Dall'Italia
Papa Francesco al Cimitero americano di Nettuno e alle Fosse Ardeatine
Una distesa di croci bianche, luminose e ordinate su ettari di prati verdi appena rasati. È il colpo d’occhio del cimitero americano di Nettuno, scelto quest’anno da Papa Francesco per la celebrazione della Messa di commemorazione dei defunti, che sarà in modo particolare per tutti i Caduti delle guerre. Dopo i cimiteri romani del Verano e di Prima Porta, Francesco ha voluto rendere omaggio alle lapidi di 7.861 soldati americani – tra di loro anche le donne crocerossine – che hanno perso la vita in diversi contesti: dallo sbarco di Anzio allo sbarco in Sicilia, iniziato il 10 luglio 1943, fino allo sbarco a Salerno.
La Messa del Papa è in programma alle ore 15.15. Subito dopo, intorno alle ore 17, Francesco farà una sosta al Sacrario delle Fosse Ardeatine, per una preghiera per le vittime dell’eccidio del 24 marzo 1944.
Il cimitero militare americano di Nettuno, costruito nel 1956, potrebbe essere anche il luogo dove il Papa incontrerà per la prima volta la nuova ambasciatrice americana presso la Santa Sede, Calista Gingrich.
Molti osservatori hanno letto la scelta del Cimitero di Nettuno per la celebrazione del 2 novembre come gesto di distensione verso gli Stati Uniti: è nota la distanza tra l’invito di Francesco a “costruire ponti” e quello del presidente Usa, Donald Trump, a “costruire muri”, come quello del Messico. Ma la lettura esatta di questa scelta l’ha data lo stesso Pontefice durante l’Angelus nella Solennità di Tutti i Santi (1° novembre): “Mi recherò al Cimitero americano di Nettuno e poi alle Fosse Ardeatine: vi chiedo di accompagnarmi con la preghiera in queste due tappe di memoria e di suffragio per le vittime della guerra e della violenza. Le guerre non producono altro che cimiteri e morte: ecco perché ho voluto dare questo segno in un momento dove la nostra umanità sembra non aver imparato la lezione o di non volerla imparare”.
Nelle mura di marmo della cappella del Cimitero americano di Nettuno, sono incisi i nomi dei 3.094 dispersi e in 490 tombe sono raccolte le spoglie di coloro che sono stati identificati. La sosta, al ritorno da Nettuno, per un momento di preghiera alle Fosse Ardeatine costituirà un monito nei confronti di quella “terza guerra mondiale a pezzi” che, secondo Bergoglio, si consuma in diverse zone del mondo, alimentando sempre nuove tensioni.
Quella di Papa Francesco sarà la quarta visita che un Pontefice compie nel luogo dove furono 335 le vittime innocenti, come rappresaglia dell’attentato ai soldati tedeschi delle SS di via Rasella. Nel luogo simbolo della Resistenza e degli eccidi nazifascisti, anche Papa Francesco sosterà in preghiera all’interno del Sacrario come fece il 21 marzo 1982 Giovanni Paolo II. La prima visita fu quella di Paolo VI, mentre l’ultimo a rendere omaggio ai martiri (tra cui 75 ebrei) fu Benedetto XVI il 27 marzo 2011, anche lui in concomitanza con l’anniversario della Resistenza.
Tema, quest’ultimo, che il Papa conosce molto bene anche per i risvolti familiari. Più volte, infatti, Bergoglio ha fatto riferimento alla resistenza che fece sua nonna Rosa – da lui definita “una politica scomoda” – durante i primi anni del fascismo in Italia. “Una volta – ha raccontato – le chiusero la sala dove doveva parlare, e allora lei salì su un tavolo e face un comizio per strada”. Nel giorno della morte di Erick Priebke, l’aguzzino delle Fosse Ardeatine, il Papa si è rivolto alla comunità ebraica, che ricordava il rastrellamento del Ghetto di Roma operato proprio dai nazisti, con queste parole: “L’odierna commemorazione potrebbe essere definita come una ‘memoria futura’, un appello alle nuove generazioni a non appiattire la propria esistenza, a non lasciarsi trascinare da ideologie, a non giustificare mai il male che incontriamo, a non abbassare la guardia contro l’antisemitismo e contro il razzismo, qualunque sia la loro provenienza. L’antisemitismo sia bandito dal cuore e dalla vita di ogni uomo e di ogni donna”. Un discorso, questo, tra passato, presente e futuro, che resta purtroppo ancora di tragica attualità, come dimostra – per restare in Italia – il caso recente delle magliette di calcio con l’effige di Anna Frank.
Molto intensa, nel 2013, la sua prima meditazione, a braccio, pronunciata al tramonto di una mite e tersa giornata romana, dedicata alla speranza come un’àncora, anche nel tramonto della vita. L’anno seguente, commentando le letture della liturgia, il Papa ha evocato “le guerre che continuano a distruggere”, con la loro “industria della distruzione”. L’antidoto, ha affermato, può essere solo l’atteggiamento delle Beatitudini, al centro dell’omelia del 2015, in cui Francesco ha chiesto “la grazia di saper piangere, la grazia di essere miti, la grazia di lavorare per la giustizia e la pace”. Il buio di Giobbe, proprio alla porta della morte: è stato questo, infine, il tema della meditazione, ancora una volta a braccio, tenuta dal Papa nella sua “prima volta” al cimitero di Prima Porta: “Un cimitero è triste, ci ricorda i nostri cari che se ne sono andati, ci ricorda anche il futuro, la morte; ma in questa tristezza, non portiamo dei fiori. E la tristezza si mischia con la speranza”.