Fattore R punta sui talenti nostrani e su quelli da attrarre

“Un talento genera cinque nuovi posti di lavoro. Metteremo al centro dell’appuntamento del 14 ottobre la capacità della Romagna di trattenere i propri talenti e attrarne da fuori”. L’ha sostenuto il manager di origini cesenati Lorenzo Tersi, deus ex machina di Fattore R che quest’anno arriva alla sesta edizione. La manifestazione è stata presentata alla stampa questa mattina a Milano, nella sede della Bper di via Negri. 

Ha cercato di spiegarne la filosofia il presidente di Cesena Fiera, Renzo Piraccini, sostenendo che “la Romagna ha una forte identità” in alcuni suoi valori e aspetti tipici, come “la piadina e il liscio, ma non ha un luogo, un posto fisico in cui ritrovarsi e confrontarsi. Da questa presa di coscienza è nato Fattore R che esamina la situazione, ogni anno, dal punto di vista economico”.

Massimiliano Vercellotti di Ey ha ribadito che per loro lo studio dei territori è fondamentale. “Abbiamo analizzato – ha detto anticipando alcuni contenuti di un loro studio denominato Human smart city index – e lo diremo con ampiezza il 14 ottobre, quali possono essere le prospettive nel dopo pandemia. Oggi tutti siamo più propensi alle relazioni e più attenti alla qualità della vita. In tanti cercano città a misura di persone”.

La ricerca di Ey si è indirizzata lungo tre filoni: quello della transizione digitale, ecologica e dell’inclusione sociale, prendendo in considerazione 109 capoluoghi e 450 indicatori. “E poi ci siamo chiesti – ha aggiunto Vercellotti -. Quante città sono pronte da questi punti di vista? E i cittadini in quali città preferiscono vivere? Bologna è seconda in Italia e si è avvicinata molto a Milano, ma in genere le città medie sono più vivibili. In Romagna, Rimini e Ravenna compaiono tra le prime venti, Forlì e Cesena tra le prime 40″. 

Un altro tema decisivo nel prossimo futuro sarà quello dello smart working. Adesso sono le aziende che vanno a cercare i talenti e cercano di trattenerli e di attrarne di nuovi. Ciò vale molto per i lavoro molto professionali, meno per il settore manifatturiero, ha precisato Vercellotti. “In Emilia-Romagna si è a un buon livello per l’efficienza energetica e per l’inclusione sociale. Sul digitale, anche dal punto di vista dell’uso da parte dei cittadini, si sconta ancora un gap. Si può migliorare”.

Per il sociologo e saggista Francesco Morace occorre “partire da territori”, anche perché si è di fronte a una novità: il bisogno di incontrarsi. Nel nostro Paese si vive di legami forti, quelli della famiglia e dei colleghi di lavoro, ma in tanti averto il bisogno di allargare le conoscenza, partendo dai legami deboli. Vale in particolare per i giovani. “Siamo animali sociali e l’Italia è fatta di bar e piazze. Abbiamo bisogno di legami deboli che poi possono trasformarsi in legami importanti. La Romagna ha questo spirito e può favorire questi incontri”.

L’economista Lucrezia Reichlin ha aggiunto che l’Europa in autunno si troverà a dover affrontare sfide enormi: una crisi geopolitica, una crisi energetica e un cambiamento del ciclo di politica monetaria con la stretta dei tassi che adotterà la Bce e il rallentamento delle importazioni da parte della Cina. “Ci vorrà saggezza per affrontare queste crisi – ha chiosato -. E poi, con un’ottica di lungo periodo, c’è da affrontare il cambiamento climatico e da lavorare sul capitale umano. Abbiamo bisogno delle nuove generazioni. Ci sarà da comprendere cosa occorre fare perché i giovani credano nell’Italia e nel territorio romagnolo”.

Roberto Bozzi, presidente di Confindustria Romagna ha aggiunto che “tentiamo di lavorare come progetto città Romagna, lanciato quattro anni fa”, ma poi non si è nascosto che occorre avere “nuove proposte flessibili” e che “bisogna anche avvicinare scuola e mondo delle imprese”. Infine ha citato il Romagna life style che potrebbe essere uno stile nuovo da mettere in campo per attrarre talenti e per tenersi quelli in casa.