A Gambettola c’è lo “Ius soli” simbolico

A Gambettola, come a Bologna e a Ravenna, passa lo “Ius soli” comunale. Si tratta di un riferimento simbolico, in attesa di una riforma della legge sulla cittadinanza italiana. Nel Consiglio comunale di martedì 19 luglio è stata approvata a maggioranza la mozione presentata dalla maggioranza, che impegna l’Amministrazione comunale a introdurre nel proprio Statuto il conferimento della cittadinanza onoraria a tutti i ragazzi minorenni stranieri, nati in Italia da genitori regolarmente soggiornanti nel nostro Paese, o che sul territorio nazionale abbiano concluso almeno un ciclo di studi.

“Il gruppo di maggioranza raccoglie e fa sua l’istanza di Comunità accogliente, rete civica che raccoglie numerose associazioni che operano nel campo della solidarietà e dell’inclusione, proponendo un gesto, certo simbolico, ma forte”, ha detto la capogruppo di maggioranza Ramona Baiardi.

La mozione chiede inoltre che a Gambettola si istituisca ogni anno il 20 novembre (Giornata internazionale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza) una “Festa della cittadinanza”, dedicata a tutti coloro che acquisiranno la cittadinanza.

Per il sindaco Letizia Bisacchi “con questo gesto puramente simbolico vogliamo gettare le basi perché la nostra comunità sia sempre più coesa e accogliente, partendo proprio dai giovani. È sempre il momento giusto per ampliare i diritti umani e il diritto di uguaglianza deve essere preservato sempre, ma in particolar modo quando si parla di bambini”.

La minoranza ha votato contro. Per il consigliere Emiliano Paesani (Sicuramente Gambettola), “la mozione presentata dalla collega Baiardi, oltre che inutile ai diretti interessati in quanto simbolico, snatura il concetto di cittadinanza onoraria, la quale viene concessa da un Comune per onorare qualcuno che si è distinto per il suo impegno, le sue opere o per particolari meriti nei riguardi della comunità”. Paesani parla anche di “un’azione simbolica che serve solo a sollevare la coscienza di chi la propone” e che “crea una discriminazione per i bambini del nostro territorio”.