La Giornata dedicata alle persone scomparse. Marisa Degli Angeli, madre di Cristina: “Anche dopo 30 anni non posso non continuare a lottare”

Oggi è la Giornata dedicata alle persone scomparse. Per l’occasione, il prefetto di Forlì-Cesena, Antonio Corona, ha convocato una riunione online chiamando assieme forze dell’ordine, giornalisti e volontari delle associazioni che mettono insieme i familiari di chi non è più tornato a casa. Dal 1974 in Emilia Romagna sono 1798 le persone mai tornate a casa: 433 italiani, 1365 stranieri.

“Si tratta di un fenomeno che allarma – chiarisce subito il prefetto in avvio di incontro -. Questa giornata è un’occasione per le associazioni per intervenire e fare sentire la propria voce”.

Marisa Degli Angeli, la mamma di Cristina Golinucci scomparsa dall’ormai lontano 1991 a Cesena confida che l’associazione Penelope di cui è responsabile regionale è stata per lei un’ancora di salvezza. “Oggi pomeriggio alle 18 sarò in piazza del Popolo dove la fontana del Masini sarà illuminata di verde”, come accadrà in tutte le città d’Italia. “Dopo 30 anni – aggiunge Marisa – sono ancora qui a cercare le sue ossa”.

Sempre per l’associazione Penelope ha preso la parola Emanuela Pedri, sorella di Sara, la ginecologa forlivese di 31 anni scomparsa a Cles in Provincia di Trento il 4 marzo 2021: “Per fortuna ho conosciuto questa associazione. In questi casi manca il sostegno psicologico ed è molto complicato procedere con la denuncia. Si viene catapultati in una dimensione inattesa. Le forze dell’ordine ci hanno accolti. Eravamo completamente persi. L’associazione ci ha fatto comprendere che c’erano speranza e conforto. In quelle fasi il dolore è un lusso che uno non si può permettere. Ne va dell’azione”.

In casi come quello di Sara, si parla di ipotetico suicidio, “la famiglia si imbarazza ed è straziata – prosegue la sorella Emanuela -. La vergogna impedisce alla famiglia di agire, mentre il tempismo è fondamentale per le ricerche. Io mi vergognavo persino di andare a prendere mio figlio a scuola. Mi camuffavo. Vivevo un enorme disagio, mentre si avverte un bisogno enorme di essere protetti e tutelati”.

Emanuela Pedri vuole citare il comandante dei Carabinieri di Cles, Guido Quatrale, che le disse in un’occasione una frase che non ha più dimenticato: “Se sua sorella si fosse fermata qui da noi, visto che è passata davanti alla caserma, le avremmo salvato la vita”. 

Per questi familiari non è per nulla facile mettersi in piazza, come conferma Marisa Degli Angeli, che vorrebbe poter avere una tomba su cui piangere.

Riprendendo la parola, il prefetto Corona fa presente che “un tempo c’era un senso della comunità, un certo controllo sociale che oggi si è perso. La solidarietà è importante anche nel momento delle ricerche. Le associazioni di volontariato, come Penelope, ci forniscono un grande aiuto, come tutto il terzo settore. Oggi siamo più forti con i mezzi di ricerca, ma più deboli in solidarietà. Il Covid ci ha cambiato in peggio, nelle relazioni tra noi. Invece, davanti ai problemi, sarebbe bene non sentirsi soli”.

La prefettura, su richiesta dei giornalisti, fornisce alcuni numeri. In questo momento i casi non risolti di persone scomparse sono oltre 50 nel territorio provinciale. Si verificano circa 100 casi l’anno, dei quali l’80 per cento vengono risolti con il rintracciamento della persona scomparsa, anche con il ritrovamento del cadavere. I maschi sono in maggioranza, circa il 65 per cento, e gli italiani sono il 45 per cento. I minori scappano dalle case-famiglia, i più grandi spesso da strutture, anche psichiatriche. Il dieci per cento reitera la fuga. 

Infine Emanuela Pedri lancia un appello: “Oggi siamo convinti di avere tutto, ma in quel tutto manca sempre qualcosa. Abbiamo la presunzione che non possa succedere, finché non ci tocca. Ecco perché, essendo un’artista, mi sono permessa di scrivere un fumetto per partire dai bambini delle scuole elementari. Si intitola Allarme al parco, perché le famiglie sappiano. Nessuno si salva da solo (cita la frase di papa Francesco pronunciata in piazza san Pietro durante la pandemia, il 27 marzo 2020, ndr). Il dolore deve essere condiviso”.