Anche il Comune di Cesenatico a sostegno del gay pride di Rimini

Il Comune di Cesenatico sta con il gay pride. E insieme a lui altre città della Romagna a guida Pd e M5S come Ravenna, Santarcangelo, Cattolica, Misano e San Mauro Pascoli. E Rimini capoluogo dove anche quest’anno si tiene oggi, sabato 28 luglio, il Rimini Summer Pride 2018.

Anche se fuori provincia sono numerosi i Comuni che hanno patrocinato l’evento, come appunto la località balneare cesenaticense, sotto il cappello della regione Emilia-Romagna. Tra le rivendicazioni che la parata dell’orgoglio gay reclama c’è l’approvazione di una legge regionale contro l’omofobia, ritenuta “indispensabile per la tutela di ogni persona Lgbt”, come riportato sul sito internet dell’evento. Infatti da quando la legge Scalfarotto è andata arenandosi in Parlamento nella scorsa legislatura, per via di una massiccia opposizione politica e di piazza (ricordiamo le veglie delle Sentinelle in piedi tenutesi in tutta Italia), molti governi regionali hanno tentato di bypassare la legislazione nazionale, approvando leggi sull’omofobia tramite l’assemblea regionale. Su questa strada si sono già allineate diverse regioni italiane come per esempio Toscana, Piemonte e più recentemente l’Umbria o la Puglia dove si sta discutendo in queste settimane la proposta di legge, non senza decise opposizioni di movimenti e partiti politici.

Sulla pericolosità di varare una legge su questa materia si erano espressi anche numerosi pastori della Chiesa. Sul territorio già il vescovo della diocesi di Cesena-Sarsina Douglas Regattieri aveva pubblicato nel 2015 un documento dal titolo Famiglia è bello, in merito ai ddl Scalfarotto e Cirinnà, in cui faceva emergere chiaramente i rischi legati al restringimento della libertà di parola, di manifestazione del pensiero e di mortificazione della famiglia, in caso di approvazione di queste leggi. Infatti sembra sempre più difficile nel dibattito politico, poter parlare in libertà di famiglia, così come riconosciuta dall’articolo 29 della Costituzione, senza rischiare il marchio di “omofobo”. Nulla a che vedere con la doverosa tutela e il rispetto della dignità della persona. Gli interrogativi lasciati aperti da quella stagione politica, non ancora conclusa, sembrano destinati a riproporsi con determinazione anche nella nostra regione. Sorprende che tra i comuni patrocinanti non ci sia anche Cesena, nonostante le sollecitazioni politiche pervenute nei giorni scorsi. Segno che forse la prudenza politica (o il conto alla rovescia delle prossime amministrative?) non è mai troppa.

Sulla faccenda abbiamo sentito il parere di Stefano Tappi, assessore del Comune di Cesenatico con deleghe ai servizi alla persona e alle politiche della casa e della famiglia, il quale ha riferito “di non riconoscersi in una scelta compiuta dalla Giunta e sulla quale si trova in disaccordo” poichè non ritiene il “gay pride la manifestazione adatta alla rivendicazione di certi diritti”.