Coronavirus. Una cassiera: “Tra poco vado a lavorare. So che sono come su una barricata, molto esposta. Sono sana, ma potrei tornare ammalata. Ma non voglio farmi definire dalla paura”

I medici e gli infermieri sono di certo in primissima linea. Con loro tutti gli operatori sanitari. Molti hanno sacrificato la loro vita per tentare di salvare quella degli altri. Tra chi si trova in trincea ci sono senz’altro anche coloro che lavorano nei supermercati.

Tina (il nome è di fantasia per garantire la giusta riservatezza in questi casi) è occupata come cassiera in uno di questi centri del nostro territorio. “Come un terremoto ci è piombato addosso questo Coronavirus – dice -. Ci sembra di vivere in una gabbia. Se l’invito per tutti è quello a rimanere a casa, io, per mestiere, non posso restarci. Devo andare a lavorare, perché il mio è uno di quei lavori definiti essenziali. Il lavoro alla cassa è un luogo rischioso”. 

“Adottiamo tutte le precauzioni del caso – prosegue Tina -. Ho anche amici che rischiano di perdere la vita e altri che sono già stati toccati da vicino dalla morte per questo virus. Ma poi mi dico: i nostri nonni mica avevano paura. Anzi, nella paura cominciavano a pregare. Si affidavano a Lui. C’è qualcuno con me che non mi lascerà mai avere paura”. 

“Sì, anch’io ho timore di ammalarmi. Tra poco vado a lavorare e sono sana. Potrei tornare ammalata. Non lo so. So che sono come su una barricata, molto esposta. Ma non voglio farmi definire dalla paura. Sono anche stanca, perché fin dall’inizio di questa emergenza ci è stato chiesto straordinario su straordinario, per poter garantire a tutti di potere fare la spesa. A volte, quando certa gente mi passa davanti con quei carrelli strapieni, mi viene da domandarmi: ma è con quello che vuoi riempire il tuo cuore? E’ proprio quello il tuo bisogno?”. 

“Siamo tutti preoccupati – conclude Tina -. Ovviamente preoccupati. Penso sia normale. Quando posso recito il Rosario in mezzo ai peschi in fiore. Che bello! E così riesco ancora a dire: quanto è grande il tuo nome, Signore, su tutta la terra. Poi ci sono le telefonate consolanti con gli amici e con gli amici preti. Che grazia. Penso anche a madre Teresa di Calcutta che accoglieva tutti con un sorriso. Così torno ogni mattina a quella cassa, costi quel che costi, davanti a quelle persone. Dovrei aver paura, ma non ce l’ho perché so che Lui è con me. Questa è la novità”.