutto questo avverrà attivando anche risorse locali, come l’Università, soggetti che lavorano nell’innovazione, in campo culturale, nell’informazione. “Il networking – ha spiegato Folli – sarà il filo conduttore di un processo comunque dinamico”.

Ad affiancare Romagna Tech ci saranno Andrea Pollarini, esperto di marketing, e Kilowatt, modello di incubatore di idee di Bologna.

Al piano terra di Casa Bufalini ci saranno l’info-point e il coworking, sotto la caffetteria – aperta anche al pubblico – sopra ancora coworking e area startup, nell’abisde la zona per i laboratori e i workshop.

I servizi saranno a pagamento, le attività potrebbero potenzialmente partire, ha anticipato Lucchi, nel mese di ottobre. Intanto si perfezioneranno le pratiche di assegnazione e Romagna Tech si occuperà di attrezzare e arredare gli spazi in cui saranno presenti almeno due operatori di Romagna Tech quotidianamente più i referenti delle tre aree di attività sotto la supervisione di un coordinatore.

“Dopo tanti anni arriviamo ad una conclusione che in realtà è un inizio – ha detto con soddisfazione l’assessore Lucchi che ha seguito il progetto sin dall’inizio – abbiamo realizzato un’importante riqualificazione e contestualmente una dato vita ad un’opportunità di sviluppo per il territorio”.

“Accolgo con favore sia l’approccio partecipativo e di co-progettazione scelto come metodo e che dovrebbe far parte di tutti percorsi di progettazione – ha commentato l’assessore Carlo Verona – e sia il tema dell’inclusione. Permettere una fruizione immersiva digitale dei codici antichi della Malatestiana, per esempio, è di per sé un’operazione inclusiva che consentirà a determinate categorie di persone un’esperienza altrimenti impossibile”.