Dall'Italia
Reddito di cittadinanza. Ventura (Caf Cisl): “Manca la percezione delle potenzialità occupazionali della misura”
Più del 70 per cento delle oltre 800mila domande per il Reddito di cittadinanza è passato per i Caf, i Centri di assistenza fiscale. Un dato che conferma l’importanza decisiva di queste strutture, per lo più di matrice sindacale o associativa, e rilancia il valore della mediazione sociale in una stagione in cui anche in politica si teorizza e si pratica la “disintermediazione”. Facciamo il punto con Giovanna Ventura, presidente del Caf Cisl nazionale. Un osservatorio privilegiato, il suo, dato che il Caf Cisl ha gestito da solo ben 80mila domande, vale a dire il 10% del totale.
Come spiega questo exploit dei Caf? Le domande per il Rdc potevano essere presentate direttamente alle Poste oppure online. Invece i cittadini si sono rivolti in misura massiccia a voi…
Bisogna fare una premessa più generale. Nel nostro Paese si è scelto di incentivare il più possibile, per esempio a livello di Inps e di Agenzia delle entrate, la trasmissione telematica e il web, senza tenere conto che molto spesso le persone hanno necessità di un chiarimento, di un consiglio. Tanto più in una società in cui il numero degli anziani continua a crescere. In questa sorta di ‘desertificazione’ degli sportelli pubblici è cresciuto ulteriormente il ruolo dei Caf e anche dei Patronati, con la loro presenza diffusa e capillare su tutto il territorio nazionale. Sono realtà che sviluppano un’utilità sociale e lo fanno garantendo la professionalità di un personale qualificato, grazie anche a un forte investimento sulla formazione permanente, e un’organizzazione all’altezza dei compiti.
A proposito di organizzazione, nella presentazione delle domande per il Rdc non c’è stato il caso che si temeva alla vigilia. Come mai?
Soltanto come Caf Cisl abbiamo gestito, senza code e con tempi di attesa minimi, 80mila domande in poche settimane. E abbiamo avuto delle punte veramente notevoli, come le 9.850 richieste nella sola Sicilia. Con l’esperienza dei 730 siamo abituati a gestire i grandi numeri: su un totale nazionale di circa 17 milioni e 600mila, sono 2 milioni e mezzo quelli che vengono lavorati dai Caf Cisl.
In una recente intervista, il presidente dell’Inps Pasquale Tridico ha fatto sapere che al 12 aprile erano state elaborate dall’Istituto circa 640mila domande e che il 75 per cento di esse era stato accolto. Rispetto a una platea stimata di circa un milione e 300mila, ne manca all’appello quasi la metà. Perché questo scarto così macroscopico?
Nessuno ha effettuato un’analisi puntuale delle misure di sostegno che sono già presenti in molte regioni. Le faccio un esempio: quando dai nostri Caf della Basilicata mi è arrivato un dato di appena 500 domande, ho chiesto a chi opera sul territorio come si potesse spiegare un numero così basso. Mi è stato spiegato che in quella Regione è in vigore una misura di sostegno che dovrebbe scadere a giugno e quindi è prevedibile che successivamente arrivino altre domande per il Reddito di cittadinanza. Qualcosa di simile è ipotizzabile che stia accadendo anche per chi già percepisce il Rei, il Reddito d’inclusione. Quindi sarei cauta nel valutare i dati attuali, oggi non me la sento di dire che alla fine saremo molto lontani dalle previsioni. Bisogna aspettare i prossimi mesi.
Tra i richiedenti i giovani sono pochissimi. La spiegazione data finora è che i giovani sono compresi all’interno dei nuclei familiari che presentano le domandee non emergono statisticamente. Mi conferma questa lettura?
Direi sostanzialmente di sì. Per questo sarebbe molto importante che l’Inps fornisse dei dati disaggregati così da poter valutare le singole componenti dei nuclei familiari.
Dal suo punto di osservazione, qual è la percezione prevalente circa la natura del Reddito di cittadinanza tra coloro che ne hanno fatto richiesta?
La percezione è quella di un ampliamento del sostegno economico rispetto al Rei o ad altre analoghe misure regionali. Magari con qualche controllo in più e questo va benissimo. Ma almeno per ora manca la percezione delle potenzialità occupazionali della misura.