Dall'Italia
Dante non è né attuale né moderno. È contemporaneo
In occasione della manifestazione “Dante 2021+1”, a Ravenna, nei chiostri francescani, giovedì 15 settembre è stato presentato il volume “Dante. Orizzonti dell’esilio”, di Alberto Manguel e Nicola Giuseppe Smerilli, edito da Olschki (pagg. 152, 89 illustrazioni, euro 60). Si tratta di una pubblicazione di grande formato e grande bellezza, in cui domina la sinestesia poetica fra immagini e poesia.
Il dialogo fra le arti è un tema antichissimo: le immagini possono illustrare le poesie? Tutti i lettori avranno in mente l’efficacia delle incisioni di Gustave Dorè nel tradurre con un segno grafico la poesia dantesca, e sappiamo per certo che lo stesso Dante è stato ispirato da immagini reali: fra tante, dobbiamo ricordare i mosaici di Sant’Apollinare in Classe e il mausoleo di Galla Placidia.
Di fronte a questa pubblicazione dobbiamo rovesciare le nostre aspettative, lasciando che le immagini nascano dall’esperienza dantesca. A questo riguardo, l’artista che si pone di fronte al “poema sacro” ha due strade, opposte: o illustrare ciò che Dante dice o illustrare l’emozione che Dante trasmette. In questo volume la scelta è la seconda, e non si può che rimanere affascinati dai nuovi spunti di riflessione che nascono. Ad esempio, usare un’immagine d’aria per commentare gli immortali versi dell’Ulisse dantesco che, com’è noto, sprofonda nel vasto oceano, e non negli spazi siderali. Anche questo, in fondo, è la prova di ciò che aveva detto Osip Mandelstam di Dante, il suo essere contemporaneo perennemente. Una definizione apparentemente banale, che racchiude una straordinaria intuizione artistica, perché contemporaneo è un concetto molto diverso da “attuale” o “moderno”. Dante, con le sue idee e la sua fede, non è né attuale né moderno, è contemporaneo: è, cioè, sempre accanto a noi, sempre insieme a noi sul nostro cammino, che, a distanza di secoli, continua a essere anche il suo.