I sacrifici dei vincitori e quelli dei vinti e lo specchio dell’anima

È un elemento di guardia. Dobbiamo stare molto attenti alle distorsioni che producono i mezzi della comunicazione sociale. Abbiamo vinto, come atleti azzurri, diverse medaglie d’oro alle Olimpiadi in corso a Tokyo. Tutti, anche noi, abbiamo festeggiato per i trionfi di Marcell Jacobs sui 100 metri, un’impresa storica, e il successo nel salto in alto, a pari merito, di Gianmarco Tamperi. I due atleti azzurri, assieme a tanti altri che in questi giorni estivi e lontano dal nostro Paese hanno conquistato medaglie, hanno detto a chiare lettere di essere stati ripagati dei loro molti sacrifici. Il che sembrerebbe voler dire: ce l’abbiamo messa davvero tutta, così sono arrivati i risultati che ci siamo meritati. Giustamente, aggiungerei. E ci siamo anche commossi ascoltando le loro imprese, gli infortuni, le cadute e le risalite. Bellissimi successi, nulla da ridire, ci mancherebbe. 

In questa occasione, come in altre precedenti e simili, ho fatto una riflessione. Chi parla degli atleti che arrivano quarti, quinti, sesti o anche solo (si fa per dire) in semifinale o ai quarti? Chi racconta le loro storie, i loro sacrifici, immagino tantissimi, che non vengono raccolti da nessuno e rimangono nell’intimo dei loro cuori e dei loro corpi affaticati e a volte anche delusi?

Credo che per un atleta che arriva alle Olimpiadi ci siano da immaginare percorsi di grandissime rinunce. Non si può andare ai Giochi olimpici come si va a bere un aperitivo in spiaggia. Anzi, saranno centinaia gli aperitivi e i ritrovi con gli amici cui hanno dovuto rinunciare vincitori di ori, di cui tutti narrano le imprese, e atleti che hanno gareggiato senza salire sul podio. Lo stesso percorso, le stesse fatiche, ma niente ribalta per chi non arriva tra i primi tre. 

Attenzione, direi, a questa distorsione che impongono i mass media. Non è vero che se uno affronta tanti sacrifici poi arriva alla medaglia d’oro. Non è assolutamente questa la realtà. Per uno solo che ci arriva, a centinaia e migliaia altri bravissimi sportivi, così come nella vita di tutti i giorni, ci hanno messo tutto loro stessi e non ce l’hanno fatta. L’importante, penso, credo sia impegnarsi al massimo, sempre e comunque. La medaglia d’oro per ciascuno di noi è quella che ognuno assegna a se stesso ogni mattina facendo una rapido esame di coscienza e guardandosi allo specchio… dell’anima.