Dall'Italia
Inaugurata a Faenza una mostra dedicata a Ilario Fioravanti
“Qui viene accolto – ha detto ieri pomeriggio l’architetto Marisa Zattini della galleria d’arte “Il Vicolo” di Cesena all’interno del Mic di Faenza – non le opere di un artista romagnolo, ma ma quelle di un grande artista internazionale”.
La mostra dedicata al tema della “Donna” (cfr pezzo a fianco) cui ha sempre riservato molta cura l’architetto cesenate Ilario Fioravanti del quale ricorrono i cento anni dalla nascita è stata inaugurata ieri pomeriggio a Faenza, all’interno del Museo internazionale della ceramica (Mic). Alla sobria cerimonia sono intervenuti il sindaco della città ospitante Massimo Isola e la direttrice del museo, Claudia Casale. Con loro anche Marisa Zattini che ha seguito spesso le tracce di Fioravanti in diverse esposizioni e la vedova Adele Briani.
“Fioravanti – ha aggiunto la Zattini – amava rappresentare la donna in tutti i suoi aspetti della vita: come madre, come amante, come bambina. Quando a 74 anni si sposò con Adele, ebbe una rinascita. La sua opera ebbe un nuovo sviluppo. Ilario era un artista a tutto tondo. Ha saputo toccare gli aspetti dell’arte in ogni sua dimensione, come accadeva con gli artisti del ‘400. Aveva una sensibilità particolare che ha espresso nelle sue opere che anche qui si possono ammirare. Qui sono visibili l’affetto, l’amore, e il suo amore per la vita e la sua terra”.
Dell’attaccamento alla sua terra ha parlato anche Adele Briani. “Faenza era la sua seconda casa. Qui veniva spesso, anche due volte al giorno, tanto che a un certo punto mi dovetti imporre per impedirgli di viaggiare troppo in auto. Amava la terra, come un bambino. Alla terra era legato. La terra di casa sua, che non ha mai lasciato, Cesena, e la terra che lavorava, come dimostrano le opere qui esposte”.
La mostra in corso a Faenza, il cui allestimento è stato curato dall’architetto cesenate Augusto Pompili, rimarrà aperta fino al 2 aprile. Sulla stessa mostra è stato realizzato un catalogo bilingue con immagini di Gian Paolo Senni e un testo di Pier Guido Raggini.