Dall'Italia
Una speranza di riapertura per l’aeroporto Ridolfi di Forlì
Dopo cinque anni passati a prendere polvere, nella giornata di ieri l’aeroporto di Forlì ha visto atterrare e ripartire il volo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita al capoluogo provinciale. Un evento di buon auspicio per il Ridolfi che, alla chiusura del nuovo bando di Enac, ha ricevuto un’offerta di gestione. Una sola, ma di tutto rispetto.
A candidarsi ufficialmente per la gestione dello scalo forlivese, infatti, è la cordata di imprenditori locali che già nell’estate scorsa aveva manifestato interesse nei confronti del rilancio dell’aeroporto. Gli imprenditori maggiormente coinvolti nel progetto sono Ettore Sansavini (attivo nella sanità privata con il gruppo Villa Maria e azionista di maggioranza delle Terme di Castrocaro) e Giuseppe Silvestrini, già proprietario di Marco Polo Expert (poi Unieuro) e socio di Eataly Romagna. Al loro fianco figurano alcune importanti realtà imprenditoriali del territorio come Orogel, la ravennate Cmc, Ponzi, Cittadini dell’Ordine, oltre a Orienta Partners che è anche stata ideatrice del progetto di rilancio.
“Il piano industriale presentato è stato predisposto da un gruppo di professionisti con diverse competenze e con grande esperienza nel settore – informano gli imprenditori in una nota – e verrà ora valutato da Enac. Riteniamo si tratti di un progetto che possa concorrere all’aggiudicazione del bando e, soprattutto, al tanto atteso rilancio dell’aeroporto di Forlì e della Romagna”.
Bisogna capire ora come l’Ente nazionale per l’aviazione civile valuterà la proposta, che giunge a poco più di un anno di distanza dalla revoca della concessione alla società dell’imprenditore americano Robert Halcombe (Air Romagna), incapace di riaprire lo scalo dopo due anni di annunci e proclami roboanti.
Se l’aeroporto riaprirà, in ogni caso, lo farà solo con capitali privati. Sono ormai alle spalle i tempi in cui il Ridolfi era considerato un buco nero per le casse degli enti locali. Basti pensare che il Comune di Cesena già nel 2009, quattro anni prima dello stop ai voli, rinunciò ad un aumento di capitale da 90mila euro per uscire poi dalla compagine azionaria qualche tempo dopo. Nello stesso anno, invece, il Comune di Forlì bruciò 2,17 milioni di euro per il Ridolfi, la Regione oltre un milione di euro e la Provincia di Forlì-Cesena mezzo milione circa, costose tappe di un inutile accanimento terapeutico che non impedì il fallimento dell’aeroporto (zavorrato da una massa di debiti contratti in gran parte nel 2004, per accogliere i voli dirottati da Bologna per lavori al Marconi).