Dibattito fra i direttori dei media Cei: “Sul web perduta la capacità di approfondimento, mai letture dei fatti condizionate dai like”

Sul web più informazione, ma capacità di approfondimento quasi perduta. Per questo motivo, occorrono occasioni di dialogo, di confronto, letture non condizionate dai like. Tutto ciò in un tempo in cui si fa fatica ad ascoltare. I direttori dei media della Chiesa italiana, Amerigo Vecchiarelli (Sir), Vincenzo Morgante (Tv2000) e Marco Tarquinio (Avvenire) hanno messo in luce criticità e peculiarità dell’informazione oggi. A dare l’occasione per il dibattito è stata la festa dei media della Conferenza episcopale italiana “Insieme per passione”, organizzata dall’arcidiocesi di Monreale e dall’associazione culturale “Così… per passione!”, fra Monreale e Terrasini, in collaborazione con l’ufficio per le Comunicazioni sociali della Cei. L’ultima giornata è stata dedicata alla comunicazione. Ma nei giorni precedenti l’attenzione si è focalizzata anche su altri temi: arte, giustizia e società.

Comunicazione. Attorno al tema centrale dell’iniziativa “Per questo parlò loro in parabole” hanno riflettuto, ieri, i direttori dei media Cei assieme a padre Ermes Ronchi. “Il metodo di Gesù prende storie di vita e ne fa storie di Dio, prende immagini di vita e ne fa immagini di Dio, parla di cielo parlando di terra”, ha osservato il teologo. Nelle sue parole la convinzione che “la comunicazione di Gesù attraverso parabole sia la più democratica e la più laica. Non ci sono esclusi. È per tutti”. A delineare le caratteristiche del tempo attuale, il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio:

“Prestare ascolto è il grande debito del nostro tempo, è un tempo in cui si fa fatica ad ascoltare”.

E ha avvertito: “Un ascolto senza risposta è un ascolto indifferente, un ‘non ascolto’. Quindi, bisogna accettare anche il martirio di parole che scomodano”. Lo stile indicato per la narrazione, invece, è quello delle “parole che rispettino tutti, senza accuse alle persone in quanto tali”. Pregi e difetti della comunicazione sul web sono stato analizzati dal direttore del Sir, Amerigo Vecchiarelli, che ha osservato come “il tempo di permanenza nelle pagine non superi un minuto”.

“Ciò significa che circola più informazione ma la capacità di approfondimento è quasi perduta – ha spiegato -. La maggior parte delle persone che cerca un’informazione su Google si ferma alla prima notizia uscita”.

Alla luce di ciò, il direttore del Sir ha indicato la sfida: “Dare un’informazione che sia reale, credibile, che sia da contraltare a tutto quello che passa sul web e sembra quasi legge divina”. Mission che è propria di uno stile di servizio e, in particolare, di servizio pubblico, come quello promosso da Tv2000, pur essendo un’emittente televisiva privata. “Ritengo che tutto il giornalismo sia servizio pubblico, al di là del canone e del contratto con lo Stato – ha spiegato il direttore di Tv2000, Vincenzo Morgante -. Essere servizio pubblico significa rispettare alcune linee guida: operare con indipendenza, autonomia, imparzialità, rispettando il pluralismo, dando spazio a tutti”.

Un obiettivo che si può realizzare offrendo “occasioni di dialogo, di confronto, letture non condizionate dai like”.

Arte. “Dobbiamo avere l’umiltà di fare pulizia dentro di noi. Siamo soprattutto cercatori di Dio, non siamo padroni di Dio. È questa la sfida concreta alla mistica del quotidiano”, secondo monsignor José Tolentino Calaça de Mendonça, teologo e poeta, archivista e bibliotecario di Santa Romana Chiesa, che sarà creato cardinale il prossimo 5 ottobre. Le sue parole hanno aperto la manifestazione nella prima giornata dedicata all’arte. Il cardinale eletto ha scelto la parabola della moneta perduta per spingere l’uomo a mettersi in ricerca, “accendendo una luce e facendo pulizia”. Ma ha ricordato anche come Dio semina dappertutto, dà fiducia all’uomo, “non volta le spalle a nessuno, l’Amore è una possibilità per tutti. C’è poi la responsabilità di ciascuno che decide cosa fare con il seme ricevuto. La riuscita o il fallimento sono la storia della nostra libertà”.

Giustizia. “La giustizia che non fa i conti con lo sguardo paziente di Dio diventa ingiusta. Il male non viene da Dio. Il male e il bene stanno insieme su questa terra, anche il cuore più corrotto, più ingiusto deve conoscere la giustizia terrena di Dio, che si chiama misericordia”. La riflessione è di Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito, che ha scelto la parabola della zizzania per offrire la sua lettura del concetto di giustizia. Martinez ha raccontato con esempi la possibilità data agli uomini e alle donne di riscattarsi dagli errori. “Si può vincere il male con il bene: con la responsabilità delle famiglie nell’educare i figli, con la politica che deve salvaguardare la dignità dell’uomo, ma anche con la Chiesa che deve far risuonare la verità di Dio sull’uomo”.

Società. “Troppo spesso il nostro cristianesimo resta sulle nuvole, non diventa vita, non ispira le nostre scelte. Anche perché, a differenza del samaritano, noi non ci soffermiamo a guardare, non cerchiamo di comprendere quello che accade davanti a noi, siamo restii a farcene carico”. È stato il monito di monsignor Calogero Peri, vescovo di Caltagirone, nella giornata dedicata alla riflessione sui rapporti fra Chiesa e società. Nelle parole dell’arcivescovo di Monreale, monsignor Michele Pennisi, invece, l’attenzione è rivolta alla testimonianza di don Pino Puglisi, martire ucciso dalla mafia 26 anni fa, che ha conosciuto personalmente. “Per lui la vocazione del cristiano si esprimeva naturalmente nella società: non si trattava di un’esperienza riservata a pochi eletti, ma di una chiamata universale”.